Domenica scorsa al termine del PPV “Final Resolution” è terminato il contratto che lega Samoa Joe alla TNA. Nulla di irreparabile nonostante l’apparente gravità della situazione, tanto è vero che il samoano ha preso parte alla registrazioni dei
tapings televisivi immediatamente successivi all’evento. E’ molto probabile che presto le parti troveranno un accordo permettendo così a Joe di rimanere nel
roster. Tuttavia questa notizia singolare mi ha dato un interessante spunto di riflessione che vorrei approfondire nel mio editoriale di oggi. Mi piacerebbe parlare della carriera della samoan
submission machine in TNA.
Una storia costellata di ipotesi sfumate, di opportunità sprecate, di sogni infranti e di speranze eternamente rimandate. Un vecchio adagio sostiene che “la storia non si fa con i se e con i ma” ma risulta difficile applicare un affermazione così vera e pertinente in astratto al particolare caso di Samoa Joe nella federazione di Orlando. Il rapporto tra il samoano e la TNA in questi cinque anni e mezzo ha ricordato quelle storie sentimentali sospese tra l’amore e l’odio, tra la travolgente passione in alcuni frangenti e il disprezzo totale in altri. Montagne russe di sentimenti ed emozioni che tuttavia non hanno generato i frutti sperati e invocati perché al termine del 2010 siamo qui ancora una volta pronti a domandarci non solo quale possa essere il futuro di Samoa Joe ma se vi sia addirittura un futuro in TNA per lui. Che cosa non ha funzionato? Perché si è giunti al punto di non ritorno simbolicamente rappresentato dal termine del suo contratto? Si sarebbe potuto fare qualcosa di più? Sono domande legittime che i fans si pongono di fronte alla caduta di quella che solo due anni fa era considerata la stella più brillante del futuro della compagnia. Si potrebbe ipotizzare che le colpe vadano addebitate anche a lui, che sia peggiorato e per questo non più valorizzato dalla TNA. Ma si scadrebbe nella retorica e nell’ipocrisia perché il wrestling è uno spettacolo e nello show business non sempre si viene messi da parte per demeriti effettivi. Allora è operazione più saggia e intrigante andare alla ricerca delle ragioni profonde e sotterranee che hanno portato alla situazione attuale.
Forse il problema della gestione del suo personaggio è stato sottovalutato, in alcuni casi eccessivamente estremizzato o financo sopravvalutato. Difficile stabilirlo. Ciò che è certo è che Joe ha fatto la fine di quel povero protagonista nella nota favola del lupo. A forza di gridare invano “Al lupo!! Al lupo!!” quando non vi era ragione di farlo, nel momento del vero attacco da parte della belva nessuno è corso in suo aiuto perché ormai il poveraccio aveva perso credibilità e nessuno credeva più alle sue parole. Joe non è lontano dal protagonista di quella storiella. Negli ultimi anni si è urlato alla morte del suo personaggio e del suo status di
main eventer più di quanto i nichilisti del novecento abbiano dichiarato morto Dio. Ogni avvenimento ritenuto scandaloso, ogni sconfitta contro avversari non all’altezza e ogni situazione considerata imbarazzante sono divenuti motivi di pesante critica nei confronti di coloro che ne curavano il personaggio all’insegna di slogan quasi elettorali come “Joe non ha più credibilità” o “Joe ormai è bruciato”. Così i fans, con il passare del tempo, si sono mitridatizzati all’idea di un Joe mai seriamente sfruttato dalla compagnia e destinato a ruoli di secondo piano. Hanno accettato che Joe non potesse aspirare ad essere il trascinatore della federazione perché probabilmente qualcuno lo meritava più di lui. Così pochi, pochissimi hanno trovato scandaloso il
job del samoano nei confronti di Lashley, all’epoca momentanea passione della Carter, a
BFG 09. Non perché non avessero più fiducia in Joe o perché non lo stimassero più come wrestler. Semplicemente dopo anni e anni di scellerata gestione del suo personaggio ormai il pubblico si era abituato a vederlo sconfitto negli eventi più importanti. In questo modo pochi hanno notato la sua assenza dagli show quest’anno quando tra marzo e agosto di fatto non è comparso ad Impact e quando per 4 PPV di fila non è stato inserito nella
card dell’evento nonostante fosse a disposizione.
