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THE WORMHOLE #3 - Steroidi

Uno degli argomenti sempre caldi che si affrontano sul wrestling web riguarda l’uso di sostanze dopanti da parte degli atleti. La WWE, essendo attualmente la federazione con più copertura mediatica, è sempre stata, storicamente, sotto la lente d’ingrandimento per questo problema.

Il primo grosso scandalo steroidi si abbattè sull’allora World Wrestling Federation, più precisamente nella seconda metà del 1992, un anno storico con l’arrivo di Ric Flair nella federazione, la famosa Royal Rumble e il fantastico match tra British Bulldog e Bret Hart a SummerSlam nella cornice di Wembley. Quell’anno però lo scandalo steroidi, sollevato da un inchiesta sul dottor George Zahorian, fece scalpore. Il dottore in questione venne accusato di vendita illegali di prodotti dopanti a tante stelle dello sport USA, tra cui atleti WWF come British Bulldog, i Legion of Doom, Warlord, Barbarian e Ultimate Warrior che pagarono caramente col loro posto di lavoro. Anche Hulk Hogan finì in questo processo nel quale, chiamato a testimoniare, confermò l’utilizzo di tali sostanze. La WWF uscì sostanzialmente pulita da questo scandalo grazie a un termine utilizzato da Vince McMahon: sport-entertainment. La commissione non punì quindi la WWF dopo le dichiarazioni di McMahon dove dichiarò che quello che gli atleti facevano sul ring non era sport, ma bensì intrattenimento unito a prestazioni atletiche. La WWF ai tempi se la cavò con una multa da ben cinque milioni di dollari e questo indusse la federazione a ridurre gli stipendi dei dipendenti del 40%, ritrovandosi tra l’altro senza moltissime stelle.

Questo duro colpo portò a un cambio di rotta a livello di booking. Abbandonati tutti i piani per molti lottatori presenti nel roster, salirono prepotentemente alla ribalta, e con ottimi risultati, atleti come Shawn Michaels e Bret Hart, le due icone che avrebbero dato vita alla “New Generation Era”, facendo cambiare completamente il volto della WWF. Con loro due come volti principali il cambio di booking portò una vera e propria rivoluzione sul ring, che forse sarebbe arrivata più in ritardo senza l’addio simultaneo di così tante stelle.

Questo scandalo però non fece cambiare la politica interna sull’uso di sostanze dopanti o droghe. Col decesso di molti atleti dopo il 2000 e, soprattutto, con la morte di Eddie Guerrero nel novembre 2005, la WWE si trovò nuovamente nell’occhio del ciclone.

La morte di Guerrero portò i mass media americani, e non solo, ad attaccare la WWE colpevole di non prendersi cura della salute dei propri dipendenti. Malgrado la morte di Eddie non sia ricollegabile in modo diretto alle sostanze illegali, il suo passato segnato da alcool, droghe e anabolizzanti ha senz’altro cointribuito a quell’ingrossamento del cuore che portò alla sua morte. L’opinione pubblica e, soprattutto, il Congresso degli Stati Uniti, indussero la WWE ad instituire dei controlli interni sui propri dipendenti, asserendo che un controllo medico avrebbe potuto salvare la vita di Guerrero. Come dargli torto?

Nel febbraio 2006 la WWE comunicò l’inizio della loro “Substance Abuse and Drug Testing Policy”, meglio noto a tutti noi come Talent Wellness Program, un programma per “tamponare” l’abuso di sostanze dopanti, di droghe e di antidolorifici. Da quel momento ai talenti sotto contratto con la federazione di Stamford fu vietato l’utilizzo di tutti i tipi di droga; l’utilizzo di steroidi a scopo non-medico; l’abuso di antidolorifici regolarmente prescritti. La pena iniziale, per un test fallito, prevedeva 30 giorni di sospensioni da qualsiasi tipo di attività; al secondo test fallito i giorni sarebbero diventati 60; al terzo test fallito sarebbe sopraggiunto il licenziamento.

Tuttavia le sospensioni non riuscirono mai a convincere il wrestling web data la presenza in alte percentuali di mid-carder e di pochi main eventer. Tuttavia non a tutti è chiaro che i main eventer, se sotto controllo medico, in linea teorica potrebbero assumere anche Ormone della Crescita senza incappare in sanzioni. Questo perché? Perché in campo medico è previsto l’utilizzo di Ormone della Crescita e di steroidi per la cura di diverse malattie o per accellerare i recuperi fisici. La WWE in quel periodo allontanò dalla federazione un pezzo da novanta come Kurt Angle, reputato dalla dirigenza troppo a rischio visto l’utilizzo massivo di antidolorifici per i suoi problemi cronici al collo. Tuttavia il wrestling web ancora non fu convinto della bontà di questo programma.

