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STRAIGHT EDGE #1 - Chi si loda, si imbroda

Perché Straight Edge? Forse è la prima domanda che vi è passata per la testa appena letto il titolo di questo editoriale. Ed è altrettanto doveroso spiegarvene il motivo. Inutile nascondere che dietro questa scelta vi è sicuramente la mia immensa stima per CM Punk, ma oltre a questo è il concetto che sta dietro lo “Straight Edge”. È infatti uno stile di vita che prevede l'assenza di tabacco, alcool e droghe. E questo editoriale ne ricalca la tenacia nel portare avanti la propria ideologia, in questo caso in totale assenza di pregiudizi e stereotipi che da anni affliggono il mondo del wrestling web. È stata infatti proprio la proporzione immensa di falsità e preconcetti che affligge il mondo del wrestling web a convincermi che era il caso di dire la mia, di far sentire la mia voce.

E così, di getto, tornai a scrivere di wrestling. Anche se mancano pochi giorni ad un evento “importante” per la mia carriera scolastica. In questi mesi di assenza, ho avuto modo di rivedere le mie priorità e tra i piccoli aggiustamenti apportati al mio stile di vita, c’è stata anche la decisamente meno rilevante decisione di dedicare tempo solo al wrestling che mi interessava. Così col passare del tempo, tra un match ROH ed un altro, iMPACT! divenne l’unica trasmissione che seguivo in ambito Major, l’unica che creava in me ancora un certo interesse (benché fosse in calo anch’essa). Seguirono negli ultimi mesi ECW (e il debutto della Hart Dynasty) e SmackDown! (dove poter seguire uno dei miei preferiti, CM Punk e vedere un roster di giovani che crescevano per una volta come Dio comanda). Tre programmi TV settimanali, tre motivi di interesse per il wrestling Major.. Potevo lamentarmi? Certo che sì.

CHI SI LODA, S’IMBRODA.

"In un certo senso, è irragionevole e ingrato essere costantemente scontenti di una condizione in continuo progresso. Ma, in verità, c'è un progresso costante precisamente perché c'è un costante scontento. Se fossimo perfettamente soddisfatti dal presente, dovremmo smettere di inventare, lavorare e risparmiare in vista del futuro." (Thomas Babington Macaulay)

Sarà che sono incontentabile o che più semplicemente ho perso fiducia nel prodotto wrestling in generale, ma io questa gestione apparentemente sensata non me la bevo prima della parola “fine”. Nel corso degli anni ho visto tantissimi giovani talenti lanciati nel roster principale tanto bene da farti pensare che forse stava nascendo la nuova stella di quell’Era e tante volte mi sono dovuto ricredere quasi immediatamente. Ho visto Mr. Perfect, Ted DiBiase, Roddy Piper e Jake Roberts non raggiungere mai l’ambito titolo mondiale, così come, in tempi recenti, Christopher Daniels. Ho assistito alla disfatta di Rob Van Dam, alla delusione per CM Punk lo scorso anno (quella fu sì una bella illusione..), alla deleteria sconfitta di Samoa Joe in quel di Bound For Glory IV e all’annichilimento del push di Randy Orton e della Legacy. E di contro sono stato testimone anche dei riconoscimenti più indecorosi mai visti nel wrestling, come l’affidamento del Main Event di WrestleMania XI a un non-wrestler, l’incredibile considerazione per i personaggi da Reality (qualcuno ha detto The Miz?) e l’impressionante spinta verso i piani alti di Kozlov (peccato, perché vent’anni fa forse..). E forse proprio per questi motivi (e molti altri, che ora sicuramente mi sfuggono) mi viene difficile cantare vittoria di fronte alla prima vera gestione sensata di questo 2009 targato WWE: la Hart Dynasty.

