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WWE INSIDER #66

 

HE'S THE MAN.
 
Strano eh? Basta tornare ad inizio 2011, ad eventi come la ventiquattresima Royal Rumble della storia o WrestleMania XXVII, per scorgere un CM Punk a capo di un Nexus che senza Wade Barrett pareva aver perso la linfa vitale. E infatti così fu. Il Nexus dall'insediamento di CM Punk come nuovo comandante non ha concluso granché; difatti non stupisce che i suoi membri gravitino nel mid-carding o ancor più sotto. Ma guardiamo dov'è ora il capitano che ha portato praticamente alla rovina i suoi accoliti. 
 
E' in quel di Raw ogni settimana con una scintillante cintura che gli cinge la vita, e non una qualsiasi, ma quella di campione WWE; è amato dal pubblico e considerato dalla maggior parte di esso il "Best In The World", come lui si autodefinisce. E' stata la rivalità con John Cena, simbolo della federazione, e dunque la rivalità con la federazione stessa a far emergere Punk quale atleta di grandissimo calibro sul ring e al microfono. Certo, non che prima lo si stimasse al pari di un Ezekiel Jackson qualsiasi, ma di certo non aveva la fama e il seguito che ha oggi; probabilmente nel periodo post-WrestleMania qualcuno a Stanford si è convinto a dare un po di spazio al ragazzo di Chicago, il quale certamente non ha deluso e ha dimostrato che oltre a essere bravo sul ring è in grado di far guadagnare un bel mucchio di soldi alla sua azienda. Basta dare un'occhiata agli spettatori degli show WWE per accorgersene, da Money In The Bank (non quello che gli regalò un regno da campione abbastanza deludente vinto a WrestleMania XXIV, mi riferisco all'edizione 2011 del PPV) gli spalti si sono letteralmente tinti del bianco della maglietta dello Straight Edge One. 
Sicuramente ciò è stato un fattore per il quale la WWE ha deciso di tenerlo al vertice della federazione fino alla consacrazione avvenuta con la vittoria del suo secondo titolo WWE a Survivor Series. E così, più o meno verrebbe da dire, arriviamo ai "giorni nostri". Giorni nostri nei quali come da titolo CM Punk è il volto della WWE. Personalmente applaudo quest'ultima per la sua gestione e chiaramente applaudo anche il Second City Saint per essere andato a prendersi lo spazio che a mio avviso merita. Dopo quest'ultima frase digressiva passo a parlare dell'attuale situazione che gravita attorno al WWE Championship e, di conseguenza, di Punk. Ad un feud con Chris Jericho che pare praticamente già annunciato ma che tarda ad arrivare, o meglio, che non è stato immediato come credevano quasi tutti, per merito di un grandioso Y2J che riesce (molto bene) a intrattenere pur senza far nulla, si contrappone quello attuale con John Laurinaitis e, se proprio vogliamo, con un Dolph Ziggler che sembra ancora non essere indirizzato verso il titolo massimo, nonostante lo abbia già vinto, se di vittoria si può parlare in quella nefasta occasione. 
 
Infatti tutte le vittorie che #Heel Zig ha ottenuto sul campione sono avvenute per intromissione del GM non più tanto ad interim di Raw. Stando ad alcune news e anche agli avvenimenti riguardanti la stessa, tale rivalità dovrebbe riprendere quella passata tra Stone Cold Steve Austin e Vince McMahon. Operare un confronto tra le due è per me impossibile in quanto ai tempi della prima in ordine cronologico il wrestling era cosa a me ignota; però penso di poter dire che il feud Punk-Luarinaitis mi sta coinvolgendo, soprattutto alla luce di quanto avvenuto nell'ultima puntata dello show rosso. Sia il WWE Champion sia il GM hanno tirato fuori due promo convincenti che hanno portato la storyline su binari a me parecchio graditi, a causa soprattutto dello sfogo di John Laurinaitis che a differenza di quello di Punk non mi aspettavo, ma che comunque ho gradito. Mi è piaciuto il modo in cui ha rotto gli schemi uscendo dal personaggio del Businessman sempre tutto d'un pezzo per esternare i suoi pensieri. 
 
Mettendo un attimo da parte questa lodevole storyline, vorrei parlare dell'altro che sta succedendo in WWE. A cominciare da un argomento che forse a non tutti interessa: NXT. Con la centesima puntata dello show mi aspettavo fuoco e fiamme, specialmente dopo l'annuncio di Matt Striker nella numero 99. Dal match senza squalifiche, mea sententia come dicevano gli antichi romani, era lecito aspettarsi molto di più che un normalissimo match con qualche spintarella sulle balaustre. Pur considerando che uno dei due partecipanti era Titus O'Neil, uno che di certo non fa parte dell'elite in quel di Stanford, come del resto non ne fa parte nessuno ad NXT. Ad ogni modo "Il tizio che abbaia" ha effettuato un turn heel che a livello di motivazioni può anche starci, ma che non lascia intravedere grandi piani per lui.
 
In più, rimanendo nell'ambito degli ingranaggi che non stanno girando bene, non si può non citare il brutto periodo di SmackDown! da qualche settimana a questa parte, show nel quale si sta vedendo una gestione di Daniel Bryan che mi sta facendo ricredere sul mio "Wow" iniziale, ma che spero si risolleverà superate le rivalità con i giganti, e un prodotto restante che comunque non entusiasma; a cominciare dall'ultra-anonima faida tra Ted DiBiase e Hunico passando per le troppe apparizioni recenti del leprecauno Hornswoggle concludendo con un Cody Rhodes praticamente senza avversari.
 
Tornando a Raw, invece, ammetto che i recenti show mi stanno attirando molto, in particolare l'avvicinamento di John Cena all'odio mi sta colpendo in positivo, il segmento con il Marine che ha quasi distrutto il neo campione degli Stati Uniti è stato davvero gradevole; come lo è stato quello iniziale tra Dolph Ziggler e un Mick Foley che finalmente ha un impiego più serio di quanto possa essere il travestirsi da Babbo Natale o far rivivere i momenti più imbarazzanti della vita di John Cena.
Parlerei poi brevemente di Chris Jericho. Mi preme parlarne, mi preme fargli i complimenti perché io sono solo uno dei milioni di persone che ne parlano. E cosa ha fatto per far parlare di se? Nulla. Questa per me è una dote grandissima di Y2J, riuscire a far parlare di se qualsiasi cosa faccia. Difatti c'è chi lo critica per non aver detto nulla, c'è chi come me lo acclama per lo stesso motivo. Nel bene o nel male, se ne parla.
 
In chiusura, torno all'argomento principale dell'editoriale: CM Punk. Un concetto che vorrei esprimere e che non ho espresso in precedenza è che The Voice of Voiceless rappresenta per me una possibilità per avere un lungo regno da campione del quale non c'è traccia nei tempi recenti. Forse proprio perché nessuno dei precedenti detentori del titolo poteva evitare di stufare non tutti ma una larga fetta dei fan dopo quei due-tre mesi di regno, ma forse CM Punk può, perché come da titolo... He's the Man.

 

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