HE’S GOT THE WHOLE WORLD…
Daniel Bryan s’è rotto. Ahia. In realtà, non è che il ragazzo di Aberdeen sia stato vittima di qualche evento traumatico, ma comunque le sue condizioni fisiche si sono aggravate col tempo e per il Dazzler l’unica soluzione è stata ricorrere alla chirurgia. E ora tutti si chiedono, giustamente, che ne sarà dei suoi due titoli: il WWE Championship ed il World Heavyweight Championship; le cinture che tanto ha faticato per ottenere? Me lo chiedo anch’io, ma c’è qualcos’altro di cui vorrei parlarvi prima di affrontare questo tema: Bray Wyatt.
Nelle ultime settimane, la rivalità tra l’ex Husky Harris (non so voi, ma io faccio ancora fatica a credere che dietro i due personaggi ci sia la stessa persona) e John Cena mi ha preso sempre più. Con l’avvicinamento al match decisivo di Payback, il feud si sta infiammando per merito di un Bray Wyatt semplicemente fenomenale al microfono. E la cosa più sensazionale è che la rivalità continua ad essere interessante malgrado ci abbiano infilato dentro anche gli Usos!
Ok, è vero, un po’ l’effetto del tag team “serio” meno interessante della storia (escludo dal computo quindi tutte quelle alleanze estemporanee del tipo Ryback & Curtis Axel, Jack Swagger & Cesaro, Kofi Kingston & chiunque ecc.) si è sentito. Insomma, il loro doppio Suicide Dive mi fa calare il sonno in ogni puntata di Raw e Smackdown, ma tutto sommato hanno un ruolo per Cena paragonabile a quello che Luke Harper ed Erick Rowan hanno per Wyatt. Insomma, l’idea che danno è quella di essere nulla di più che dei garzoni deputati ad occuparsi dei due avversari più abbordabili (Rowan e Harper appunto).
Se da un lato questo è senz’altro un male, poiché per qualche oscuro motivo i due samoani sono i campioni di coppia e dovrebbero quindi rappresentare un’intera categoria (che, non a caso, è in pessima forma); dall’altro è un bene, perché la loro presenza nella faida tra Wyatt e Cena serve principalmente, forse unicamente, a ristabilire la parità numerica e non la modifica quasi per nulla dal punto di vista della storia narrata.
Con o senza Usos, troviamo un Bray Wyatt che è passato dall’essere un predicatore a considerarsi a tutti gli effetti un dio sceso sulla Terra. Il suo obiettivo, ad ogni modo, rimane lo stesso: curare in qualche modo la piaga che è John Cena, anche se farlo significa sfidarlo in un terreno di battaglia che in teoria lo vede nettamente favorito: un Last Man Standing Match. In teoria, sì, perché malgrado il personaggio di John Cena possa suggerire una sorta di predilezione per questo tipo di incontri, il suo ruolino nei Last Man Standing non è impeccabile.
Su cinque contese del genere disputate, Johnnyboy ne ha vinte solamente 2: a Royal Rumble 2007 contro Umaga e ad Extreme Rules 2010 contro Batista. Nelle restanti tre, Cena ha perso in maniera controversa (Chokeslam di Big Show nello scontro con Edge a Backlash 2009; assalto di Miz & R-Truth in quello con Alberto Del Rio a Vengeance 2011) oppure non c’è stato alcun vincitore: parlo di Extreme Rules 2013, dove nel Main Event il WWE Champion John Cena ha affrontato Ryback e, dopo che entrambi i contendenti avevano sfondato un minitron, l’arbitro ha deciso di chiamare un No-Contest.
Premesso che spero vivamente di non vedere mai più qualcosa di simile all’ultimo Last Man Standing Match di John Cena; le statistiche ci dicono che nello showcase contro Bray Wyatt il Marine potrebbe non avere vita facile. Più delle statistiche, che comunque contano abbastanza relativamente nel Wrestling, mi preme dire che una vittoria di Cena non avrebbe chissà quale ripercussione. Sarebbe la “solita” storia di un nemico che nonostante tutto viene sconfitto dal leader della CeNation, nulla di così innovativo dopo tutto. Assumendo che questo sia l’ultimo match della saga Cena vs Wyatt, pensate invece a cosa porterebbe una vittoria del santone della Louisiana.
