Di recente l’IWC è stata sorpresa dal coming out di Darren Young che, alla tenera età di 34 anni, ha dichiarato al mondo intero la propria omosessualità. La cosa ha suscitato un moto di interesse nei confronti dell’atleta e della WWE, al punto che quest’ultima ha deciso di appoggiare Young con un timido quanto inaspettato push per capitalizzarne l’attimo di popolarità.
Quello del Wrestling è sempre stato additato come un ambiente alquanto ‘gaio’. Dopotutto, la disciplina è riassumibile in due uomini palestrati ed unticci che si avvinghiano in modo piuttosto ambiguo. Il backstage è un luogo sordido, con mezzo roster dedito a droghe ed alcol, e la restante metà impegnata a bombarsi Lita, Melina, Kelly Kelly o la benefattrice di turno. Ma non sono poche le dicerie di relazioni di natura omosessuale nate in seno agli spogliatoi, come quella che legherebbe Triple H ed HBK (come insinuato da Nash e Steiner), e quella tra Cena e Orton/Lesnar, o ancora il vizietto di JBL di inchiappettarsi i Cruiser nelle docce.
Questo articolo non si prefigge di entrare nelle vite dei wrestler, né tantomeno di esprimere un giudizio morale su simili dicerie, bensì di analizzare le reazioni che il Wrestling ha avuto nel corso degli anni nei confronti dell’omosessualità.
Il pioniere del movimento gay all’interno del Business fu sicuramente Pat Patterson, il primo campione intercontinentale della WWF. La sua omosessualità venne malamente tenuta nascosta dalla federazione, in un periodo in cui il Wrestling era associato ad una idea di machismo esasperato. Tutti gli insider ne erano però al corrente, e Patterson fu spesso oggetto di battute pesanti ed offensive da parte dei suoi colleghi. Fu anche imputato di diverse accuse di molestie sessuali: la prima giunse da Billy Jack Haynes, wrestler che pare fosse solito sollazzare Patterson, e che venne licenziato quando smise di farlo. Una seconda denuncia arrivò dal ring announcer Murray Hodgson, ma il capo d’accusa venne immediatamente fatto cadere. Negli anni ’80, in definitiva, l’omosessualità nel wrestling veniva vista come una vergogna, un qualcosa da insabbiare e da tacere ai media.
Chris Kanyon, atleta suicidatosi nel 2010, rivela nel suo libro ‘Wrestling Reality’ che il suo licenziamento da parte della WWE fosse da imputarsi proprio alla sua omosessualità. Una affermazione simile è, però, da prendere con le molle. Negli anni della Attitude la WWE era infatti particolarmente interessata a tutto ciò che apparisse osceno e promiscuo, al punto di inserire tra le proprie file personaggi che riflettessero una visione distorta dei gay: lo stesso Kanyon ma anche Goldust, e Billy & Chuck. La WCW, dal canto suo, rispondeva con Lanny Lane (nato come parodia effeminata di Chris Jericho) e Lodi.
Nessuno, fra gli atleti appena citati, era realmente omosessuale. Ma ognuno di essi catalizzava l’interesse (e lo sdegno) della comunità gay, che era scemato dalla dipartità di Shawn Michaels, che del popolo arcobaleno era idolo incontrastato. Billy & Chuck vennero addirittura pushati come ‘il primo tag team omosessuale’ a vincere i titoli di categoria: Billy Gunn e Chuck Palumbo, forti di mutande rosa shocking e capelli platinati (stereotipi gay all’ennesima potenza) eccedevano in atteggiamenti ammiccanti sul ring, spesso perdendosi in effusioni anche durante i match.
Tuttò ciò finì per suscitare il legittimo sdegno della GLAAD, l’Allenza di Gay e Lesbiche contro la Diffamazione, che intentò un’azione legale ai danni della WWE. Il futuro roseo (in tutti i sensi) di Billy & Chuck venne distrutto da un doppio Legdrop of Doom, in quanto i titoli vennero strappati loro da Hulk Hogan ed Edge, e la loro storyline abortita in meno di due mesi.
Un ulteriore caso di ‘Gay per finta’ fu quello di Rico, una sorta di visagista-consulente di moda-parrucchier brasiliano, anch’esso arrivato ai titoli di coppia assieme a Charlie Haas e Rikishi, ma fondamentalmente innocuo. Anche Mickie James venne portata sugli schermi come una pericolosa lesbica, ma col solo fine di stuzzicare la curiosità (e non solo) del pubblico maschile.
Il rapporto di parodia tra Wrestling ed omosessualità trova, ai giorni nostri, personificazione nel corpo d’ebano avvolto da nastro adesivo giallo di Orlando Jordan. La WWE tacque la sua bisessualità per tutta la durata dell’orripilante stint dell’atleta, ma quest’ultima esplose col passaggio alla TNA, dove il Orlando si presentò accompagnato da suo fidanzato ed da un’avvenente ragazza. Ancora una volta veniva ripreso solo il lato osceno e sfrontato della comunità gay, presentando un personaggio caricaturale, ciò che gli omosessuali stessi definiscono un ‘Super-gay’ o ‘Super-checca’. L’Angle di Jordan proseguì nel tragicomico: si innamorò infatti, nella storyline, di Eric Young. I due misero assieme un tag team, con Young del tutto all’oscuro dell’orientamento sessuale e dell’interesse di Jordan, e con i tentativi di quest’ultimo di portare il buon Eric dall’altra sponda. Stendiamo un velo pietoso sulla vicenda, dopotutto si tratta della TNA, da anni sinonimo di pessime storyline.
Ed arriviamo infine a Darren Young, e qui va il plauso dalla WWE per come ha gestito la vicenda. Non ha cercato né di insabbiare la cosa come avveniva negli anni ‘80, né di trasformare l’atleta in una Drag Queen come avvenuto per Vito (perlomeno, non ancora) come si sarebbe fatto durante la Attitude Era. Aldilà dell’opinabilissimo push, la discrezione con la quale la federazione ha accettato il coming out dimostra un’apertura mentale ed una maturità che mai aveva mostrato prima. E’ ancora presto per giudicare, ma sembra che il Wrestling abbia finalmente imboccato la giusta china nella gestione dei propri talenti omosessuali.
Di certo questo editoriale ha solo grattato la punta di un Iceberg sterminato. Immagino siano innumerevoli i gay costretti a nascondere le proprie tendenze per paura di perdere il loro ruolo nelle gerarchie del Wrestling Business. La speranza è che il caso Young non sia una tantum, e dimostri un nuovo, più liberale e più serio approccio alla materia.
Spero che la lettura sia stata interessante e vi rimando al prossimo spinoso e scomodo appuntamento con lo Straight Edge.