Carissimi amici di Wrestling Revolution, negli ultimi giorni abbiamo avuto l’onore e il piacere di intervistare uno degli esperti numero uno in Italia della nostra disciplina preferita, il conduttore di WWE News, Stefano Benzi. Con lui abbiamo chiacchierato piacevolmente a proposito di vari argomenti, vediamo nel dettaglio le risposte che Stefano ci ha concesso…
Caro Stefano, innanzitutto è un onore per noi di Wrestling Revolution svolgere un'intervista con un esperto come te…
Il piacere è mio. Ma non sono un esperto, sono solo un appassionato.
Per prima cosa vorrei chiederti: Come è nata la tua passione per questo mondo?
Con la televisione e la curiosità. Ho sempre avuto passione per tutto quello che gli Stati Uniti rappresentano in termini di sport e spettacolo. E quando ho scoperto il wrestling raccontato da Dan Peterson è stato amore a prima vista. Da lì ho cominciato ad approfondire le cose: mi sono sempre piaciuti i meccanismi narrativi legati al wrestling americano, i trucchi, quello che immagini ma non vedi, le storylines e tutto quello che non passa attraverso la televisione ma devi sforzarti di intuire.
Hai commentato per le TV locali il catch giapponese: che differenze ci sono tra il puroresu e il wrestling americano?
Il Giappone offre meno narrativa e più fisicità. In compenso c’è più tradizione e un pubblico molto più rispettoso e competente. Non sono mai stato in Giappone a vedere wrestling ma ho visto qualche loro show in Europa e ho trovato una professionalità straordinaria. Parlare per 15 minuti con Antonio Inoki è stata una delle emozioni più grandi della mia vita perché la persona lascia trapelare quello che è il suo stesso mito, è un uomo molto affascinante. Gli americani sono più avvicinabili, più divertenti, e molto più abili sotto l’aspetto della produzione televisiva e del marketing. Di conseguenza in Giappone puoi apprezzare uno show più artigianale e curato, ma gli show americani sono davvero straordinari per la capacità con la quale organizzano, scrivono, incastrano e rendono credibili storie che sulla carta sono difficili anche solo da pensare. Figuriamoci da mettere in pratica.
Di chi è stata l'idea della vostra grande trasmissione su Sport Italia?
Del mio direttore di rete, Bruno Bogarelli che aveva portato per la prima volta in Italia quando era un dirigente di Mediaset il wrestling in chiaro in Italia facendolo commentare a Dan Peterson. La sua idea di un notiziario di wrestling che approfondisse caratteri, personaggi e storylines è piaciuta anche agli americani. Io ci ho messo del mio con qualche idea, un po’ di organizzazione e la passione che ho. Ma l’idea era eccellente, e chiunque altrettanto appassionato avrebbe potuto renderla in tv meglio di me. Io d’altronde ero l’unico appassionato di wrestling a Sportitalia. E la scelta sotto un certo aspetto è stata quasi obbligata…
Voi trattate il wrestling come sport mostrando schede sulla carriera dei lottatori e sulle varie tecniche. Ma, a tuo parere, la componente spettacolo quanto conta?
Lo facevamo all’inizio. Volevamo creare una base di partenza con la quale ‘preparare’ i nostri telespettatori e fare un percorso con loro, che iniziasse da zero. Ora non c’è più bisogno di molti apprendimenti. Esistiamo da quattro anni e tra poco festeggeremo la trasmissione numero 1000. Ma quell’approccio è stato molto utile: perché il nostro scopo non era avvicinare chi il wrestling lo conosceva già e aveva le sue idee in proposito. Anzi… credo che quel genere di pubblico non mi sopporti. E sinceramente nemmeno mi dispiace. Il mio scopo era avvicinare chi del wrestling non sapeva niente, chi non capiva i dialoghi, e chi a parte la bizzarria dei personaggi o delle storie volesse vedere qualcosa di più. Insomma, una chiave di lettura diversa, non sostitutiva ma integrativa a quanto i fans possono vedere sulle altri reti dove il wrestling è ben presente e prosegue da anni secondo canoni più tradizionali.
Qual è il lottatore WWE che hai sempre amato e che ami ora?
Bret Hart e Undertaker sotto un aspetto storico sono quelli che ho amato di più. Ora amo molto Triple H, già da qualche anno per la verità, Jeff Hardy, Paul London, Batista, John Cena... insomma credo si sappia. I miei commenti in tv credo lo facciano capire...