Non sono assolutamente uno di quelli che chiedono a gran voce il turn heel di John Cena, questo penso sia oramai noto a chi mi legge con una certa regolarità. Malgrado ciò, dubito possa nuocere al suo personaggio esplorarne un po’ di più il lato psicologico. Una sconfitta nella rivalità con Bray Wyatt lo costringerebbe a cambiare atteggiamento, ad “evolversi”. Non necessariamente diventare il cattivone che qualcuno gli chiede di essere; quanto più prendere atto della situazione in cui si trova, di chi sono i suoi sostenitori e chi no. E poi, pensandoci, a cosa può ambire John Cena con una eventuale vittoria? Al WWE Championship?
Forse. Forse no. Dipende. Anche il titolo -dovrei dire i titoli? Non lo so più- massimo della federazione è circondato da un alone di incertezza. Il campione, come scritto in apertura, è attualmente infortunato e fuori dalle scene; non ci sono date certe per quanto riguarda il suo ritorno all’azione. Ora, la domanda che mi viene in mente è essenzialmente questa: per quanto tempo può un’intera federazione, non solo uno show, reggere senza un campione a rappresentarla?
Sappiamo tutti che già in passato il titolo è stato reso vacante in situazioni simili, e che il mondo ha continuato a ruotare attorno a se stesso ed al Sole allo stesso modo. C’è da dire, però, che uno show, ancor di più un PPV, senza campione già in passato è risultato in un certo senso “vuoto”. Si sentiva, in determinate occasioni, l’assenza del piatto forte, del premio che tutti si contendono. Corre lo stesso rischio anche l’imminente Payback? Prendetemi pure per pazzo, ma credo di no.
Se a Payback serve un Main Event, ci si può benissimo piazzare il 3vs3 tra lo Shield e l’Evolution, che tra l’altro sarà un No Holds Barred Elimination Match; insomma qualcosa che avrei proposto come Main Event anche con Bryan presente al PPV, specie considerando che con tutta probabilità, ci fosse stato il Dazzler, avrebbe affrontato nuovamente Kane e questi difficilmente avrebbe retto una contesa del livello di Extreme Rules. Inoltre, c’è un altro match di grande portata come Bray Wyatt vs John Cena e due incontri tutt’altro che scadenti come Bad News Barrett vs Rob Van Dam e Sheamus vs Cesaro rispettivamente per l’Intercontinental Championship e lo US Title. Non si possono certo riempire tre ore con questi quattro match, ma con un po’ di lavoro la card dell’evento risentirebbe non tantissimo dell’assenza di Daniel Bryan e di entrambi i titoli massimi.
Altro nodo da risolvere: se si sceglie di levare il titolo a D-Bry (che in termini di storyline sarebbe la cosa più sensata, dato che l’Authority aspetta da tempo un’occasione del genere) a chi lo si da? Le ipotesi proposte da Stephanie McMahon nella puntata londinese di Raw, al di là delle mie simpatie verso Wade Barrett, non mi entusiasmavano. Kane o Batista non possono rappresentare assolutamente due campioni credibili e dunque l’unica soluzione rimasta in questo senso pare essere Triple H. A pensarci, è proprio Hunter l’unico ad avere il potere di prendersi d’ufficio le cinture; dubito Trips scelga qualcuno diverso da se stesso come campione.
Che sia HHH, che sia Batista, che sia Randy Orton, assegnare il titolo d’ufficio non è mai bello e in ogni caso porterebbe ad un immediato split dell’Evolution, che almeno fino a Payback deve invece rimanere unita. L’altra strada non ancora esplorata, a questo punto, è quella di un torneo. O magari due tornei: uno per cintura. Si potrebbero includere i tre dell’Evolution in questi, magari anche lo Shield, ma soprattutto si tornerebbe a due titoli separati. La faccenda dell’unificazione, da Dicembre ad oggi, non ha funzionato poi così bene e tornare ad avere due titoli del mondo potrebbe essere una buona mossa; specie considerando che si darebbe un obiettivo concreto ad un range più ampio di superstar nel roster.
In definitiva, la sensazione è che almeno fino a Payback i titoli rimarranno nelle mani di Daniel Bryan e che l’evento potrà funzionare lo stesso. Dopodiché, è tutto da vedere, compatibilmente anche con le condizioni di Bryan. Spero solo che, comunque vadano le cose, tutta la crociata di quest’ultimo non si sciolga nel nulla. Sarebbe davvero un peccato.