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Mar12

NEW HORIZONS #6 - 15 minutes of fame

"In futuro, tutti saranno famosi per quindici minuti." (Andy Warhol)

Per una volta "rubo" l'intro con citazione all'High-Flying dell'amico, collega nonchè colonna di questo sito per tre anni, Rob, al quale rinnovo anche in questa sede i miei migliori auguri affinchè risolva i problemi che l'hanno costretto a lasciare il wrestling web, e al quale questo numero è implicitamente dedicato.

E' un discorso preso alla lontana il mio, una storia che parte sette anni fa.
Probabilmente chiunque segua la ROH ne conosce le origini: nell'aprile 2001, poco dopo la scomparsa della ECW, Rob Feinstein era alla ricerca di un nuovo spazio commerciale, e decise di realizzare una propria federazione da immettere nel mercato tramite VHS e DVD.
Il primissimo show ebbe luogo il 23 febbraio 2002, a Philadelphia, e per l'intero anno la federazione realizzò show nell'area Nord-Est degli Stati Uniti.
Sembra passato un secolo da allora: gli unici presenti da allora sono rimasti i Briscoes e Bryan Danielson, ovvero le personalità più rappresentative dell'intera federazione.
Non erano "nessuno" all'epoca, se mi si passa l'espressione. Oggi sono tra i più famosi e apprezzati wrestlers al mondo, che fanno incetta di titoli ovunque e premi delle riviste specializzate.
Ma torniamo agli albori di questa grande storia...
Il 2003 sarebbe stato un anno importante, dal punto di vista dell'"espansione" soprattutto: nuovi territori "conquistati" sul suolo americano, e finanche l'approdo in Inghilterra per esportare il nome Ring of Honor anche oltreoceano.
La federazione cresceva, e si festeggiava contestualmente il primo anno di storia.
Paul London, Colt Cabana, AJ Styles, Low Ki, Samoa Joe, CM Punk...la ROH dell'epoca riusciva a schierare questa line-up fenomenale.
Molti di loro si sono affermati anche nelle majors, hanno conquistato persino titoli mondiali.
Col senno di poi si può tranquillamente dire che la ROH abbia forgiato gran parte delle stelle del presente...di sicuro alcuni tra i migliori atleti che abbiano mai calcato i ring di wrestling.
Lo show di anniversario per il secondo anno della federazione, nel 2004, vede svolgersi un torneo per l'assegnazione di quello che per i due anni a seguire sarebbe stato il secondo titolo per importanza nella federazione, il Pure title.
Titolo dotato di regole a sè (solo tre possibilità di rope break nel corso del match), sarebbe stato assegnato nella finale tra AJ Styles e CM Punk.
Ma è dalla terza edizione che l'Anniversary Show comincia ad assumere contorni di epicità, allorchè la federazione decide di festeggiare i tre anni di vita in tre grandi serate all'insegna del grande wrestling.
Tra spotfest surreali (lo scramble cage della prima serata) e confronti epici (il Best of 5 series tra Homicide e Danielson), la ROH continua a raccogliere consensi, diventando sempre più la terza realtà del pro-wrestling in Nordamerica.
Il 2006 è l'anno dell'epico feud tra ROH e CZW, ovvero le due maggiori indies americane.
Dopo la sfida per il ROH World Title raccolta da Chris Hero a "Hell freezes over", la situazione sarebbe andata degenerando con l'inizio dei run-in di atleti CZW negli show ROH, tra cui quella storica che sarebbe costata 3.000 $ di danni, con Zandig che avrebbe sfidato gli atleti ROH ad andarseli a prendere nel corso del successivo show CZW.
La rivalità si sarebbe protratta fino al Cage of Death conclusivo svoltosi a Death Before Dishonor IV.
E' questo l'anno di massimo splendore della federazione, che raggiunge l'apice della propria grandezza anche grazie al superbo regno del Best in the World, Bryan Danielson, regno da molti ancora indicato come il migliore di sempre in Ring of Honor, probabilmente anche superiore a quello storico di 21 mesi di Samoa Joe.
Se il 2006 rappresenta l'apice qualitativo, nel 2007 la popolarità della promotion cresce vertiginosamente.
Il quinto anniversario della federazione viene celebrato con cinque serate memorabili in cinque location diverse, tra le più importanti della storia della Ring of Honor (New York, Philadelphia, Dayton, Chicagoe Liverpool).
Sarà nel corso del Fifth Year Festival che Samoa Joe, la stella più brillante della storia della ROH fino a quel momento, avrebbe annunciato l'addio alla federazione, nella quale non avrebbe più lottato full time.
Ed è nel 2007 che si consuma contestualmente il passaggio del testimone, da Samoa Joe a Bryan Danielson, come uomo simbolo e immagine della federazione.
Una federazione che si apprestava ad introdurre un cambiamento importante nella propria programmazione: con "Respect is earned" la ROH sarebbe per la prima volta approdata in ppv.
Un "esperimento", a detta di molti, ma che pagò a sufficienza grazie all'espansione del fanbase.
Dicevamo di Danielson...mai come al 6th year anniversary show avrebbe indissolubilmente legato il proprio nome alla federazione.
Mentre il campione Nigel McGuinness decide che non avrebbe difeso il titolo quella sera stessa contro Dragon, questi gli si para davanti e dopo un promo intensissimo e stupendo nel quale lascia trasparire tutto il proprio amore per la federazione, marchia a fuoco il proprio nome accanto a quello della ROH, della quale oggi è ormai un "sinonimo" a tutti gli effetti.