Secondo te, Randy Orton è davvero pronto a prendere le redini dello show rosso oppure ci sarà il ritorno di un HHH o di un Cena?
Randy è sicuramente maturo, ma credo che non sia l’unico già maturo per ulteriori traguardi oltre a Cena, Triple H. Jeff Hardy, se non fa altre stupidaggini, può puntare sui titoli grossi, mi aspetto da un momento all’altro un rilancio di Umaga, e non sottovaluterei Chris Jericho e Punk che ha una valigetta da mettere a frutto
Come giudichi il suo regno?
Bene, non è durato né troppo né troppo poco e le difese del suo titolo sono state scaltre, a volte un po’ furbette, ma anche ben gestite e contro ottimi avversari. Ha fatto un bel passo avanti; ora è un main eventer stabile sul quale puntare pesantemente per il futuro.
Passiamo a Smackdown: il main event di Mania tra Edge e Undertaker è stato grandioso, che sviluppi vedi dopo Backlash per il feud?
Undertaker credo resterà campione a lungo (infortuni permettendo). Non escludo possa arrivare anche alla prossima Wrestlemania che si svolgerà praticamente a casa sua (Texas) da campione. Ma in passato tutte le volte che poteva durare a lungo ha avuto qualche botta di sfortuna che lo ha condizionato. Sogno un altro titolo di coppia per lui e Kane.
Hai intervistato Edge lo scorso dicembre… Come è la Rated R Superstar nella vita reale?
Un ragazzo di un’intelligenza straordinaria, che ha una cultura notevole e che ama chiacchierare di tutto. Abbiamo parlato più fuori dall’intervista che davanti alla telecamera. Mia moglie Francesca che era con me era molto affascinata… Ama molto il suo ruolo heel e credo che sia uno dei pochi nel backstage che abbia una preparazione davvero completa anche sotto l’aspetto narrativo. So che c’è molto di suo nei propri dialoghi e nelle proprie storyline.
Parliamo sempre di lottatori fuori dalla kayfabe: Batista è tuo amico... Che tipo è Dave?
Amico… Amici ne ho pochissimi e quei pochi li frequento abitualmente. Diciamo che Dave è una persona che mi onora del suo tempo quando viene in Italia, e con il quale è sempre piacevole lavorare e chiacchierare. Dave è una persona molto professionale, che sa sacrificarsi per il business e che si sottopone ad autentici tour de force se c’è da promuovere una pay per view o da realizzare del materiale extra. E’ un grande cultore del suo fisico, si allena con metodo e con costanza. E’ pignolo, meticoloso, preciso, non lascia nulla al caso. Sotto l’aspetto caratteriale è una persona riservata, a volte un po’ ombrosa. Ma capace di grandi slanci di generosità. A me piace perché è una persona che non se la mena: se non ha voglia di fare una cosa te lo dice, e non devi stare a pregarlo o a pietirlo. Da me si è lasciato chiedere cose anche molto personali sulla sua vita, sul suo divorzio,, forse solo perché mi conosce e si fida di me.
Hai mai avvicinato Undertaker nel backstage dei vari tour?
Sì, abbiamo chiacchierato un paio di anni fa nel backstage. Gli ho chiesto di farmi vedere come effettuava una presa che notavo riusciva ad appoggiare con una mano sola: si è messo a ridere e me lo ha fatto vedere. Mi ha lasciato un livido sul braccio sinistro che è andato via dopo dieci giorni.
A proposito di tour, abbiamo appreso che la carovana WWE potrebbe non esserci per il tour di Novembre. Come mai a tuo avviso?
Sono sicuro che ci sarà, e so quello che dico. E’ solo questione di poco tempo e sapremo dove e quando. In Italia a volte determinati accordi con le società che devono poi produrre lo spettacolo sono sempre un po’ più lenti.
Come mai in Italia il wrestling è sparito dalle TV in chiaro?
Perché credo sia stata trovata una buona scusa, la morte di Benoit, per eliminare dal palinsesto un programma che stava faticando a trovare una collocazione e di conseguenza a mantenere gli ascolti.
Come giudichi la scelta della WWE di avvicinarsi al mondo dei piccoli con la nuova rivista "WWE Kids"?
