Jarrett dicevamo, si era ritrovato senza federazione alla fine del 2001, periodo in cui era ufficialmente scaduto il suo contratto con la WCW già defunta, e aveva preso la coraggiosa e rischiosa decisione di fondare una nuova compagnia. Un operazione in cui fu aiutato dal padre Jerry, esperto promoter, da Jeremy Borash, amico, ex dirigente WCW ed ex booker dell’ECW di Paul Heyman, dall’amico Bob Ryder, anche lui già in WCW, e da pochi altri finanziatori. La nuova federazione decise di chiamarla “Total Non Stop Action Wrestling”, ovvero T-N-A, in risposta a quell’entertaiment imperante e ormai invadente di casa McMahon, per ristabilire la supremazia dell’azione in ring su tutto il resto. Una vera e propria mission. Ora servivano “solo” i lottatori e Jarrett optò per una formula che ancora oggi persiste in TNA e che ne ha decretato la fortuna nel corso degli anni: giovani stelle rampanti unite a glorie passate e affermate in cerca di rivincita o ri-affermazione. Così dopo mesi e mesi di preparazione, di allestimenti, di dubbi e di paure, di ipotesi e di progetti, si arrivò al primo show live della neonata federazione, il 19 Giugno 2002, a Huntsville, Alabama, nella storica arena WCW, il Von Braun Center. Il pubblico rispose numeroso alla chiamata della nuova realtà del mondo del Pro-Wrestling e all’interno dell’arena si respirava aria di cambiamento, si avvertiva che sarebbe stato l’inizio di qualcosa di davvero storico e importante. Infatti allo show erano presenti stelle del calibro di Ricky “The Dragon” Steambot, Scott Hall e Ken Shamrock, e personaggi del mondo dello spettacolo, come il cantante country Toby Klein, e l’attore Chris Rock, che contribuirono a rendere speciale l’atmosfera di quell’evento.
Questa premessa mi permette di iniziare ad occuparmi del tema centrale del numero di oggi, ovvero la situazione di Jarrett in TNA. Come ben saprete, la critica più comune rivolta al king of the mountain è quella di essere un wrestler interessato solo ai suoi interessi, che si dà, sfruttando la sua posizione nella dirigenza, titoli su titoli per puro piacere personale e che così facendo abbia bloccato altri lottatori e fatto il male della federazione. Ma è davvero così? Cerchiamo di capirlo insieme. Stavamo parlando del primo show della storia TNA e partiamo proprio da qui per iniziare questa analisi. Sarebbe logico pensare che il primo campione della federazione, da lui stesso ideata e creata, sia stato proprio Jarrett. Insomma dopo mesi di duro lavoro, dopo investimenti rischiosi che hanno messo in pericolo le sue finanze e dopo aver progettato tutto sarebbe stata cosa buona e giusta prendersi l’agognata cintura di campione mondiale NWA, la più prestigiosa della storia di questa disciplina. E invece no, non fu lui il primo campione della storia TNA. Qualcuno di voi potrebbe dire ”Sicuramente avrà strappato The Rock a Vince McMahon e si è trovato costretto a farlo campione immediatamente per problemi di creative control e simili”. No purtroppo Jarrett non strappò a Vince The Rock né nessun altro big di fama mondiale (per il momento…). E allora per chi rinunciò ad un onore così prestigioso e importante? La risposta è Ken Shamrock. Per carità buon wrestler, che fu anche campione intercontinentale, e grandissimo shoot fighter ma di certo non una grandissima stella in grado di rivoluzionare una federazione. Jarrett tuttavia riteneva che Shamrock, di cui si diceva sempre un gran bene, potesse essere la scommessa vincente della TNA e che con loro avrebbe potuto definitivamente esplodere ed imporsi anche in questo mondo. Per questo decise di affidargli il pesante incarico di essere il primo campione mondiale della neonata federazione, come auspicio affinché ne potesse diventare il leader e il simbolo.
