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Feb09

THE DIRECTOR'S CUT - You can't change the machine

Tre anni dopo la celeberrima Pipebomb di CM Punk siamo di nuovo al punto di partenza. Puoi cambiare la WWE per un giorno, per un mese, ma la WWE non cambierà mai davvero... Fai ciò che vuoi, you can't change the machine

Circa un anno fa tornai a scrivere dopo lungo tempo per parlare di una WWE sconclusionata e spenta in vista di WrestleMania 29, andando in cerca di soluzioni che avrebbero potuto rendere l'evento entusiasmante e memorabile. Ovviamente però, nessuna di esse si avverò e l'evento seguì esattamente i (piatti) binari previsti. Ora siamo in piena Road To WrestleMania 30, il trentennale del PPV più importante della disciplina, e la WWE non solo è ancora egualmente sconclusionata (brancola nel buio senza una direzione, cambiando piani continuamente), ma la situazione è addirittura ancora più desolante. Talmente desolante che persino CM Punk, non solo una delle superstar più popolari, spontanee e talentuose, ma soprattutto colui che è sempre stato il primo esponente del "cambiamento" in WWE, cambiamento che in parte era anche riuscito ad ottenere, colui che si era erto ad ambasciatore dei fans... ha deciso di arrendersi. Di andarsene a casa.

Se avete visto il DVD di CM Punk "Best in The World" concorderete con me nel definirlo uno dei migliori prodotti che la WWE abbia mai realizzato. E' coinvolgente, autentico, e racconta la storia di CM Punk esattamente così com'è, in maniera vera, completa e trasparente. Una storia che raggiunge l'apice con la storica "Pipebomb" e si conclude con l'epica conquista del titolo WWE a Chicago a Money In The Bank 2011. Dopo anni di sacrifici, il tanto agognato successo finalmente arriva, CM Punk ce l'ha fatta, ha sconfitto il sistema ed è in cima al mondo. E' il lieto fine che questa storia meritava.

Purtroppo così non è stato. Avanziamo velocemente di qualche anno, Febbraio 2014.

CM Punk, poco prima dell'inizio della puntata di Raw successiva alla Royal Rumble 2014, dopo un meeting con Vince McMahon informa la WWE che se ne sarebbe andato a casa e che non sarebbe tornato. Un po’ come un'altra Top Star, di nome Steve Austin, fece nel 2002, Punk "prende la palla e se ne va".

I motivi vociferati? Stress, problemi fisici, rabbia per l'ennesima esclusione dal main event di WrestleMania (un riconoscimento che avrebbe già meritato di ottenere), e risentimento generale nei confronti della compagnia per il booking di WrestleMania XXX. A mio parere la più verosimile, o comunque la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è sicuramente l'ultima. Batista torna in WWE dopo quattro anni di assenza e nel suo primo match si aggiudica addirittura la vittoria della Royal Rumble ed il Main Event del trentennale di WrestleMania che vedrà in palio l'ora unico titolo del mondo WWE. Uno schiaffo in pieno volto a Punk, Daniel Bryan e a tutti i wrestler che danno il massimo tutto l'anno, ed una mancanza di rispetto clamorosa anche ai fans che, giustamente, non hanno esitato ad esternare il proprio disappunto fischiando gli ultimi minuti della Rumble in un'atmosfera a dir poco surreale.

Inoltre, gli indizi lasciano pensare che sia successo qualcosa a riguardo del ruolo che Punk avrebbe avuto a WrestleMania. Punk in realtà già sapeva bene che non gli avrebbero concesso il main event, ma il match in programma per lui (già in costruzione da diverse settimane) era di tutto rispetto: avrebbe affrontato Triple H e con ogni probabilità avrebbe anche vinto, mettendo così fine all'egemonia dell'Authority. Ma dopo la rivolta post-Rumble (a cui persino Mick Foley ha preso parte) avvenuta per Daniel Bryan e l'incredibile supporto che il pubblico ha manifestato nei suoi confronti negli ultimi mesi, la WWE ha finalmente aperto gli occhi e con inspiegabile ritardo ha capito che avrebbe dovuto per forza inserire Bryan in un match di cartello per lo Showcase of Immortals, di modo da fargli avere un momento rilevante e per dare quantomeno un contentino ai fans. Essendo dunque troppo tardi per rimediare ormai al flop della Rumble e visto che il "fantasmagorico" e "attesissimo" main event tra Batista e Randy Orton pare essere intoccabile, la WWE ha ben pensato di cambiare le carte in tavola e dare a Bryan il match contro Triple H (o meglio ridare, visto che il feud con l'Authority era inizialmente suo e avrebbe avuto senso se fosse proseguito su quella strada), lasciando così CM Punk, all'ultimo minuto, totalmente fuori dai giochi. Non solo senza main event, ma proprio senza match, senza feud, senza direzione. A WrestleMania 30. L'evento che dovrebbe essere la celebrazione di chi ha dato tutto per l'azienda, la vetrina dei migliori performer che esistono oggi nel mondo del wrestling. CM Punk, che nonostante diversi infortuni accumulati ha continuato a dare sempre il massimo inanellando un match of the year candidate dopo l'altro. Senza niente. O forse con un inutile match riempitivo con Kane, il che definirei oltraggioso. Tutto questo perché? Per dare il main event di WrestleMania a Batista. Peraltro QUESTO Batista in forma indegna.

