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THE DIRECTOR'S CUT - #WRMania30 - An Epic Journey (Seconda parte)

(Clicca qui per la prima parte, con il racconto di tutto ciò che ha preceduto WrestleMania)

Cosa è stato, anzi, cosa non è stato questo show... Se dovessimo usare una sola parola per descriverlo, essa sarebbe… STORIA. Noi eravamo lì, piccolissimi in mezzo ad una struttura mastodontica, una goccia in un mare di 75.000 persone... E poche decine di metri più avanti si scriveva la storia del wrestling davanti ai nostri occhi prima esaltati, poi increduli, poi shockati, poi incazzati, poi di nuovo felici ed esaltati.

Già il segmento iniziale è stato a dir poco epico. Hogan, Rock, Austin. Le tre icone più grandi della WWE sul ring nello stesso momento hanno aperto alla grandissima questa WrestleMania. Wow. Atmosfera incredibile al Silverdome, brother.

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A seguire, un perfetto Daniel Bryan contro Triple H. Fantastico sia a livello di storytelling (a partire dallo stupendo promo introduttivo che ripercorre la travagliata scalata al successo di Bryan) che di svolgimento tecnico del match, con grande gesto di umiltà del Triplo, il quale permette a Bryan di uscire dal conteggio dopo il Pedigree stando invece giù al primo Knee Plus, perdendo in maniera pulita al 100% in preludio a ciò che sarebbe successo più avanti nella serata. Giusto così. E nel frattempo, le nostre voci già cominciavano a tradirci.

Ottima anche la decisione di assegnare la Battle Royal a Cesaro (e qui devo darmi una pacca sulla spalla per averlo pronosticato come vincitore nonostante non fosse nemmeno annunciato tra i partecipanti) e, in un match dedicato ad Andrè The Giant durante una WrestleMania con Hulk Hogan come presentatore, altrettanto eccellente è stato il finale con citazione di WrestleMania 3, che ha anche permesso a Cesaro di mettere in mostra ancora maggiormente la sua possenza fisica oltre che tecnica ed ha regalato al pubblico un grande momento. Dopo lo split con Swagger nel pre-show (da non dimenticare il buonissimo Fatal 4 Way Tag Team Match) e questa vittoria, Cesaro è ora lanciatissimo, ed il suo push è pienamente meritato.

Ci è un po’ dispiaciuto che abbiano dato così poco tempo allo Shield in un palcoscenico così importante, ma dopotutto lo squash è servito a lanciarli ancora più in alto ribadendo la loro netta supremazia, quindi ci può anche stare. Cena-Wyatt non è stato male: hanno raccontato una storia e l'hanno fatto molto bene. Wyatt si prenderà sicuramente la sua rivincita a breve.

Ma eccoci arrivati al momento clou… La fine della Streak. Che momento. Che emozioni. Tutti ci aspettavamo il classico match di Undertaker dove quest'ultimo esce da tutte le finisher possibili e immaginabili e poi riesce a chiudere il match con la Tombstone o la Hell's Gate... Inoltre, e questo è un aneddoto esclusivo, dalla nostra posizione frontale avevamo assistito a quello che pensavamo fosse uno spoiler causato da un clamoroso errore da parte della regia: pochi istanti prima che cominciasse il match, sulla X del lato destro dell’insegna di WrestleMania XXX sullo stage, è apparso un grosso “0” per una frazione di secondo (non si vede in TV ovviamente perché la telecamera era già rivolta sul ring). Pensavamo fosse lo 0 che poco dopo avrebbe composto la classica grafica al termine dei match del Phenom a WrestleMania. E invece, non rimane altro che un segno che probabilmente nemmeno la regia stessa in quel momento aveva idea di cosa sarebbe successo di li a poco…

