E' la prima volta che mi ritrovo a scrivere un editoriale e mi pare strano dover fare una cosa del genere. Strano perché da quando seguo il wrestling solo raramente ho letto articoli del genere, ma questo non per mancanza di bravura da parte dell'autore e nemmeno perché l'argomento trattato non fosse di mio interesse, ma solo perché non mi ha mai attirato come cosa. Quindi, ora, mi sembra strano trovarmi a scrivere questo editoriale, ma proverò comunque a farlo al meglio delle mie possibilità. Siccome non mi sono mai piaciuti troppo i preamboli, posso anche dare iniziono al primo numero del "Business Sheet":
NEW EVENTS, OLD MAIN EVENTERS
Era il 19 novembre del 1990 quando Mark Calaway, sotto lo pseudonimo di Cain the Undertaker, calcava per la prima volta un ring dell'allora World Wrestling Federation. Ormai mancano meno di tre mesi al 19° anniversario che celebrerà il connubio tra la federazione di Stanford ed il Deadman. Entrambe con il tempo hanno subito dei cambiamenti, la prima, per cause legali, ha dovuto cambiare il proprio nome in World Wrestling Entertainment, mentre il secondo, da semplice rookie è diventato leggenda ed ha mandato in visibilio migliaia di fan con la sua riapparizione a sorpresa in quel di Summerslam, dopo essere stato fuori dai giochi a causa di un infortunio per più di quattro mesi. Dobbiamo, invece, fare un salto indietro di due anni per assistere all'esordio di un altro atleta che con il tempo sarebbe diventato un'icona della federazione di Vince McMahon. E' infatti il lontano 1988 l'anno dell'esordio dei Rockers, tag team che non ha mai avuto l'onore di potersi fregiare delle cinture di categoria, ma che è servito comunque come trampolino di lancio a Shawn Michaels. Ed è proprio l'Heartbreak Kid ad aver animato nelle ultime settimane RAW con il suo ritorno on screen e la riunione della DX. I due wrestlers sopracitati occupano solo due righe della lunga lista di "leggende" che solcano ancora oggi il grande palcoscenico del wrestling riuscendo a mantenere il ruolo da assoluti protagonisti. Perché ho messo "leggende" tra virgolette? Perché una parola del genere, legata a qualsiasi tipo di sport, è ambigua. Leggenda può essere Bret Hart, uno dei migliori prodotti che questa disciplina abbia mai sfornato, ma leggenda può essere anche Vince McMahon, che ha creato quella grande industria chiamata WWE che ormai è in auge da decenni. Oppure, anche se sicuramente è sempre stato esposto sotto una luce negativa, Vince Russo, che, dopo aver ricoperto per anni il ruolo di booker della WWF, in wCw diventò Il booker, colui che ha preso le redini della federazione e che l'ha traghettata verso l'inesorabile strada (che a dire il vero era già in discesa) che qualche anno dopo avrebbe posto fine alla gloriosa storia di colei che seppe tener testa e che riuscì persino a superare la compagnia di Stanford. Leggenda è chi ha scritto la storia, nel bene o nel male. Ma quello che voglio fare non è un tuffo nel passato e nei bei tempi andati, quello di cui desidero parlare è dello scambio generazionale.