Joe è morto(il personaggio s’intende) e molti sembrano accorgersene solo ora, quando è arrivata la notizia del termine del contratto. Come se quanto successo nel 2010 non fosse bastato, come se le tre sconfitte consecutive in PPV non fossero un segnale inequivocabile del (dis)rispetto che questo managment ha nei suoi confronti. Purtroppo non vi sono gli estremi per considerare questo fatto una notizia rilevante dato che non si riesce ad intravedere la novità. Dove sarebbe la news? Joe è mal trattato dalla TNA dal 2007, da due anni prima che arrivassero Hogan e Bishoff, e non si riesce a comprendere perché proprio ora ci si accorga della situazione. Forse perché a distanza di tre anni si è potuto constatare che promesse di attesa per un futuro che lo avrebbe visto protagonista si sono rivelate false e irrisorie. Joe è l’amante sempre rifiutato, quello che costringe l’amato di turno ad inventarsi giustificazioni ridicole e al limite della decenza per evitare di pronunciare chiaro e tondo il rifiuto perché sembrerebbe maleducato. Per anni a coloro che criticavano la gestione di Joe era stato detto di attendere perché “ora bisogna lanciare Angle che è appena arrivato in TNA e porta più spettatori di Joe”(ma Impact negli ultimi tre anni ha mantenuto più o meno lo stesso bacino d’utenza), “ora bisogna puntare su Christian Cage perché è il miglior wrestler sulla piazza al momento”(salvo poi traslocare alla concorrenza un anno dopo perché stanco anche lui di passare continuamente dalle stelle alla stalle), “adesso vincono i vecchi ma poi tocca ai giovani così diventeranno main eventers credibili e affermati”(i MEM si sono sciolti per faide interne e nessun giovane ha mai sconfitto seriamente un veterano. Come se il PD si prendesse i meriti della crisi di governo…) e “adesso sono appena arrivati Hogan e Bishoff ed è normale che puntino su wrestlers famosi che già conoscono ma dopo lanceranno AJ e Joe e tutti gli altri giovani”(è passato un anno dal loro arrivo e Joe che un anno fa lottava per il titolo mondiale adesso non ha neanche più un contratto mentre AJ da campione mondiale imbattuto è passato all’essere sconfitto pulito da Doug Williams per il titolo TV).
Il tempo è galantuomo e infatti ad anni di distanza si può affermare senza possibilità di smentita che coloro che all’epoca ponevano dubbi e criticavano l’operato della TNA per la gestione di Samoa Joe ci avevano visto giusto, che le giustificazioni fatte passare per razionali e distaccate spiegazioni delle scelte a lungo termine dei bookers altro non erano che mere scuse per ogni stagione. Joe si ritrova ora in un limbo condannato a non essere né un main eventer affermato né un
mid-carder da trattare con indifferenza, non abbastanza importante da vedersi rinnovato in tempo il contratto ma non così poco utile da meritare di essere lasciato andare. Certamente non mancheranno coloro che proveranno ad instillare qualche goccia di speranza nel pubblico dichiarando che è solo una questione economica e che presto Joe tornerà ad occupare il main event. Ma non ci crede più nessuno perché troppe volte siamo stati delusi dalla TNA che ci aveva illuso di voler davvero puntare sul samoano prima di umiliarlo nuovamente promettendo vendette che mai sono arrivate. Non ci crede neanche lo stesso Joe che ormai è disilluso, è come la Sally dell’omonima canzone di Vasco Rossi. Cammina nel
backstage “ senza nemmeno guardare per terra, Joe è un uomo che non ha più voglia di fare la guerra, Joe ha patito troppo, Joe ha già visto che cosa ti può crollare addosso! Joe è già stato "punito"...
per ogni sua distrazione o debolezza(…)”. Come Sally, anche Joe è stato sfruttato con promesse di gloria mai mantenute prima di essere abbandonato per correre dietro alla stella di turno, anch’essa infedele e instabile e pronta a lasciare tutto e tutti per inseguire i propri successi(Cage docet).