Guardavamo il match quasi apaticamente (complice anche la qualità non eccelsa per via delle condizioni di Taker), in attesa dell’ennesima vittima della Streak, in attesa del 22-0. Ma poi, è arrivata quella fatidica terza F-5 di Lesnar... E il conto di 3. Inizialmente ho pensato che fosse un botch. Non potendo nemmeno lontanamente considerare nella mia mente che Undertaker potesse perdere, la mia reazione istantanea è stata: “Era 3! La mano dell’arbitro ha toccato, era 3!”, un modo sarcastico di evidenziare il botch, dando per scontato che quello era comunque un conto di 2 sbagliato e che il match sarebbe andato avanti. La musica di Lesnar non partiva, sembrava davvero che qualcosa fosse andato storto… Ma non ci è voluto molto prima di rendersi conto che… era 3 per davvero. Il match era finito. Quando la grafica 21-1 è apparsa sullo schermo, nell’arena è sceso il gelo totale. Sui nostri volti l'incredulità, le bocche spalancate. Secondo Shark la sensazione da lui provata è stata addirittura paragonabile a quella che ti pervade quando perdi qualcuno di caro. E non mi sento di dargli torto, anche perché ci ha fatto letteralmente attraversare tutte le  famose “cinque fasi del lutto”. Dapprima, il rifiuto. Non può essere vero, no. Si alzano i cori “Bullshit” di protesta, e poi un timido coro “Thank You Taker” ma noi, come buona parte del pubblico, non riusciamo a partecipare a nessuno dei due. Non riuscivamo a “ringraziare Taker”. Non perché non se lo meritava, assolutamente, ma perché non riuscivamo ad accettare, a processare mentalmente ciò che era appena successo. Eravamo troppo sconvolti. Scossi. Inermi. Minuti di shock interminabili che non dimenticherò mai. Dopo diversi minuti prende il sopravvento la rabbia. Lo sfogo di Fil: Perché Brock Lesnar? Non Triple H, non Shawn Michaels, non CM Punk, non John Cena… Brock Lesnar! Un part-timer!”. Pensiamo:Se Bryan non vince è finita, se Bryan non vince qui succede il finimondo”. Il nostro Shark, e questa è per lui una rivelazione imbarazzante con pochi eguali, ha persino poco dopo partecipato assieme a noi e a gran parte dell’arena con foga e furore al coro “CM Punk! CM Punk!”, partito come ad inneggiare a un “hai fatto bene ad andartene, Punk”. Tutto questo mentre il PPV andava avanti. C’è stato il Divas Match, di cui ho praticamente visto solo la mossa di sottomissione conclusiva. Nel frattempo, parlando tra di noi e con degli spettatori a noi vicini, arriva la fase della “contrattazione/patteggiamento”: Forse Undertaker non ce la faceva più, forse il match non doveva finire in quel modo. Poi ecco la fase depressiva, spenta, con gli sguardi persi nel vuoto. C’è voluto parecchio per assorbire il colpo e riprenderci dallo shock, tanto che soltanto a main event inoltrato siamo riusciti a riconnettere il cervello e a riconcentrarci su quello che stava accadendo sul ring.

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Sul ring c’era Bryan che si giocava il WWE World Heavyweight Championship, ciò che attendevamo da mesi e mesi. Eppure era difficile riprendere a fare “Yes!” come se niente fosse, quasi non riuscivamo a trovare la forza, e la sensazione accumunava un po’ tutta l’arena, che era completamente spenta… morta. Fino a che non è arrivato il risveglio, nel momento in cui Triple H e l’Authority hanno interferito. Ed è così che la rabbia per la fine della Streak si è trasformata in tifo sfegatato per Bryan. Forse ancora più forte che mai.“Non è colpa sua se la Streak è finita! Lui non c’entra! Non si merita un pubblico smorto! Forza! YES! YES! YES! YES!”. Queste sono state le nostre sensazioni live, ed è incredibile pensare che abbiano accumunato altre 75.000 persone, che con noi sono tornate a supportare Bryan con ogni briciolo di voce che gli era rimasta. Da lì, un urlo continuo fino alla fine del match. Abbiamo rischiato un paio di infarti in occasione della RKO di Orton e soprattutto del pin rubato da Batista dopo la Knee Plus di Bryan... ma alla fine ecco arriva la Knee Plus anche a Batista, che viene poi imprigionato nella Yes Lock! Urliamo a Batista di battere la mano al tappeto (con io che rappresento anche il gesto battendo freneticamente la mia mano destra su quella sinistra)… e cede. Cede! CEDE! E’ un esplosione di gioia indescrivibile, e ci lasciamo andare finalmente agli “Yes!” ma sono “Yes!” diversi dai soliti, sono “Yes!” liberatori, stremati, commossi… Era come se ci fossimo stati anche noi su quel ring con Bryan, e in un certo senso ci eravamo, perché Bryan era li grazie a noi, che per mesi abbiamo sofferto con lui e ci siamo battuti per lui. Ci abbracciamo. Abbiamo vinto. Tutti noi meritavamo questo momento, e queste sono state anche la parole di Bryan la sera dopo a Raw, che nel post-show ci ringrazia commosso per avergli permesso di vivere il suo sogno, quello di essere nel main event di WrestleMania. E non solo c’è stato, ma ne è anche uscito da trionfatore assoluto, da star consacrata nell’olimpo dei più grandi. Ancora oggi, a diverse settimane dall’evento, stento a credere che sia successo davvero, e mi stanno tornando i brividi a scrivere queste parole in questo momento. Ce l’abbiamo fatta. Il sogno che i fans coltivavano da mesi si è avverato sul serio, ed esattamente come ce lo eravamo figurato in mente. Fuochi d’artificio. Coriandoli. Favoloso.