Un nuovo scandalo si abbattè sulla federazione con base a Stamford il 30 agosto 2007, quando ben 12 lottatori (Charlie Haas, John Morrison, William Regal, Mr.Kennedy, Umaga, Funaki, Chavo Guerrero, Chris Masters, Booker T, Edge, Simon Dean e Gregory Helms) vennero sospesi perché coinvolti nelle indagini della polizia sulla vendita online di sostanze illegali senza regolare prescrizione medica. Lo scandalo Signature Pharmacy.

Questo scandalo e il caso di omicidio-suicidio di Chris Benoit del giugno 2007, indusse la WWE a modificare ancora il suo monitoraggio interno. Dal primo settembre del 2007 si cominciò ad effettuare controlli anti-doping agli atleti in procinto di firmare un contratto. L’uso di marijuana portò alla sanzione di 1000 dollari di multa e furono aggiunte nuove sostanze proibite da questa politica anti-doping. E da quel momento i nomi dei sospesi sarebbero stati resi pubblici su WWE.com.

Da quel giorno i controlli potevano essere effettuati a sorpresa durante gli show live, tramite apposita comunicazione ai dipendenti che si sarebbero dovuti recare in strutture apposite, mentre un rifiuto del test sarebbe costato subito una sospensione o il licenziamento. La WWE dal 2009 in poi ha cominciato anche ad offrire a sue spese la riabilitazione per alcool e droghe a molti suoi dipendenti sotto contratto - tra cui Umaga deceduto poi nel dicembre dello stesso anno per un arresto cardiaco – ma anche a dipendenti storici come Scott Hall.

Seguendo quanto imposto dal Congresso degli Stati Uniti, anche la Total Non-Stop Action ha dato il via nell’ottobre 2008 alla sua politica anti-droga che prevede 30 giorni di sospensione, non retribuiti, alla prima infrazione e una pena maggiore in caso di reciditività da parte dell’atleta. La politica della federazione di Nashville segue a grandi linee quello che ha adottato la WWE.

La tanto incriminata “immagine” della WWE ha portato, almeno per una volta, a una scelta giusta e doverosa. Gli scandali legati agli steroidi hanno quanto mai modificato l’asset interno della federazione nel corso degli anni. Per quanto potessero essere lungimiranti nel 1992, possiamo essere così sicuri che avrebbero cambiato completamente il modo di intendere il wrestling e lasciato tutto quello spazio che ricevettero Bret Hart e Shawn Michaels, dando il via a un processo di cambiamento così importante, senza quello scandalo? Storicamente gli steroidi e le droghe hanno causato tanti problemi, ma, fortunatamente, sembra che la lezione sia servita a qualcosa. E’ vero che ci sono molti atleti con fisici ancora non del tutto naturali, ma è lapalissiano che rispetto anche a cinque anni fa i fisici “pompati” sono drasticamente calati lasciando spazio a fisici più normali, più umani. L’avere un contatto umano con un proprio dipendente fa sì che la federazione dia un buon esempio a livello d’immagine, ma allo stesso tempo si preserva la salute di atleti che impariamo ad amare, ed odiare, nel corso degli anni. L’offrire aiuto a dipendenti ed ex dipendenti è un gesto nobile, fatto con un secondo fine, ma che porta a risultati soddisfacenti per ambo le parti.
Quello che mi viene da chiedermi è: era così difficile arrivare a un controllo più severo a livello medico? Parliamo di atleti che viaggiano per 300 giorni l’anno, che siano atleti WWE, TNA, ROH, AAA, CMLL o NJPW, sono atleti che danno tutto a livello fisico e che, per forza di cose, assumono antidolorifici per dare il massimo sul ring, per poter guadagnare di più, per poter ambire a spazi migliori. Viene naturale chiedersi se avremmo potuto evitare lacrime per Davey Boy Smith, per Eddie Guerrero, per Umaga, per Test e se ad oggi avremmo potuto ancora goderci su quel ring Chris Benoit, invece di doverlo ricordare non come un grande atleta, ma come un assassino.

Il Wellness Program, attualmente, è la dimostrazione di cosa si sarebbe potuto evitare con un rimedio semplice, logico, doveroso verso chi ti fa guadagnare milioni, chi ti ha reso una multinazionale di successo. Si tratta anche di rispetto nei confronti di noi fans, che ad oggi, avremmo potuto versare assai meno lacrime.

 

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