Purtroppo però Ken disilluse le attese e il suo regno si rivelò sostanzialmente un flop, tanto che di lì a poco avrebbe pure lasciato la compagnia. Pochi oggi si ricordano del suo stint e questo la dice lunga su come si comportò in TNA. E molti dovrebbero imparare da questa lezione, gli stessi che accusano Jarrett di aver distrutto svariate carriere per la sua voglia ossessiva di stare sempre nel main event. Shamrock ha dimostrato che non sempre basta dare un titolo, il main event e tanto spazio a qualcuno per trasformarlo in un campione o un'icona e che se certa gente è ancora lontana dalle zone che contano è perché forse se lo merita o è ancora troppo acerba per accedervi (non sempre, ci sono le eccezioni, vedi Joe e Abyss, ma in molti casi della storia TNA tra il 2002 e il 2005 fu così). Ma Jarrett nonostante lo si dipinga come uno squalo dittatore non si precipitò a mangiare la carcassa di Shamrock campione fallito ma continuò a stazionare fuori dal main event. L’evento per cui fu più ricordato in quel periodo fu la rissa avuta con i Titans, nota squadra di football americano, che tra l’altro ebbero pure la meglio su di lui. Questo episodio descrive bene il momento di Jarrett all’epoca, costretto ad inseguire con ossessione e rabbia una title shoot che nessuno della dirigenza sembrava essere intenzionato a concedergli. Nel frattempo si era deciso di puntare pesantemente su un ragazzo giovane e di talento, Ron “The Truth” Killings. L’ex K-Dwick della D-X aveva tutte le caratteristiche richieste dalla nuova federazione: bravo e atletico sul quadrato, carismatico, abile al microfono e con un personaggio moderno e accattivante. Per questo fu lui a togliere a Shamrock il titolo mondiale NWA e a diventare il nuovo punto di riferimento della federazione. Jarrett non intervenì nel suo regno proprio per dargli spazio e farlo crescere, nonostante on screen continuasse a lamentarsi del fatto che non ricevesse mai una title shot.
Ma quattro mesi più tardi fu proprio lui a strappare, anche se in modo sporchissimo, la cintura a Killings. Può sembrare una contraddizione ma così non è. A parte il fatto che oggi come oggi un regno da 4 mesi, in questo wrestling dove il tempo si è fatto più veloce e rapido che mai, è da considerarsi un buonissimo risultato, Jarrett divenne campione perché stava per nascere una interessantissima storyline che necessitava di un campione con le caratteristiche e l’esperienza di Jarrett. La storyline era quella tra i S.E.X e la TNA stessa. Infatti l’uomo mascherato (Mr.Wrestling) che lo aveva aiutato a battere con una chitarra Killings altri non era che Vince Russo, al suo ritorno in TNA. Russo dichiarò che era tornato perché la TNA stava andando a picco senza di lui, perché la gente voleva entertainment e non wrestling, per quello sarebbe potuta andare in Giappone o in Messico, e così fondò i Sport Entertaiment eXtreme, promettendo intrattenimento, belle donne, sangue e violenza. E ovviamente il primo ad essere invitato nella stable fu Jeff Jarrett, che Russo si vantava di aver reso campione, prima in WCW e ora in TNA.
Una storyline innovativa e controversa, in pieno Russo style, che metteva di fronte le due anime della TNA dalla sua nascita, quel modo duopolista di vedere questa disciplina che per molti era sinonimo di schizzofrenia. L’entertaiment contro il Wrestling. Una battaglia ideologica che su Internet va avanti da anni e che la TNA decise di portare on screen per cercare di coinvolgere maggiormente il pubblico. Una storia del genere non poteva prescindere da Jeff Jarrett campione mondiale nei panni di difensore della sua federazione dagli attacchi portati dai S.E.X. e da Russo, che non lesinavano offensive, anche shoot, nei confronti della federazione (e in alcuni casi si esagerò con lo shoot, arrivando a parlare di assegnazione di titoli mondiali ad attori nel corso di uno show) Un regno dunque da face in cui per la prima volta in carriera Jarrett fu realmente tifato, nonostante andasse contro lottatori giovani come i futuri Triple X.