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Una volta usciti dall’arena, ci imbattiamo in una fan sdraiata a terra, che piangeva, disperata. Con gli amici che cercavano di consolarla. Il motivo? La fine della Streak… Sembra incredibile ma è così. Due generazioni di fan di wrestling sono cresciute con Undertaker e con la sua Streak, con la convinzione che la striscia di imbattibilità del Becchino a WrestleMania fosse davvero immortale... E quando meno te lo aspetti, come nella vita, ecco che la realtà ti rifila una badilata tra capo e collo. Tutto finisce, così, in un nanosecondo, neanche il tempo di mangiare il popcorn che avevi appena preso dal sacchetto. E' in momenti come questo che ti rendi conto della magia che c'è dietro al wrestling. E uno spettacolo che riesce a far innamorare ed affezionare i fan tanto da farli soffrire fisicamente quando una storia va a finire male o il loro beniamino perde non può essere una buffonata come lo dipingono in molti, anzi, è una passione da coltivare orgogliosamente.

E anche se a noi non ha fatto questo effetto “estremo”, ci ha comunque impedito di festeggiare a pieno per la vittoria di Bryan. La mente continuava a tornare li, a rifocalizzarsi su quello shock. Non riuscivamo a farcene una ragione. Per tutto il resto della notte abbiamo imbastito le più disparate discussioni sul perché Taker abbia deciso di perdere, sul perché del feud così scialbo se l’intenzione era quella di finire la Streak, e soprattutto sul perché il prescelto sia stato Lesnar. E dopo ore di discussione, è arrivata anche l’ultima fase… l’accettazione. Dopotutto, per quanto sia triste vedere tutto finire in questo modo, Undertaker non è chiaramente più in condizioni fisiche per competere, e la pochezza di questo match al confronto dei papabili Match of the Year degli altri anni lo ha dimostrato a pieno. Avremmo tutti voluto che la Streak fosse per lo meno finita con un match migliore, ma Taker semplicemente… non ne ha più. Dunque ci rendiamo conto che forse è giusto così… In questo modo si lascia il “personaggio” Undertaker libero di andarsene, libero dal suo obbligo spirituale di difendere la Streak. Se l’uomo Undertaker non ce la fa più, la Streak è giusto che sia finita. Non avrebbe senso se il personaggio si fosse ritirato con la striscia ancora intatta. Già provavamo ad imbastire possibili futuri risvolti, come ad esempio un discorso di addio di Taker il giorno dopo a Raw interrotto dal vociferato arrivo di Sting… Ma la "ferita" era ancora troppo fresca e la nostra mente tutt'altro che lucida... Forse l'unica cosa su cui eravamo tutti e 5 d'accordo era che abbiamo assistito alla WrestleMania più epica ed emozionante di sempre, che ha visto non solo la fantastica coronazione del sogno di Daniel Bryan e di milioni di appassionati, ma anche l’avvenimento probabilmente più inaspettato nella storia del wrestling. Noi potremo dire "Io ero là quando Undertaker ha perso la Streak"... Un avvenimento che come importanza storica non ha eguali. La vera “End of an Era”.

Con il senno di poi, l’unica cosa che davvero mi dispiace è che non potremo mai vedere il tanto conclamato Undertaker vs. John Cena a WrestleMania. Ma pensandoci bene, Brock Lesnar è stata probabilmente la migliore alternativa. Sarebbe stato troppo rischioso affidare la fine della Streak a un giovane emergente (dal futuro incerto), come molti avrebbero voluto. Serviva qualcuno di affermato, e chi meglio di Lesnar, atleta credibile sotto tutti i punti di vista: stazza, potenza, tecnica, violenza, palmares, e l’apporto di probabilmente il più grande manager nella storia, Paul Heyman, che con il promo della sera successiva a Raw è riuscito a domare e a tenere in pugno il pubblico anche con una responsabilità e un peso sulle spalle così elevato: solo lui poteva riuscirci.