Ho letto diversi commenti e opinioni sulla situazione, e ci sono state reazioni a dir poco contrastanti. Alcuni elogiano Punk per essere rimasto fermo sulle proprie posizioni e per aver avuto le palle di farsi sentire, altri invece lo chiamano un egoista ingrato che si lamenta di tutto, altri stanno nel mezzo. Da che parte sto io? Supporto al 100% la sua decisione di andarsene.

Non posso davvero biasimare Punk per la sua linea di pensiero. Sì, Batista è tornato, è una superstar popolare ed è giusto che gradualmente torni un main eventer, è persino un amico di Punk e lui stesso si era detto felice del suo ritorno in WWE, ma non c'era nessuno attualmente che meritasse di vincere la Royal Rumble più di Punk o Daniel Bryan (e quest'ultimo è stato addirittura escluso dal match!). E invece la WWE ha sacrificato i propri talenti, facendo ciò che tutti fino all'ultimo non volevano credere vero, ciò che tutti fino all'ultimo speravano non sarebbe accaduto... riuscendo così a mandare a donne di facili costumi un evento che storicamente è impossibile sbagliare. Incredibile.

CM Punk se n'è andato non perché non ha avuto ciò che lui voleva, Punk se n'è andato perché voleva un cambiamento

Punk, come ben sappiamo, era già pronto ad andarsene nel 2011, ma decise di rimanere per cercare di ispirare questo cambiamento, di ispirare una rivoluzione. Sfortunatamente, non è servito a molto. Certo, sono stati messi un po’ più in risalto alcuni wrestler provenienti dalle federazioni indipendenti come Bryan, Seth Rollins, Dean Ambrose e Antonio Cesaro, e CM Punk ha ottenuto il meritato riconoscimento e si è tolto parecchie soddisfazioni, potendosela vedere con Undertaker a WrestleMania, affrontando The Rock, e stabilendo il record come WWE Champion più longevo degli ultimi 25 anni (anche se a dire la verità durante il suo regno è stato in ogni caso sempre e comunque messo in secondo piano in PPV a favore di John Cena, persino quando quest'ultimo era in un match contro John Laurinaitis, ma lasciamo perdere).

Ottimo, ma... tre anni dopo la celeberrima Pipebomb siamo di nuovo al punto di partenza. Perché Punk era stato dirottato in un match contro Triple H, posto che mesi fa sembrava originariamente congeniale a Bryan? Perché il rientrante Batista doveva andarsi a prendere il posto nel Main Event (che spettava di diritto a Punk), esattamente com'era successo nel 2011 con il ritorno di "Dwayne". A chi torna dopo una lunga assenza (è curioso pensare che se Punk un giorno dovesse mai tornare si ritroverebbe in questa posizione, sarebbe un paradosso se questa fosse la volta buona in cui gli danno il Main Event!) viene riservato un trattamento migliore di chi si spacca la schiena ogni giorno, inutilmente. Quando è il momento degli show che contano, ecco che i "part-timers" irrompono e si prendono il tuo posto, lasciandoti gli avanzi. Che poi potevo capire The Rock, che dopotutto è forse la superstar più popolare di tutti i tempi e fa guadagnare fior di quattrini, ma Batista è sempre stato solo un main eventer come un altro, cosa porta alla federazione? Ah già, è amico di Triple H… Così stanno le cose e il sistema farà sempre quello che gli pare fregandosene della meritocrazia o dell'opinione del pubblico, puoi cambiare la WWE per un giorno, per un mese, ma la WWE non cambierà mai davvero, non c'è niente da fare. A questo punto la vittoria della Royal Rumble doveva essere di Daniel Bryan, e avrebbe anche avuto perfettamente senso permettendogli finalmente di coronare la lunghissima corsa ad ostacoli verso il titolo e chiudendo così il cerchio della sua storia. Ma quando anche uno come Bryan in un momento come quello che sta vivendo non viene premiato, è la dimostrazione che tutti gli sforzi di Punk nel cercare di cambiare questa azienda sono stati vani. Lui personalmente era riuscito a farsi strada per arrivare in cima alla scala, ma era solo una questione di tempo prima che venisse rispedito giù. 