Situazione che durò fino all’esordio di Raven, il primo grande acquisto della storia della federazione e forse il primo errore di gestione da parte di Jarrett. Infatti Raven, entrato a far parte, pur con qualche frizione, della stable dei S.E.X.(da cui però si sarebbe distaccato in fretta), era stato l’incubo di Jeff per settimane e settimane, rubandogli la cintura, attaccandolo dopo gli incontri e minacciandolo nei suoi promo. Raven nonostante la sua attitudine heel entrò ben presto nel cuore dei fans TNA, che ben si ricordavano il Raven di ECW e WCW, personaggio straordinario e sublime lottatore hardcore. Così si arrivò allo scontro decisivo tra i due dopo mesi di costruzione, in una sfida particolarmente ricca di hype, dove a vincere fu Jeff Jarrett, che rimase così campione mondiale ancora una volta. Fu un errore o una mossa azzeccata? Difficile dirlo. Raven era la sensazione del momento, era l’uomo nuovo della federazione, il primo grande wrestler ad essere passato dalla WWE alla TNA. Un personaggio storico molto importante e famoso che ha contribuito esponenzialmente a rendere nota la nuova federazione e che fu, fin da subito, amatissimo dai fans, da sempre dalla sua parte. Tuttavia gli ultimi anni in WWE erano stati bui e tormentati, con una presenza fissa ad Heat e tanti, troppi job a lottatori che non valevano neanche un'unghia del maestro. Certo nel ricordo dei veri appassionati questo brutto periodo non poteva scalfire le tante gloriose memorie dei suoi trascorsi in ECW e WCW, dei tempi del feud contro Sandman e Dreamer e della Raven’s Flock, ma la TNA doveva fare i conti anche con il cosìdetto spettatore occasionale e per quest’ultimo Raven era un jobber, alla pari di un Al Snow qualsiasi. Ecco che allora Raven forse aveva bisogno di un po’ più di costruzione, di avere più tempo per reinventarsi a livello di credibilità anche presso i fans occasionali, anche per rispetto verso chi in TNA c’era dal primo giorno (l’incontro per il titolo si disputò a neanche 3 mesi dal suo approdo). Ovviamente sono discorsi che lasciano il tempo che trovano perché anche una vittoria del corvo sarebbe stata perfettamente sensata nel contesto di quella storyline e sarebbe stata il massimo per il pubblico presente che non vedeva l’ora di vederlo alzare al cielo la cintura. Evidentemente Jarrett in quel momento vedeva campione qualcun altro, come AJ Styles per esempio, che neanche 2 mesi dopo, lo sconfisse dopo quasi 8 mesi di regno, conquistando così il titolo di campione mondiale NWA. Francamente è difficile pensare che Jarrett abbia preferito consegnare il titolo ad AJ Styles anziché a Raven solo per tenerlo 2 mesi in più. Ai suoi occhi, AJ che riusciva là dove avevano fallito in tanti, Raven compreso, era un modo ideale per lanciare definitivamente il fenomeno, che infatti divenne da lì in poi il nuovo leader e simbolo dei S.E.X. di Vince Russo, arrivando a feudare persino con Raven e riuscendo pure a sconfiggerlo.
Jarrett in quel periodo si ritrovò fuori dal main event e ci stette lontano per parecchio tempo ma poi accadde qualcosa che lo costrinse a rientrarci di forza: l’arrivo di Hulk Hogan in TNA. L’Hulkster, dopo l’ennesima litigata con Vince McMahon, aveva deciso di tornare nel wrestling business e aveva trovato un accordo con la TNA, che aveva così preparato per Ottobre, la sua Wrestlemania, un evento chiamato Bound For Glory, in cui si sarebbero dovuti affrontare Jeff Jarrett e Hulk Hogan per il titolo mondiale NWA. La rivincita di quell’incontro mai disputato di Bash at the beach 2000, la prima volta dei due uno contro l’altro da quel famoso screwjob. Jarrett però la cintura non l’aveva e per questo per prima cosa turnò heel e poi si riprese il titolo da AJ Styles. Un cambio quantomai giustificato. Sfortuna volle che Hogan si rompesse di lì a poco i legamenti del ginocchio e fu costretto ad operarsi. Jimmy Hart apparve nei vari show nel tentativo di allungare la faida, di aspettare un rientro dell’Hulkster mandando contro Double J amici e alleati del passato di Hogan come Hacksaw Jim Dugan, Sting (oddio alleato di Hogan proprio no ma diciamo solidarietà tra face) e altri ancora ma non ci fu nulla da fare. I tempi erano lunghi, Bound For Glory saltò e con esso pure l’accordo tra TNA e Hogan. Jarrett però rimaneva campione e si decise di continuare ad insistere su di lui. D’altronde non c’erano alternative. Sting era intervenuto solo per qualche apparizione, AJ era già stato campione per parecchio tempo e sugli altri c’erano parecchi dubbi…Addirittura si arrivò a proporre first contender Wildcat Chris Harris, che già ora appare acerbo, figuratevi come poteva essere tre anni fa. Jarrett alla fine mantenne la belt fino a maggio quando la perse nuovamente contro Killings, stavolta supportato da una stable (i 3LK), che la riperse di lì a poco contro AJ Styles.