Siamo giunti alla fine della nostra breve, ma intensissima storia?
No, neanche per sogno...
Tra pochi giorni, ad una settimana circa dalla messa online di questo pezzo, la ROH si appresterà a festeggiare il proprio settimo anniversario.
Il teatro dell'evento sarà l'Hammerstein Ballroom di New York, già location di un paio di ppv WWE, dove la ROH ha settato di recente il nuovo record di spettatori per un proprio show, oltre 2500.
Come nelle passate edizioni dello show di anniversario, la line-up sarà di tutto rispetto, e non ci sono dubbi che anche il nuovo corso intrapreso dalla federazione in termini di booking saprà rispettare le attese per quello che è uno degli appuntamenti annuali importanti per ogni ROH fan.
E' questa una ROH completamente diversa da quella degli albori: poche settimane fa si sono svolti i tanto attesi tapings televisivi, che vedremo per la prima volta il 21 marzo.
E' una ROH alla ricerca della popolarità e del consenso.

In sette anni la ROH è stata trampolino di lancio per alcune tra le più grandi superstars dei nostri giorni.
In sette anni è passata da comunissima indy dei territori a Nord-est degli USA a federazione di caratura e livello mondiale, con shows all'attivo in Inghilterra, Canada e Giappone, che realizza ppv e da pochi giorni anche tv show.
Tutto questo lo si deve fondamentalmente ad alcuni fattori, primo fra tutti la necessità di un'alternativa al monopolio WWE che pur fungendo da traino per l'intero wrestling business, ha posto delle considerevoli barriere all'entrata nei confronti di nuove federazioni che volessero porsi come concorrenziali.
Ad oggi una concorrenza di una qualsivoglia promotion sul suolo americano è ancora idea piuttosto peregrina, ma nulla vieta all'appassionato di wrestling di cercare un'alternativa. Alternativa che la ROH oggi incarna, ora più che mai, anche più della TNA, fin troppo WWE-izzata per i gusti dell'Indyviduo medio, alla ricerca di buon wrestling prima che di entertainment fine a sè stesso.
Motivo per cui, se ben gestito, l'approdo della ROH in tv può essere qualcosa di epocale: non un traguardo raggiunto, quasi che ci si fosse imbarcati su questa nave per arrivare qui dove si è arrivati, ma un punto di partenza.
Lungi da me l'idea di fare paragoni, ma la ROH rappresenta già da ora il terzo polo di riferimento per il wrestling americano, come già la ECW negli anni '90, non a caso la federazione che più ricordi ha lasciato di sè ai nostalgici di quel periodo, passando da prodotto di nicchia a fenomeno di culto, stesso percorso che non riesco a non vedere in questa Ring of Honor.

Ma differentemente dal pensiero di Warhol, l'augurio (o meglio, la speranza) è che questa gloria non sia passeggera, non duri solo "15 minuti", non sia l'infatuazione passeggera di qualche americano alla ricerca di nuove emozioni.
Le carte in regola perchè i semi gettati fin qui possano crescere e dare i propri frutti ci sono tutte.
Cosa me lo fa pensare?
In questi giorni nei cinema italiani sta venendo proiettato "The Wrestler", il film di Darren Aronofsky con protagonista Mickey Rourke nei panni di un wrestler caduto in disgrazia, che lotta duramente e con tutte le proprie forze per cambiare il proprio destino.
Lo so, ne hanno già parlato tutti gli editorialisti del web probabilmente, se n'è parlato e straparlato su ogni forum, ma essendo il film ambientato nel mondo delle federazioni indipendenti ed essendo il sottoscritto un grande appassionato di cinema, non posso esimermi dal dire la mia in questo spazio bisettimanale concessomi.

"The Wrestler" non è solo un film sul wrestling, anzi probabilmente non lo è affatto a ben guardare.
E' un film sulla vita, sul destino, sul riscatto umano e sociale, una grande lezione che il protagonista, Randy Robinson, dà a tutti noi.
Tutto ciò lo rende un film "nobile", al di là di ogni considerazione degli pseudo-puristi che si sono sentiti offesi da una pellicola che mette a dura prova la tempra dei mark e abbatte tutti i muri dell'ignoranza intorno ai meccanismi che animano questa affascinante disciplina: è un film senza falsi pudori invece, che non sminuisce affatto il lavoro del wrestler, ma piuttosto lo eleva a un rango superiore, tratta per la prima volta i wrestlers come "uomini" e non come fenomeni da circo.
E la scena in cui Randy si avvia al bancone della macelleria sentendo nella propria testa i cori dei tifosi, quasi si stesse accingendo a salire sul ring per l'ennesima battaglia, è intrisa di un lirismo crudo e al contempo poetico.
E' un film del quale, da fan di wrestling, vado fiero.
La ricerca della popolarità, dell'autoaffermazione di sè, del riscatto sociale, di un posto nel mondo e di qualcuno che si interessi di noi: queste le tematiche fondamentali, alle quali parallelamente può essere ricondotta la ROH attuale, alla ricerca del consenso e dell'espansione del proprio fanbase, ma al contempo alla ricerca di una propria identità, che non snaturi ciò che l'ha resa grande in questi sette anni, ma le consenta di consolidare la propria posizione di alternativa allo stantio wrestling delle majors.