Sì, perché se da una parte stanno facendo veramente un buon lavoro con la stable canadese, soprattutto evitando di buttarla in un Main Roster saturo di Starpower, dall’altra c’è la sensazione che non si stia sfruttando a pieno l’enorme potenzialità del nome “Hart”. Grandi rimandi al Canada, bellissima l’idea della foglia d’acero rosa, del remix della vecchia Theme di Bret. Peccato l’In-Ring, dove Kidd continua a sciorinare lezioni di psicologia, senza però applicare QUELLA manovra. Dov’è la Sharpshooter? È così malvagia l’idea di sfruttare la grande popolarità della manovra (tanto acclamata) per creare quella mixed reaction nei fan? Qualcosa di nuovo, di controverso, di non ben delineato (stavolta voluto però, non di certo un remake del “Caso Cena”), che possa veramente catturare i fan. C’è ovviamente tempo per lavorarci sopra, la stable fondamentalmente è nata da pochissimo ed è chiaro che a questo punto il passaggio successivo è il grande feud in ECW.. E quivi nasce un nuovo problema: fermo restando che molto probabilmente il triangolo Dreamer/Christian/Swagger durerà ancora a lungo e che con Finlay hanno già bello che chiuso, chi rimane al duo canadese da affrontare nel terzo brand WWE? Esatto, considerando che l’unico face di rilievo rimasto è Tony Chimel, direi che la risposta più appropriata sia proprio “nessuno”. Il che non è propriamente un male, sapendo che prima o poi uno tra Christian e Dreamer ci feuda, per forza di cose.. Ma nel frattempo? Insomma, la paura che la stable (che ripeto, sino ad ora è stata gestita bene) venga accantonata per mancanza di un vero avversario contro cui lanciarla c’è. Eh vabbè, mal che vada ripieghiamo su Bourne, continuando un lento ma comunque sensato push..

.. che magari meriterebbe di avere anche CM Punk. E per l’ennesima volta, dopo Extreme Rules, mi ritrovo Punk sfruttare a sorpresa la valigetta del Money in the Bank e vincere il suo secondo titolo mondiale. Per la seconda volta in modo sporco e per la seconda volta senza un vero push alle spalle. Non che mi preoccupi molto la vittoria titolata, ne sono anche contento. È la gestione che mi fa storcere il naso, soprattutto se si va in direzione di quello che fu il fallimentare regno di Punk dello scorso anno. Il copione sembra ripetersi: ancora una volta vince in maniera non netta, ci viene proposto come campione under dog e senza una solida dose di vittorie alle spalle. Il tutto fa presagire un altro regno non di certo esaltante, se non ci fosse l’incognita turn. Perché far perdere il titolo ad Edge in favore di Jeff Hardy e far perdere subito quest’ultimo dopo che Punk ha incassato il MITB? Tralasciando ipotesi di cospirazioni di Vince McMahon ai danni di un Jeff Hardy, non disposto a rinnovare con Stamford, l’unica risposta plausibile (e logica, benché la WWE non ci vada tanto a braccetto in questo periodo) pare essere proprio quella del turn heel per Punk. Il che non può che rendermi felice, se davvero così dovesse essere. La probabilità, a questo punto, di un feud a tre per il titolo mondiale è praticamente altissima, bisognerà solo attendere qualche giorno per vedere delinearsi i ruoli dei tre contendenti e in particolare la situazione di Punk, in bilico tra un rilancio nel roster di SmackDown! da heel e la disfatta del suo regno sulla falsariga di quello dello scorso anno.