La trovo azzeccatissima: il wrestling non è uno spettacolo per ragazzi, ma per famiglie, e i ragazzi devono essere accompagnati, davanti alla tv e all’arena. Una rivista dedicata a loro può essere uno spunto per consentire ai ragazzi di vivere la loro passione in modo sano, misurato e soprattutto seguendo i loro interessi e il loro stesso linguaggio.
Correlata alle ultime due: si è scelto di togliere il wrestling dalle tv nazionali per la salvaguardia dei più piccoli. Come mai si vedono ancora in giro tornisti e cubiste in fascia protetta?
Perché il nostro è un paese che ha un bizzarro senso del gusto in televisione. Lo scambio di coppie alle tre del pomeriggio va benissimo, ma il wrestling alle sei no. Io personalmente non mi occupo solo di wrestling, faccio molte altre cose e posso sopravvivere anche senza. Ma oggi si vedono cose in televisione che sono un oltraggio al buon senso più che al pudore.
Tornando al wrestling quale talento ruberesti alla concorrenza? Credi in una nuova "Monday Night War"?
Kurt Angle, Christian e Sting. MA non credo in una Monday Night War, al momento non converrebbe a nessuno, nemmeno alla TNA che deve curare un buon prodotto, senza sognarsi di far concorrenza a nessuno ma trovando anzi una sua specificità.
A proposito di "MNW"… Un’opinione sulla gloriosa WCW?
Bischoff era geniale ma un po’ troppo ambizioso, avrebbe dovuto cercare di proseguire in una crescita graduale invece di cercare il colpo a sensazione a tutti i costi. Alcune delle cose che ha fatto però sono state straordinarie e la sua capacità di mettere in crisi la WWE è stata concreta.
SI trasmette anche gli speciali WWE sulle biografie dei lottatori; una bella ed interessante rubrica.. Per quanto possibile ci potresti svelare in anteprima qualche novità?
E’ un lavorare che costa un sacco di fatica, ma stiamo preparando Greatest Wrestlers of the 80s, dodici biografie di grandi stelle del passato come Flair, Junkyard Dog, Hogan, Dusty Rhodes, Piper e tanti altri. Poi avremo uno speciale su Mysterio, uno su Shawn Michaels e altri ancora. Poco per volta vedrete tutto.
Sei appassionato di tecnologie legate alla TV? E... come preparate le varie trasmissioni?
Sì, sono un grande appassionato di televisione. Maniacale, direi. La trasmissione ormai ha una sua scansione dalla quale cerchiamo di non allontanarci perché Sportitalia è una rete che deve fare i conti con i costi, che non devono mai essere eccessivi, e con i tempi, che devono essere sempre ristretti. Nella notte tra il giovedì e il venerdì mi arrivano le immagini via satellite da Stamford; il mattino presto, intorno alle 5.30 le scaletto, le organizzo in segmenti, traducendo tutti i dialoghi. Poi vado in grafica a fare uno per uno i sottopancia. Alle 11 il primo montatore inizia a digitalizzare i vari segmenti provvedendo al montaggio e alla postproduzione delle grafiche che a una a una vengono inserite sul video: il tutto per Raw, Smackdown e ECW. E poi ci sono le clip e i servizi; e le grafiche. In tutto per produrre mezz’ora di WWENews ci sono circa 6-7 ore di lavoro, più la realizzazione in studio. Ora siamo bravi, e riusciamo a fare quasi tutto con pochi errori, ma gli intoppi ci sono sempre.
Ultima domanda per te Stefano… com’è stato arbitrare un match?
Divertente, mi è sempre piaciuta la figura dell’arbitro. Ho cercato di ‘studiarla’ a lungo guardandone i movimenti, gli atteggiamenti, i gesti. Mi sono fatto aiutare da un paio di arbitri della ICW e ho imparato qualche cosa. Pochissimo per la verità. Posso garantire che è molto molto difficile, e che non mi sono assolutamente sentito all’altezza. Ma mi sono divertito molto, questo sì.
Sperando di poterci incontrare a Novembre, ti saluto e a nome mio e di WR ti ringrazio del tempo concessoci. Fai un saluto al nostro staff e ai nostri lettori.
Grazie dell’attenzione e un saluto affettuoso a tutti gli appassionati di Wrestling Revolution.