La TNA vive di emozioni passeggere ed effimere, di innamoramenti che durano lo spazio di pochi mesi e che procurano danni i cui effetti risentiamo ancora oggi. Potrebbe apparire esagerato e retorico accostare termini amorosi a strategie aziendali ma non è colpa del sottoscritto se la direzione del managment TNA non ha avuto nulla di razionale negli ultimi anni e ha rimembrato il comportamento irrazionale e per certi versi schizofrenico di un amante che ama troppo e male. Le infatuazioni per Lashley, poi licenziato in tronco su suggerimento di Bishoff e Hogan, e Cornette, chiamato per aiutare la TNA tre mesi prima di assumere anche Russo, suo acerrimo rivale, o i
push per Tomko e Booker T poi rilegati a ruoli di terzo piano e costretti a lasciare la compagnia non hanno nulla a che vedere con il business in senso stretto, con scelte commerciali a lungo termine. Joe in tutto questo non ha mai alzato la cresta, non ha mai protestato, non ha mai scritto invettive via web tramite un blog(come faceva Shelley nel 2006 o come faceva AJ attaccando la politica TNA in interviste on-line), non ha mai rifiutato di fare qualcosa che la compagnia gli ha chiesto, non ha mai flirtato con la WWE(come hanno fatto gli scontenti Kazarian, Monty Brown, Lance Hoyt, Chris Harris, Senshi e Killings nel tempo), non ha mai fatto un
promo anti TNA in uno show indipendente. Nonostante ciò, Joe non è mai stato seriamente considerato dalla TNA che gli ha sempre preferito l’usato sicuro per giungere a successi che non sono mai arrivati. Nel 2007 la TNA si arrabbattava tra l’1.0 e l’1.2 e lo stesso fa oggi dopo anni in cui al centro dell’attenzione ci sono stati i vari Angle, Cage,Sting, Foley, Jeff Hardy e RVD. Evidentemente la politica delle stars non ha pagato e i numeri sono lì a dimostrarlo inesorabilmente.
La verità è che la TNA non ha mai veramente compreso Joe. Inizialmente il suo personaggio piaceva al pubblico perché era “
cross the line” prima ancora che il termine “cross the line” venisse coniato da Russo. Era un precursore senza sapere di esserlo e il pubblico lo adorava per questo suo essere in bilico tra bene e male, tra la violenza gratuita e una guerra giustificata. Il resto della sua popolarità gliela regalavano i suoi incontri a cinque stelle, in qualunque contesto e contro qualunque tipo di avversario. Non solo AJ Styles e Daniels ma anche Kurt Angle, Scott Steiner, Rhino e Monty Brown. Con Joe sul ring ci si divertiva perché il suo stile
stiff con una spruzzatina di MMA era qualcosa di assolutamente nuovo per il main stream americano, così come lo era l’agilità da high flyer consumato di un atleta grasso e grosso che altrove sarebbe stato utilizzato unicamente come wrestler di potenza. Il samoano non era solo
in-ring ability e nel 2006 aveva mostrato ottimi doti al microfono(con discorsi mezzi
work e mezzi
shoot), in particolare in quel memorabile promo contro Jarrett in cui urlò come se fosse posseduto “Joe’s gonna kill you!! Joe’s gonna kill you!!“. Dalla perdita della sua
winning streak contro Angle Joe non si è mai veramente ripreso, non ha più riconquistato quel calore e quel trasporto del pubblico che quasi non permetteva ai telespettatori di ascoltare i suoi promo quando era nell’Impact Zone a parlare(vedere per credere un promo ad Impact di fine settembre 2006 contro Cage)e non ha più ottenuto la considerazione che godeva allora anche presso la severa critica del web, che lo aveva innalzato sull’altare del wrestling dopo il leggendario incontro disputato in ROH contro Kenta Kobashi.
Nel momento più bello della sua carriera, ovvero la faida con Kurt Angle che lo aveva portato all’apice della sua fama e della sua credibilità, la TNA ha deciso di non investire più su di lui. Troppo ghiotta la tentazione di incentrare lo show attorno ad un wrestler così noto e apprezzato come Kurt Angle per lasciarsela sfuggire. Così la Carter immaginando poco credibili scenari di scalata alla WWE decise di prostrarsi dinanzi a Kurt e di assecondare ogni suo capriccio, ivi incluso anche l’assunzione della moglie e la detenzione di tutti e tre i titoli della compagnia. Pazienza se il prezzo da pagare era l’ennesimo job di Samoa Joe, relegato nella BFG che avrebbe dovuto vederlo protagonista assoluto ad un match contro Cage che i due seppero trasformare nel candidato
MOTY 2007. In quel periodo però Joe era ancora rispettato e trattato come un possibile futuro campione, tanto è vero che Russo, booker che comunque non ha mai stravisto per lui, provò a cambiarne il
character mischiando realtà e fantasia. Gli fu affiancato Kevin Nash in seguito ad un promo shoot da brividi del samoano durante TP 07 in cui aveva verbalmente distrutto i giochi politici dei veterani e i favoritismi eccessivi di alcune superstars. La TNA invece di scandalizzarsi, in pieno Russo/Heyman style cavalcò la vicenda controversa e la trasformò in
storyline. Nash insegnò a Joe le tattiche e le strategia della politica da backstage con l’originale idea di ricattare Cornette per avere un match titolato e di firmare solo dopo lunghi tentennamenti e rinvii. I fans però non apprezzarono e si lamentarono sul web. Così Joe, che la TNA aveva fatto diventare campione ai danni di Angle, ritornò al personaggio di un tempo, a quello della samoan submission machine distruttrice.