E mentre la TNA pareva versare in condizioni ben peggiori (più che altro, in paragone a quanto stava offrendo nei mesi immediatamente successivi a Bound For Glory IV), Foley vince il titolo mondiale TNA, diventa una mina vagante ad iMPACT!, il roster viene sfruttato nuovamente a pieno (ogni talento praticamente ha il suo spot televisivo) e la TNA mi fa contento con il ritorno di Raven e Douglas.. E, anche in questo caso, il timore che non vengano usati a dovere c’è ed è molto alto. Partiamo da The Franchise, che torna in TNA attaccando Daniels e accusandolo di aver ricevuto più di quanto meritasse, mentre lui non ha mai avuto una seconda chance in quel di Orlando. Ciò che più mi lascia perplesso in questo caso è la condizione di Douglas che non calca un ring di wrestling da non so quanto tempo. E se da una parte sono contentissimo per il suo ritorno, dall’altra lo vedo come l’ennesimo ostacolo ad un push sensato di Daniels, che ancora una volta si ritrova bloccata la strada verso il Main Eventing, dopo che le sfide imbastite con Kurt Angle mi avevano fatto ben sperare per l’ex Fallen Angel. Inutile dire che avrei preferito di gran lunga un ruolo marginale di Douglas all’interno del roster, ma ammetto anche che è veramente difficile trovarne uno che potesse ben adattarsi ai talenti del 2009 Hardcore Hall of Famer, se non quello del manager. E anche qui mi viene difficile trovare un nome che necessiti di un manager in questo momento (forse forse i Lethal Consequences se ne farebbero qualcosa, visti i recenti risultati..). Mentre per Douglas brancolo nel buio dell’incertezza post-feud contro Daniels, sembra ben più marcata la strada che percorrerà Raven in questi mesi. Sempre bello rivederlo insieme a Stevie, mi riporta alla memoria tanti ricordi.. così come alcune perplessità. Intanto il rischio che Richards venga nuovamente relegato a semplice sottoposto di Levy, bloccando di fatto tutto ciò che si era creato di buono intorno ad Abyss e il suo terapista Dr. Stevie. E in più la sensazione che il ritorno di Raven sia un po’ campato per aria, non ha dietro una motivazione “solida” come può essere quella di Douglas, anche se l’ex ECW, WCW e WWE rimane legato “storicamente” a Stevie Richards. E intanto si avvicina Slammiversary e probabilmente il PPV fornirà altri importanti pezzi al grande puzzle di iMPACT!, ancora una volta magistralmente mischiato da uno che se ne intende (Russo anyone?).

Insomma, tre show televisivi molto positivi che rischiano di ricadere nella mediocrità se non si pone sufficiente attenzione alla gestione futura di alcune stelle. “Chi si loda, s’imbroda diceva” sempre mia nonna e il rischio per WWE e TNA di addormentarsi sugli allori è sempre dietro l’angolo. E le critiche, questa volta dettate più dal timore che da fatti concreti, come al solito non possono che essere positive per un miglioramento ulteriore del prodotto, meglio ancora se vengono smentite dai fatti nei prossimi giorni. E quindi un’edizione dello “Straight Edge” che potrà sembrare pessimista, forse a giusta ragione visto il clima d’esame che aleggia intorno a me in questo momento, ma che vuole essere solo l’ennesima precauzione contro ogni tipo di delusione o forse l’insano desiderio di essere veramente smentiti per una volta, dopo una serie indescrivibile di “Io ve l’avevo detto”. Ed esattamente come WWE e TNA, di certo nemmeno il sottoscritto è esente da critiche e consigli su questo primo numero del nuovo editoriale di Wrestling Revolution e, anzi, siete caldamente invitati a inviare i vostri pensieri all’indirizzo e-mail Near.Fu@live.com.

In chiusura, volevo ringraziare un po’ di persone. Innanzitutto Rob, che ha indirettamente (almeno credo) ispirato questo editoriale. Dopo 130 numeri credo di aver imparato veramente a “volare alto” (sperando di poter continuare a farlo al tuo ritorno). Sicuramente l’altro mio collega Pier, che ha contribuito (anche se apparentemente con una sola frase) a rafforzare la voglia di cimentarmi in un lavoro impegnativo come un editoriale del genere. E poi potrei continuare in eterno, ma un ringraziamento altrettanto particolare va al resto dello staff di Wrestling Revolution che ha creduto in questo progetto e mi ha permesso di pubblicare quello che spero sia il primo numero di una lunga serie.

Straight Edge. Hard Core.

 

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