E parlando del Raw post-WrestleMania, beh… ovviamente non potevamo mancare. Un weekend di WrestleMania che si rispetti non è completo senza l’episodio di Raw più elettrizzante dell’anno! Dunque, dopo aver trascorso la giornata di lunedì a rilassarci e a comprare souvenir vari (ah, siamo persino stati fermati per strada da una troupe della FOX per una veloce intervista su WrestleMania!), abbiamo chiuso la nostra esperienza in bellezza con un’altra fantastica serata.

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Che puntata. Che atmosfera. Che pubblico. In breve tempo abbiamo ri-perso quel poco di voce che avevamo riacquisito nel corso della giornata, gridando “Yes! Yes! Yes!” a squarciagola fino a che non ci facevano male le braccia, canticchiando la theme di Cesaro, cantando “He’s got the whole world in his hands” a Bray Wyatt, il nuovo di zecca “John Cena Suuuuuuuuuucks” a tempo con la sua theme song (peccato che non abbia preso piede nelle settimane successive, potremmo aver avuto il “nuovo Kurt Angle!”), ed ovviamente “Real American” all’ingresso di Hulk Hogan.

Non c’è stato Sting e non c’è stato quel discorso di Undertaker che ci aspettavamo (molto probabilmente anche a causa degli infortuni da lui riportati nel match con Lesnar), ma anche qui i momenti esaltanti si sono susseguiti uno dietro l'altro… I festeggiamenti di Bryan e la rabbia di Triple H, il ritorno sul ring di RVD e quello al lottato (con vittoria) dell’acclamatissimo Bad News Barrett, il debutto di Paige con vittoria a sorpresa del Divas Title (se c’era qualcuna che meritava di portare via il titolo ad AJ Lee, questa era solo lei!), Cesaro che passa alla corte di Paul Heyman, e il completamento del turn face dello Shield con tanto di Spear di Roman Reigns su Triple H. Wow!
E infine (scoperta avvenuta solo una volta rientrati in Italia), abbiamo avuto anche l’infausto onore e privilegio di assistere dal vivo all’ultimo, incredibilmente profetico, promo di Ultimate Warrior… RIP Guerriero. Almeno hai avuto la possibilità di riconciliarti con la WWE e di andartene solo dopo la meritata introduzione nella Hall Of Fame e l’ultima standing ovation da parte dei fan… L’hai detto, e così è: il tuo spirito correrà per sempre!

La nostra permanenza a New Orleans si è conclusa martedì mattina, ma l’atmosfera di WrestleMania sembrava non voler finire mai. Persino al gate dell’aeroporto e sull’aereo stesso di ritorno (la prima tratta New Orleans-Charlotte) sono proseguiti i cori stile wrestling! Siete mai stati su un aereo in cui i passeggeri cantano (tra le altre cose) “Thank You Captain” e “Thank You Hostess”, e “Ooooooooooohhhhh….Yes Yes Yes” e “Please Don’t Die” al momento del decollo? Beh, è qualcosa di indescrivibile!

La seppur tristissima notizia della morte di Ultimate Warrior non ha intaccato il ricordo della nostra incredibile esperienza a New Orleans, anzi, forse in un certo senso l’ha resa ancora più memorabile, per esserci stati nelle sue ultime due, storiche apparizioni. L’aver assistito dal vivo alla fine della Streak, alla fine di un pezzo enorme di storia del wrestling, è qualcosa di davvero “Once in a Lifetime”, qualcosa che non dimenticheremo mai. E per me personalmente, che due anni fa ero parte del pubblico di Miami il giorno in cui lo “Yes Movement” è cominciato nell’episodio di Raw post-WrestleMania 28, è stata una soddisfazione e un orgoglio ancor più grande aver potuto assistere dal vivo anche al suo culmine, alla chiusura del cerchio che ha portato Daniel Bryan in cima al mondo.

Non mi resta che ringraziare i miei commilitoni Shark, Fabio, Fil e Gio per questa indimenticabile avventura, ed infine un ringraziamento va anche a te, WWE. Perché ci hai fatto soffrire per mesi ma alla fine hai capito e ci hai ascoltato. E sei tornata ad emozionarci come non succedeva da anni. E’ di nuovo bello essere tuoi fan. Ora continua su questa strada, però!

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YES! YES! YES!


 

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