Ma ancora una volta sul più bello, durante il regno da campione mondiale, la TNA non volle credere totalmente in lui. Joe vinse per
DQ a Victory Road contro Booker T, vinse per interferenza di JJ ad Hard Justice e sempre grazie all’aiuto fondamentale di Double J a No Surrunder. Joe da macchina da guerra imbattibile era diventato un campione mondiale simil JBL capace di vincere solo per DQ o in modo sporco con l’aggravante di avere poco, pochissimo spazio ad Impact per sviluppare faide degne di questo nome. Il motivo era che Sting aveva iniziato un interessantissima crociata contro i giovani che aveva coinvolto grandi personalità come Jarrett, Nash, Foley ed AJ Styles. Joe era stato scelto per rappresentare i giovani e sfidare Sting con il titolo mondiale in palio a BFG. Sembrava dovesse essere la notte della sua consacrazione e invece finì con l’essere l’inizio effettivo della sua fine come main eventer. Sting vinse il titolo grazie a Nash e da lì nacque la Main Event Mafia, una
stable di veterani campioni che avevano l’obiettivo di controllare la compagnia. Molti difesero la scelta malsana della federazione perché era nata una storyline molto appassionante e perché alla fine della storia i giovani avrebbero prevalso, con tutti gli onori e la gloria che ne sarebbero conseguiti. Si diceva che poteva essere una storyline dell’importanza pari a quella dell’NWO in
WCW e che una situazione del genere valeva bene una sconfitta sporca di Joe a BFG.
A distanza di due anni da quegli avvenimenti i MEM non esistono più da un anno. Non hanno fatto registrare aumenti di
ratings, non hanno dato vita a nessuna storyline memorabile(Bubba Ray e Devon finirono in un main event di un PPV) e per di più quattro membri su cinque di quel gruppo oggi non fanno più parte del roster(Steiner,Booker T,Nash e Sting). In compenso hanno sconfitto più e più volte future stelle della compagnia come Joe,AJ, Lethal e i MCMG senza che questi potessero vedersi restituire i job da loro concessi. Joe inizialmente contrastò con AJ la stable, prima di essere massacrato e messo fuori gioco per un paio di mesi(in realtà per mancanza d‘idee). Tornò con un nuovo personaggio, quello della Nation of Violence(mai approfondito il tema) che avrebbe dovuto riportarlo ai fasti violenti e aggressivi di un tempo. Neanche il tempo di un piccolo push che Joe finì, tra la sorpresa generale, a far parte dei MEM con un
turn heel insensato che avrebbe dovuto riportare l’attenzione su di lui. All’epoca fui uno dei pochi a lamentarmi dell’insensatezza di una scelta che invece veniva lodata trasversalmente da più parti come una “meravigliosa e inaspettata sorpresa alla Russo”. Joe che avrebbe potuto essere rappresentato come una spia interna della Front Line nei MEM o che avrebbe potuto interpretare il ruolo di ribelle/traditore che fu di Sting e Batista in Four Horsemen ed Evolution, solo due mesi dopo quel turn si ritrovò in PPV ad affrontare Homicide per il titolo X-
Division. E a quattro mesi di distanza a
jobbare pulito, con tanto di svenimento, a Lashley a BFG. Come al solito la TNA ha avuto la giusta intuizione ma non è stata in grado di passare dalla suggestiva ipotesi alla realtà dei fatti.