Sì, perché "leggenda" è una parola che si lega soprattutto al passato, certo, esistono sempre delle living legends, ma questo è un termine che oggigiorno sta divenendo di uso esageratamente comune. Sono troppi i "residui" delle ere che hanno preceduto quella attuale, definibile come era Entertainment. Puntiamo l'occhio verso l'ultimo PPV TNA, Hard Justice, e precisamente agli ultimi tre incontri della serata: Team 3D vs Booker T & Scott Steiner, Mick Foley vs Kevin Nash e Kurt Angle vs Sting vs Matt Morgan. Il Blueprint, quello è l'unico "volto nuovo" ad aver preso parte ad uno dei tre match più importanti della serata. 1/9, sicuramente non una media di cui vantarsi. Non che la situazione in WWE sia migliore. Il malcontento a RAW è galoppante e sicuramente non si possono biasimare tutti coloro che militano nello show rosso e che non vedono spiragli di entrata nel main eventing siccome ormai è da anni che il roster gira in torno alle figure di Cena, Triple H ed Orton. E' vero, non si può dire che il wrestler Bostoniano ed il Legend Killer siano prodotti dell'era Attitude e tantomeno di quella Gimmick, ma, dati alla mano, ci si mette ben poco ad accorgersi quanto sia esiguo il numero di atleti che è riuscito nell'impresa di ritagliarsi uno spazio come top star. Quello operato sembra quasi un lavoro annuale, anzi, quasi biennale, cioè quello di provare ad imporre un nuovo main eventer. Così un anno si optò per Batista, l'altro per Cena, l'altro per Edge, l'altro per Orton e... stop, fine dei lavori, quattro wrestler portati al top della federazione e poi basta. Il problema grave è che, quei quattro, dal main eventing e dal giro titolato non si sono più staccati, non si è provato a portare qualcun altro al loro livello per poter creare un'alternnza, ma si è preferito aggiungrli a quelli che già c'erano. Ora ci sarà il tentativo con CM Punk e Jeff Hardy e quando anche loro avranno lo stesso star power degli altri già nominati, ci si potrà riposare ancora un po'. Non dico che non sia giusto imporre un wrestler al top in maniera graduale, ma comunque, bisogna staccare il cordone ombelicale e saper fare il grande salto.
Per spiegare meglio quello che intendo faccio un ulteriore tuffo nel passato. Siamo in piena Monday Night War. L'era gimmick della WWF aveva ormai scritto l'ultimo capitolo ed ora si dovevano trovare delle nuove idee per provare a contrastare la wCw che ormai stava surclassando la compagnia di Stanford. Bret Hart, Disel, HBK e Taker erano stati i simboli di una federazione che navigava in acque tranquille, senza che ci si dovesse preoccupare della concorrenza di nessuno, ma pian piano, quelle stelle, si allontanarono dal'orbita WWF, i primi due passarono nello schieramento nemico, il terzo subì un infortunio che lo tenne fuori dal ring per diversi anni. Solo Taker era rimasto in piedi tra tutte quelle star dell'era gimmick ed anche Cornette ed i suoi assistiti, che spesso ricoprivano un ruolo importante come maggiori pretendenti al titolo, andarono pian piano indebolendosi fino a scomparire quasi totalmente. Ed è a questo punto che venne attuato un totale cambio generazionele. Trple H, Stone Cold, The Rock, Mick Foley e Mr McMahon fecero la propria irruzione sulle scene, divenendo simbolo di una nuova era, l'era Attitude e così, gente come Taker continuò ad essere importante, ma non così fondamentale ai fini dello show come era sempre stato.
Proprio un cambio generazionale sarebbe quello di cui il wrestling avrebbe più bisogno, ma per quale motivo, piuttosto che un cambio graduale, non si punta ad una "rivoluzione"? L'unica risposta che mi riesco a dare è solo una: paura. La paura di puntare su qualcuno di diverso, il timore di perdere fan qualora si pushasse una nuova leva piuttosto che un veterano. Per questo motivo bisogna aspettare più di 10 anni per vedere Edge vincere un titolo mondiale, per questo Samoa Joe ha conquistato per la prima volta la cintura più prestigiosa solo dopo che la compagnia ha avuto davvero paura di perderlo. Non dico che ci sia bisogno di licenziare tutti coloro che erano al top negli anni '80 - '90, non critico nemmeno il concetto della Main Event Mafia, mi lamento del fatto che quelli che dovrebbero servire a completare un roster, coprono, invece, il ruolo di interpreti principali. Scommettere è un azzardo, la WWF lo vinse, riuscendo così a tornare a primeggiare nel business, ma sembra che il wrestling del giorno d'oggi non sia più disposto a rischiare, si preferisce affidarsi ai propri punti fermi e non voltare pagina e cominciare con un nuovo capitolo; quella attuale, che può essere definita era Entertainment non è altro che un età anonima che punta a costruire la propria identità sfruttando il passato ed aggiungendoci un pizzico di novità. Come può un wrestler diventare leggenda, se la sua immagine è ancora offuscata dall'ombra di chi l'ha preceduto?