Ma incombeva un nuovo appuntamento importante: l’avvento della TNA sul suo primo canale TV, FOX Sport News, e la nascita di Impact. Serviva dunque un campione noto al grande pubblico e che potesse fungere da agente pubblicitario per la TNA. E chi meglio di Jeff Jarrett per questo ruolo? Jarrett che si riprese la cintura nel king of the mountain, nuova stipulazione, di cui prese pure il soprannome. Fu l’inizio di un regno lungo ben 11 mesi (record per una major recentemente battuto da Cena) e che mai come questo fu contraddistinto da polemiche e discussioni. I fans incominciavano a stufarsi dell’onnipresenza di Jarrett e pretendevano nuovi sfidanti. Ma ciò che la realtà proponeva era davvero migliore del re della montagna? Non proprio. Il suo primo avversario al primo PPV mensile della storia della compagnia fu Jeff Hardy. Ora davvero c’era qualcuno che si augurava di vedere Hardy campione mondiale? Poi fu la volta di Kevin Nash e Diamond Dallas Page, che per quanto over e una volta grandi, non potevano essere coloro su cui puntare per il futuro della federazione. Di Monty Brown parleremo tra poco. Alla fine Jarrett abdicò ancora una volta in favore di AJ Styles, che fu l’unico in grado di mettere fine al suo regno di terrore. Jarrett poi abbandonò completamente le scene fino a tornare perché la federazione stava per approdare su Spike Tv. E il canale come prima cosa richiese Jarrett campione mondiale, AJ campione X-Division e gli AMW campioni di coppia. Jarrett così dovette togliere la cintura a quel Raven che tanto bene stava facendo da campione e si apprestò ad affrontare nuovamente Kevin Nash a Bound For Glory.
Ma Bound For Glory sembra essere destinato ad un essere un evento maledetto. Infatti il giorno prima del PPV Nash subì un grave attacco di cuore e fu costretto a lasciare. Jarrett, che comunque sarebbe dovuto uscire cintura alla vita dal PPV, propose l’idea di far vincere Rhino, appena arrivato e nuovo idolo del pubblico nonostante la sua indole heel, per creare un grande effetto sorpresa. E così puntualmente avvenne, con Rhino che schienò Jarrett dopo il terzo incontro della sua serata. Peccato che Jarrett si riprese il titolo di lì a due settimane (in realtà due giorni) e la cosa fece scoppiare un putiferio su internet. In realtà non c’era niente di male. I piani a lungo termine erano stati fissati da tempo e solo un idea di Jarrett aveva permesso al man beast di raggiungere una cintura che altrimenti probabilmente non sarebbe mai stata sua. Non si poteva stravolgere tutto all’improvviso e Jarrett, con al suo fianco una stable quantomai interessante con AMW, Gail Kim e Team Canada, poteva rendere molto di più in quel ruolo. Infatti l’arrivo di Cage sembrò cadere a fagiolo in questo senso e non a caso fu proprio a lui strappargli il titolo mondiale per poi iniziare un lungo regno da campione. Nel frattempo però Sting era arrivato a titolo definitivo in TNA ed era subito iniziato un feud contro Jeff Jarrett, in memoria anche dei tempi andati della WCW. Tutto sembrava portare a BFG ad una sfida tra i due e infatti a Slammiversary, in un altro King of the mountain, Jarrett si riprese la cintura per poter arrivare al PPV da campione e raccontare così la storia di Sting di nuovo sul tetto del mondo nell’evento più importante dell’anno. Molti criticarono la scelta di Jarrett di togliere il titolo a Cage ma molti erano però gli stessi che (ingiustamente) criticavano pesantemente il title reign dell’Istant Classic e alternative, con la prospettiva di quel main event per Bound For Glory, giusto e sacrosanto vista la sua costruzione durata un anno intero, non ce n’erano.