Naturalmente un film del genere è figlio di un "do ut des": è stato ambientato nelle indies, in particolare tra ROH e CZW, in virtù della buona popolarità conseguita da queste due realtà tra gli appassionati di wrestling, e il film ha contribuito ad ampliare questa già buona popolarità, fungendo da cassa di risonanza per l'intero movimento indy americano, considerando che parliamo pur sempre di un film vincitore di due Golden Globe e candidato a due premi Oscar.

Essendomi per oggi abbondantemente dilungato principalmente su tematiche extra-ring, le ultime righe di questo pezzo intendo dedicare ad alcune considerazioni su quanto avvenuto in altre promotions.
Anzi, rimanendo per un attimo in ROH, dopo aver visto il primo show del 2009 da poco uscito, Full Circle, posso tranquillamente dire che il nuovo charachter di Austin Aries non mi convince affatto: altro non è che una riedizione riveduta e corretta del vecchio Austin Starr della TNA (personaggio che già non mi piaceva all'epoca); ok, Austin aveva da tempo bisogno di una rinfrescata, gli ultimi mesi del 2008 sono stati piuttosto statici e dopo la fine del feud con Jacobs non c'erano grandi progetti per lui, ma da qui a trasformarlo in una sorta di macchietta, spendibile al massimo per il pubblico televisivo ce ne passa.

In CHIKARA invece, il prossimo evento sarà il King of Trios, che si svolgerà tra il 27 e il 29 marzo e sul quale mi riprometto di tornarci più approfonditamente nel prossimo numero.
Con l'annuncio degli ultimi team la line-up dell'evento è completa, e la fed di Quack non ha mancato di regalare i fuochi d'artificio con gli ultimi annunci: prima in Team DDT, con Kota Ibushi in prima fila (che sarebbe dovuto approdare in CHIKARA già nell'autunno scorso, ma fu fermato da un infortunio), quindi con l'annuncio dell'ultimo membro del Team Uppercut di Claudio Castagnoli, nientemeno che Bryan Danielson!
Inutile dire che l'evento si preannuncia di primissimo ordine.
Da segnalare anche due risultati importanti dal King of the Deathmatches in IWA-MS, con la vittoria del torneo da parte di Masada che succede a Devon Moore (eliminato addirittura al primo turno), in pratica rimandando i momenti di gloria di Danny Havoc e Dysfunction, con il primo in particolare che probabilmente avrebbe potuto rendere meno prevedibile l'esito della finale al posto di Necro Butcher; nello stesso show, da segnalare la vittoria del World Light-heavyweight Title da parte di Jimmy Jacobs.
E infine, direttamente dalla tedesca wXw, la notizia che Bryan Danielson (eh già, ancora lui...) si è laureato wXw World heavyweight champion sconfiggendo Bad Bones dopo lo stop dell'arbitro, nel corso dell'annuale 16 Carat Gold Tournament, dopo che lo stesso American Dragon era stato eliminato al secondo turno da Zack Sabre Jr.
Il 16 Carat invece, è stato vinto da Shingo, che ha battuto in finale Drake Younger, concludendo questa quarta edizione del torneo, mai come quest'anno profondamente improntato allo Strong style.
Direttamente dalla PWG ci giunge notizia della line-up del prossimo show, "Ninety-Nine and One-hundred", con una card che si preannuncia a dir poco orgasmica e può vantare tra i nomi annunciati, oltre ai soliti Chris Hero, Roderick Strong, Austin Aries, El Generico...anche Paul London, Colt Cabana (dunque confermati dopo la recente apparizione a febbraio) e i Motorcity Machineguns; PWG che dunque cercherà di infilare il terzo grande show consecutivo dopo i primi due del 2009, per recuperare la fama un pò logorata da un pessimo 2008, di seconda miglior indy americana dopo la ROH dal punto di vista qualitativo.
Infine, spostandoci dall'altra parte dell'Oceano Pacifico, giunge la notizia che il leggendario Kenta Kobashi potrebbe essere pronto per tornare sul ring full time: Kobashi era tornato sul ring nello show del Budokan del 1 marzo affrontando e sconfiggendo Masao Inoue, nello stesso show che avrebbe visto ben due cambi di titolo: KENTA nuovo GHC Jr.Champion e Akiyama nuovo GHC Heavyweight Champion, sconfiggendo rispettivamente Nakajima e Sasaki, due risultati che potrebbero sancire la fine (almeno nel breve periodo) della collaborazione tra NOAH e Kensuke Office.

"See you in another life, brother!"

 
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