No, non sto parlando di Ryback, il titolo è volutamente fuorviante. “Feed me more”, se penso a questa catchphrase penso a Brock Lesnar. Sì, proprio a lui. So bene che se ne sta parlando già molto e se ne è parlato recentemente sulle pagine di questo sito con un articolo del "Parallel Lives" del buon Antonio "Benoit1989" Prestano, ma vorrei analizzare la sua figura in un’ottica diversa.
Lunedì a Raw abbiamo avuto il chiaro esempio di cosa sia Brock Lesnar in questo momento. Una macchina distruttrice, ma non per l’F5, per la Kimura Lock o per l’assalto nel garage sotterraneo, ma bensì per quel che riesce ad esprimere la sua figura, per la paura che incute a chiunque abbia a che fare con lui, anche a Shawn Michaels. Del match con John Cena non mi è rimasto impresso solo il dominio totale ma anche il timore del pubblico in prima fila che si allontanava dalle barriere quando Brock passava da quelle parti. Un pubblico che temeva la sua figura perché il quel momento sul ring sembrava un animale affamato che aveva appena assaggiato un po’ di sangue e che era intenzionato a dare il colpo finale alla sua preda. Un vero cacciatore spietato.
Ma questo lo sapevamo già. Nel periodo da heel durante il suo primo stint in WWE ci aveva abituato a questi aspetti, ora ancor più enfatizzati grazie al cambiamento orientato alla sua carriera in UFC che lo mette in risalto in maniera diversa e, per me, migliore. Tuttavia quello che ho capito osservando la puntata di Raw è quanto ci sia bisogno di una figura così: di un monster heel.
Brock è tornato tra il tripudio del pubblico di Miami, ha infiammato le successive due puntate dove è apparso sia nei segmenti iniziali che in quelli finali portandosi su di lui lo “spot light”. Un ciclone che attira a se tutto quanto e che distrugge tutto quanto attorno a se. Eppure questa sua “invasione” ha portato un grosso beneficio al personaggio di John Cena, mostrandolo debole per la prima volta contro un avversario, mostrandolo umano al termine del match più duro di tutta la sua carriera. E grazie a questo match in tante arene aveva migliorato il suo rapporto controverso col pubblico prima di ricadere di una gestione elementare, senza sfaccettature.
Poi il segmento con Triple H, la rottura del braccio, le cause legali, il confronto a Raw 1000, il faccia a faccia della settimana scorsa e poi la firma del contratto di questa settimana. C’è stato, in tutte queste puntate, un comun denominatore: il silenzio del pubblico al suo ingresso. Ma non un silenzio disinteressato, ma un silenzio di attesa perché in quel momento c’è la curiosità di vedere cosa andrà in scena, cosa sarà in grado di fare quel bestione alla sua vittima e cosa farà la sua vittima per contrastare una forza dominante. E i boati per ogni colpo scambiato o i fischi assordanti per ogni azione meschina ne sono la dimostrazione.
John Cena sconfiggendo Brock Lesnar ha migliorato il suo status, ha aggiunto una tacca importante alla sua carriera (non purtroppo al suo personaggio, ma quelli sono errori di booking). Triple H è tifatissimo e c’è tanta attesa per questo scontro perché ci sono due personaggi con uno starpower incredibilmente alto. E da qui confermo l’idea che ho sempre avuto. Per il bene del business WWE e del prodotto servono grandi heel, non grandi face.
I grandi face ti fanno vendere gli eventi, il merchandising e riempire i palazzetti in giro per il mondo, ma non si diventa grandi “eroi” senza “anti-eroi” ancora più grandi. E’ la storia di Davide contro Golia. Del sassolino che fa franare una montagna. In WWE manca questa figura, manca dallo split dell’Evolution, manca dal turn heel di Stone Cold Steve Austin a WrestleMania 17, manca dall’esordio del vero Mr.McMahon nel 1998. Ma la figura di Brock Lesnar manca da ancor più tempo, manca proprio dal 2004, da quando lui ha lasciato la WWE. Un monster heel vero, in grado di dominare e di rimanere interessante col titolo alla vita e in grado di mandare over qualunque avversario riesca a sconfiggerlo. Eddie Guerrero ne è un esempio.
Serve quindi che Brock Lesnar sia gestito in questo modo per tutto l’anno di contratto che ha, non importa quanto vincerà o quanto perderà. E serve, ancor di più, che la WWE crei dei nuovi heel all’altezza della situazione, un heel anche alla Triple H durante lo stint dell’Evolution, non necessariamente un monster heel che è ancora più complicato da trovare, da creare e da mantenere al top.
Penso alle occasioni perse dalla federazione. Penso alla sconfitta di Randy Orton a WrestleMania 25, dopo una Road To WrestleMania da protagonista con promo sì ridondanti e poveri di contenuti, ma con una cattiveria, con una decisione, con un comportamento da vero heel che, se confermato in quell’evento, avrebbe potuto consacrare Orton al top e consacrare di conseguenza un paio di face con le vittorie sull’attuale The Viper. Ora invece ne abbiamo una scialba versione face, dove chiunque lo sconfigga non ottiene troppi risultati in termini di popolarità e push.
Con l’addio di Edge al pro-wrestling, colui che è stato quello più vicino all’essere il top heel per anni, ripongo le mie speranze nel vedere CM Punk confermarsi al vertice, non da heel, non da face, ma da CM Punk. Perché se la WWE riesce a gestirlo come fece l’estate scorsa Punk sarebbe in grado - per capacità in ring e per personaggio – a mandare over tanti colleghi uscendo da questo bisogno dell'heel di punta per creare un face che sia in grado di esser la faccia di uno show, della federazione. E Dio solo sa quanto c’è bisogno che tutti i grossi talenti della WWE si consacrino come vere top star.