Il resto è storia recente ma è impossibile non notare come la TNA sia sempre arrivata sul punto di lanciare definitivamente Samoa Joe senza però riuscire a fare lo step successivo, senza essere in grado di trasformarlo in una stella del suo firmamento. In fondo lo stesso destino è in parte toccato ad AJ che però con l’ausilio di Flair e il più lungo regno titolato in TNA sembrava aver raggiunto quel traguardo. I recenti insuccessi in parte smentiscono quanto compiuto nel 2010 ma nulla tolgono al fatto che AJ sia stato comunque parte integrante e fondamentale di Impact nell’ultima annata. Perché a Joe non sia stato possibile concedere almeno il contentino di una presenza costante e relativamente importante è difficile da chiarire. Probabile che la posizione comunque vantaggiosa di AJ dipenda dalla simpatia di Hogan nei suoi confronti mentre Joe rischi di fare la fine di Daniels, altra storica bandiera TNA allontanata dal magico duo, di Nigel McGuinness, derubricato a ridicolo
jobber e portato persino all’esaurimento nervoso, o di Eric Young, costretto ad accettare un contratto economicamente più basso per evitare il licenziamento.
E’ vero, Joe in futuro potrebbe vincere un altro titolo mondiale, tornare nel main event o regalare un altro Moty ma ormai si ha la sensazione che il treno sia già passato e che sia troppo tardi anche solo per salirci in corsa. La TNA ha avuto l’occasione di creare un personaggio fuori dagli schemi che avrebbe potuto diventare un suo simbolo come Sandman o Raven lo furono per l’ECW. Nessuno asserisce che Joe al top avrebbe quadruplicato gli ascolti(anche l’ECW fallì ma non per questo rinunciò a costruire campioni che ancora oggi godono di grande popolarità) ma almeno ora la TNA potrebbe contare su un main eventer futuribile di grande duttilità e talento innegabile. Al momento sembra puntare forte su Anderson e Pope che sono due ottimi entertainer ma che sul ring lasciano a desiderare mentre Jeff Hardy(stranamente presentatosi in condizioni fisiche oscene al PPV mettendo a rischio il main event…) campione fa ridere e basta e suscita più che altro tenerezza. Curioso notare come nel 2006 mentre Jeff Hardy veniva battuto da Robert Roode Joe era impegnato nel main event a dominare l’allora campione Jeff Jarrett. Ora le posizioni si sono ribaltate ma purtroppo allo scambio dei ruoli non è corrisposto anche una trasfusione del talento. Jeff Hardy rimane una divertente bootch machine di difficile controllo fuori dal ring mentre Joe un ottimo
worker capace di rendere accettabile anche un submission match contro Jarrett.
Sono scelte la cui matrice è ben individuabile nei gusti e nella visione di wrestling del duo che ha rivoluzionato(in negativo) la TNA nell’ultimo anno. Uomini grossi e muscolosi, entertainers e wrestlers mediocri e persino l’X-Division title lasciato nelle mani di una
gimmick pacchiana e inguardabile interpretata da un wrestler il cui valore in ring è pari alla simpatia suscitata dalla
valletta che lo accompagna. In questa TNA estetizzante, anacronistica e che strizza l’occhio alla WWE di McMahon Samoa Joe, il wrestler prototipo di ciò che non piacerebbe a Vince e dunque ad Hogan, non ha motivo di esistere, è un pesce fuor d’acqua, è una sorta di “genio incompreso“. Forse non rinnoverà e tenterà fortuna in WWE visto che a Danielson non è andata poi così male. Forse ritornerà al suo vecchio grande amore, ovvero la ROH, e ritornerà a regalare capolavori per i suoi fans. Forse rimarrà in TNA e per il bene economico della sua famiglia accetterà di rimanere in disparte mentre lottatori che non hanno neanche la metà delle sue qualità gli ruberanno la scena e tenteranno invano di condurre una compagnia schizofrenica e contradditoria alla gloria dei ratings. Da suo estimatore non so neanche bene cosa augurarmi per lui perché dopo tre anni di prese in giro e delusioni diventa difficile distinguere ciò che realmente è Joe da ciò che sarebbe potuto essere e non è stato. Forse passerà per la testa a Joe che “"forse la carriera in TNA non è stata tutta persa, forse qualcosa si è salvato, forse davvero non è stato poi tutto sbagliato, forse era giusto così?". Ma Joe non è Sally e no, non è stato giusto così. Anzi. Esattamente l’opposto.
A tra due settimane con l’ultimo numero del 2010 che come al solito ospiterà i miei voti e i miei premi riguardanti i protagonisti TNA nell’anno appena passato.
Ciao a tutti