Questo è stato, ad oggi, l’ultimo regno da campione di Jeff Jarrett, che da quel momento in pratica è scomparso dalla federazione, salvo un ritorno lampo ad Aprile/Maggio di quest’anno, conclusosi frettolosamente per via della tragica scomparsa della moglie. Tirando le somme di questa analisi si può vedere chiaramente come nella maggior parte dei casi i regni di Jeff Jarrett abbiano avuto sempre un perché. D’altronde va anche detto che nei primi 2-3 anni la TNA non poteva contare su main eventers di grande livello come quelli attuali. Molto spesso c’erano leggende troppo in là con gli anni o ridotte in condizioni pietose (come il povero Mr.Perfect, che tornò in azione totalmente fuori forma) o giovani troppo acerbi o immeritevoli. Jarrett in una recente intervista ha dichiarato che se ha tenuto per così tanto tempo la cintura lo ha fatto per il bene della federazione, perché non c’erano altri grandissimi campioni e per far crescere con calma i giovani in modo da non bruciarli.
E come si può contestare questa affermazione di Jarrett quando nel 2004 i suoi due più pericolosi avversari per la cintura erano, con tutto il rispetto, Ron Killings e Chris Harris? Chiaro, in alcuni casi Jarrett si è fatto prendere la mano e ha esagerato con la lunghezza dei regni ma almeno ha aiutato a crescere wrestlers come AJ Styles, Killings e anche lo stesso Rhino, per quanto già affermato. Visto che molti lo hanno definito il Triple H della TNA, Jarrett può considerarsi fortunato nel non aver fatto grandi vittime. Se The Game in quel di Raw contribuì a rovinare le carriere di gente del calibro di RVD, Booker T e Chris Jericho, Jarrett probabilmente ha una sola vittima sulla coscienza: Monty Brown. L’Alpha Male infatti era ciò che Samoa Joe è ora: Wrestler amatissimo dal pubblico, sempre in rampa di lancio e pronto a sfondare da un momento all’altro, ma che veniva sempre bloccato sul più bello. Nel 2004 Brown raggiunse l’apice della sua carriera, migliorando moltissimo sul ring, e diventando tremendamente over. Infatti gli fu concessa la possibilità di una carriera. A Final Resolution, nel primo PPV del 2005, dopo aver battuto nella stessa serata due grandissimi come DDP e Kevin Nash, affrontò proprio Jarrett per il titolo mondiale NWA. E Jarrett, anche se dopo una chitarrata e ben tre stroke, vinse. Quella sconfitta di fatto stroncò la carriera dell’Alpha Male che non si riprese mai più. Probabilmente in quel caso Jarrett avrebbe dovuto rinunciare alla cintura e jobbare ma sono certo che fu un errore fatto in buona fede e non nel tentativo di favorire se stesso a discapito di un giovane così promettente. Non a caso nell’Impact successivo L’Impact Zone andò vicina ad assalire fisicamente Jarrett, cosa mai vista prima nel mondo del wrestling, ma che di certo avrà fatto sorridere un uomo come Jeff, da sempre amante della controversia e della polemica.
E il futuro? Il futuro non è chiaro. Jarrett al momento non ha nessuna intenzione di tornare, anche per non togliere spazio ad altri, ma la speranza è che un giorno risentiremo le note di My World e lo rivedremo riapparire, chitarra in mano, pronto per regalarci nuove discussioni, nuove polemiche, nuove controversie. Come sempre ha fatto.
E vi do così appuntamento a settimana prossima quando ospiterò un altro grande editorialista di questo sito per parlare del recente promo di Samoa Joe a Turning Point: E’ stato work o è stato shoot? Avrà serie ripercussioni? A settimana prossima per scoprirlo…Buon week-end.
Ciao a tutti!!