Nel 2013 Punk ha perso in maniera pulita praticamente ogni incontro di grande caratura, contro The Rock (due volte), John Cena, Undertaker e Brock Lesnar, anche se comunque ha sempre messo in scena potenziali match dell'anno. Per cosa? Non solo il suo sogno di essere nel main event di Wrestlemania non si avvererà, ma la WWE addirittura lo sacrifica per cercare disperatamente di rimediare, quando ormai è troppo tardi, ad un errore che non avrebbe mai dovuto o potuto nemmeno commettere (bastava ascoltare le reazioni e il volere di coloro che riempiono le arene ogni settimana), escludendolo persino dal match contro Triple H nel quale per lo meno avrebbe potuto prendersi la rivincita da quell'inspiegabile sconfitta del 2011.

CM Punk probabilmente avrebbe comunque lasciato la WWE alla scadenza del suo contratto a luglio di quest'anno e forse si sarebbe anche ritirato definitivamente. Gli infortuni si fanno sentire. E' malconcio, acciaccato e stremato... Il suo corpo non regge più i ritmi e lui ha perso lo stimolo e le motivazioni di essere il "Best In The World", ha perso la passione e la voglia di lavorare per una compagnia che pensa maggiormente a richiamare vecchie glorie e a puntare sui soliti noti piuttosto che valorizzare i nuovi talenti costruendoli in maniera coerente e costante, una compagnia che pur di rimanere ancorata alle proprie visioni è capace di ignorare il volere dei milioni di spettatori che sono la stessa fonte del loro guadagno e della loro esistenza, una compagnia che non è in grado di organizzare in maniera degna e coerente nemmeno il trentennale del suo evento più importante, una compagnia che Punk ha provato ad aiutare e cambiare una volta, ma ora si è accorto che in realtà è tutto inutile, non c'è più speranza... una compagnia che, come successo a Punk, sta facendo disamorare tanti appassionati giorno dopo giorno, me compreso.

Punk ha fatto dunque 2+2 ed ha deciso di andarsene. C'è chi critica il modo in cui l'ha fatto, c'è chi lo definisce poco professionale, ma al contrario io personalmente supporto forse ancora maggiormente la sua decisione proprio per il modo. Sarà perché è il mio wrestler preferito, sarà perché caratterialmente mi vedo simile a lui e quindi mi rispecchio un po’ nella sua reazione, ma alla WWE serviva uno schiaffo del genere. Punk che manda tutti al diavolo in questa maniera è il campanello d'allarme di cui la WWE aveva bisogno per darsi una svegliata e farsi qualche domanda, rivalutare il proprio prodotto, forse aprire gli occhi. E' facile accusarlo di essersi comportato in maniera irrazionale e non professionale, ma se ad un lavoratore per qualunque motivo non piace il posto in cui lavora e vuole andarsene, è liberissimo di farlo. Capisco perfettamente la sua frustrazione e lo stimo per aver messo da parte i soldi e tutto il resto in nome dei suoi ideali, e per il fatto che possa permettersi di ritirarsi alle proprie condizioni. E Punk se n’è andato per noi, più che per se stesso. Non lo fa per i soldi, visto che altrimenti sarebbe potuto tranquillamente rimanere e arrivare a prendere l'assegno di Wrestlemania qualunque fosse stato il suo match. Punk lotta perché ama ciò che fa, e per questo avrà sempre il mio rispetto. Potete definirlo ipocrita per essersene andato come Stone Cold, Brock Lesnar e lo stesso Batista, ma Punk ha lasciato per motivi nobili e altruisti. E anche se uno di questi motivi fosse l'essere arrabbiato per l’ennesima esclusione dal main event di WrestleMania potete chiamarlo egoista, ma ha comunque ragione, lui si meritava e si merita quel posto. Di sicuro non Batista.

Quindi CM Punk se n'è andato. Uno dei pochi veri e propri main eventer affermati, in un'era in cui la WWE sembra essere incapace di costruirne di nuovi, se n'è andato. Ora la WWE deve affrontare la dura realtà che, non solo i "part-timers" su cui fa affidamento nella Road To WrestleMania non ci saranno in ogni show settimanale e house show, ma mancherà anche e soprattutto una delle loro superstar attuali più popolari. Forse si renderanno conto di essere nei guai. Certo, lo show andrà avanti senza di lui, ma sarà difficilissimo colmare il vuoto lasciato da CM Punk, che spesso negli ultimi anni ha rappresentato l'unica ragione di interesse per seguire le piatte e strascicate puntate di Raw e SmackDown. Come Punk stesso già disse tre anni fa, però, purtroppo "la ruota continuerà a girare" e probabilmente nulla cambierà in ogni caso.  

Prima o poi però qualcosa dovrà succedere: arriverà il momento in cui non sarà più possibile fare affidamento sulle vecchie glorie e la WWE si ritroverà senza vere top star che attirino spettatori. Sono anni ormai che i ratings e gli acquisiti dei PPV continuano a calare inesorabilmente e sì, è vero, in maniera diametralmente opposta il titolo azionario WWE si trova proprio ora al suo picco massimo, ma grazie a sponsor, contratti televisivi, ed entrate provenienti da altre fonti e partnership. Forse però la WWE si è dimenticata che tutti questi introiti di “contorno” non potrebbero esistere se venisse a mancare (o calare fortemente l’interesse per) il loro “core business”, la loro fonte di sostentamento primaria: i fans. Cosa succederebbe in tal caso? Forse sentire 70.000 persone che fischieranno totalmente disinteressate il main event del loro show del decennio, sarà un campanello d’allarme sufficiente…

Ma la WWE nonostante tutto potrebbe avere un'ancora di salvezza: il WWE Network. Pensavate che fosse un'iniziativa per venire incontro ai fans e farli risparmiare? Tutt'altro, per come la vedo io è una subdola genialata con l'unico scopo di non perdere spettatori attirandoli con i contenuti storici e potendosi dunque permettere di continuare a offrire un prodotto scadente, e addirittura trarne maggiore profitto rispetto al vendere i propri PPV singolarmente. Mica scemi.

E se da un lato è triste vedere Punk andare via dalla WWE, specialmente per me che sono un suo grande sostenitore, d'altro canto non sono scioccato dalla cosa, non sono nemmeno arrabbiato o deluso. Al contrario ho la sensazione che sia... giusto così. Anche se questo ci precluderà di assistere al Dream Match tra lui e Steve Austin che tutti volevano vedere un giorno, lo Steve Austin a cui Punk è sempre stato paragonato per personalità e anticonformismo, e del quale è finito per ricalcarne le orme anche nel modo di abbandonare la federazione. C'è ancora una minuscola possibilità che CM Punk cambi idea ma personalmente (e lo dice uno che ha speso fior di quattrini per andare a vedere questa WrestleMania 30) spero che non lo faccia. La WWE non fa più per lui. E non vale più la pena battersi per lei.

The reason I’m leaving is you people. Because after I’m gone, you’re still going to pour money into this company. I’m just a spoke on the wheel. The wheel is going to keep turning and I understand that. Vince McMahon is going to make money despite himself. He’s a millionaire who should be a billionaire. You know why he’s not a billionaire? Because he surrounds himself with glad-handed, nonsensical, douchebag yes men, like John Laurinaitis, who’s going to tell him everything he wants to hear, and I’d like to think that maybe this company will better after Vince McMahon is dead. But the fact is, it’s going to be taken over by his idiotic daughter and his doofus son-in-law and the rest of his stupid family.

Queste parole che pronunciò nel suo storico promo di quel giugno 2011 sono vere ora più che mai. Punk aveva già previsto tutto e ha cercato di cambiare le cose. Ha fallito, ma ha fatto del suo meglio. E per questo mi rimane soltanto una cosa da dire:

Grazie, CM Punk.

Spero che questa volta il tuo appello non rimanga inascoltato.

 

(link per commenti: http://www.wrestlingrevolution.it/forum/topic/9016-the-directors-cut/)

 
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