Un discorso può cambiarti la vita. Ci sono discorsi che hanno fatto la storia, che hanno cambiato il destino di intere popolazioni e che hanno dato vita a rivoluzioni e guerre devastanti. Ma ci sono anche discorsi importanti nella vita di tutti i giorni, nella storia di ognuno di noi che ci hanno segnato e cambiato, che ci hanno fatto crescere o soffrire. Il wrestling fa parte di questo mondo e non può sfuggire dunque all’importanza e alla grandezza del discorso. Nel suo piccolo, anche la storia di questa disciplina è stata costellata di discorsi che ne hanno scritto le pagine più importanti, di parole rimaste impresse nella mente dei fans e che hanno cambiato per sempre ciò che sarebbe seguito. Il discorso di HBK a Raw in una puntata del Febbraio del 1997 entrò nel cuore degli appassionati di tutto il mondo. Quella ormai mitica frase, ”I’ve lost my smile”, è diventata ormai quasi un'icona, presa a simbolo dai suoi detrattori come sinonimo di scorrettezza, codardia e viltà nei confronti della federazione, come dimostrazione di forza e resistenza, come atto d’affetto da parte dei suoi sostenitori. Parole in apparenza semplici ma che a più di dieci anni di distanza fanno ancora discutere e litigare, segno della potenza e della forza controversa di quel
promo. Ma come dimenticare le parole al vetriolo lanciate da Bischoff nei confronti della
WWF durante le Monday night wars, il suo annuncio di Mankind campione mondiale WWF prima ancora che questo incontro venisse trasmesso dalla concorrenza. Un'azione così scorretta e sleale che si ritorse contro la stessa
WCW che vide migrare tutti i fans verso l’altra emittente, in modo da poter gustare il momento del trionfo di Foley, vero idolo delle folle. Eppure, nonostante il tentativo risultò vano, quel discorso breve ma incisivo non è stato mai dimenticato e ancora oggi viene citato come esempio lampante di ciò che erano davvero le Monday night wars. Il promo di Vince nella storica edizione di Raw in cui annunciò l’acquisto della WCW, in cui giocò con il pubblico offrendo le stelle dell’ormai defunta federazione concorrente non sarà stato particolarmente bello per espressività e contenuti, ma è divenuto leggendario per ciò che esprimeva e sanciva. Infatti quelle parole rappresentavano ufficialmente la fine di un'era, quella delle guerre tra federazioni, quella della concorrenza sfrenata e a volta anche sleale, e l’inizio di un'altra, quella moderna, quella del monopolio di casa McMahon. Anche lo
shoot, grazie all’avvento dell’ECW prima e dell’era
attitude poi, assunse sempre più importanza. In questo senso, impossibile non citare quei promo pieni di rabbia e passione, grinta e orgoglio che Heyman lanciò, negli ultimi giorni di trasmissione dell’ECW, contro l’emittente su cui veniva trasmessa, rea di non pubblicizzare a dovere la federazione e di apportare censure per lui inaccettabili. Parole di fuoco che sintetizzavano alla perfezione il pensiero dei fans ECW sparsi per gli Stati Uniti, stufi di veder calpestato e umiliato un prodotto da loro amato e adorato. E se si parla di shoot, ovviamente il primo pensiero va al noto discorso di Russo contro Hulk Hogan durante il famoso
screwjob di Bash at the beach 2000, di cui abbiamo già abbondantemente parlato nel numero dedicato a Jarrett. Quel promo, entrato di diritto nella storia, colpisce ancora oggi per la sua realtà, per il suo essere così evidentemente e vistosamente shoot, per la sua forza espressiva che lo hanno reso parte dell’immaginario collettivo dei wrestling fans, indipendentemente dal fatto che lo abbiano amato od odiato. Ecco questi sono solo alcuni esempi, e se ne potrebbero fare anche altri di uguale importanza, di discorsi, che per una ragione o un'altra, hanno scritto la storia, sono entrati a far parte della memoria dei fans e sono diventati in qualche modo leggenda loro stessi, come se stessimo parlando di un evento, di un incontro o di un wrestler. Durante il promo effettuato da Samoa Joe a Turning Point mi è sembrato di respirare la stessa atmosfera, la stessa aria di leggenda e storia che si era potuta avvertire nei casi sopraccitati. Sarà vero, sarà falso, questo solo il tempo potrà stabilirlo con certezza, per ora possiamo solo prendere atto del fatto che abbia suscitato discussioni in tutti gli ambienti frequentati da wrestling fans, anche tra chi non segue attivamente e costantemente la TNA, e che stia facendo molto parlare di sé. Raramente di questi tempi era capitato di assistere ad un promo in grado di essere così controverso e di suscitare un così alto grado di interesse e questo è già un ottimo punto di partenza. Ciò che cercherò di fare in questa rubrica è chiarire innanzitutto se si tratti di uno shoot, di un
worked shoot o di un puro
work e inoltre di analizzare le parole del samoano, per capire se sono giuste o sbagliate e soprattutto se potranno avere ripercussioni sul futuro, suo e dell’intera federazione.
Ad aiutarmi in questo difficile compito ho chiamato un amico e collega del sito, Rob In Town, autore della rubrica “High flyin’”. Non ho chiesto la sua collaborazione solo perché lo ritengo uno dei migliori editorialisti sul web, se non il numero uno (e non lo dico di certo per piaggeria, ma basta leggere i suoi articoli per accorgersene), ma perché Rob è un grande conoscitore della storia di questa disciplina ed in particolare della carriera di Vince Russo, booker TNA e uomo che secondo molti è dietro il promo effettuato da Samoa Joe. Per questo mi sembrava opportuno sentire l’opinione di Rob in merito. Da grande conoscitore di Russo e dunque della tecnica del worked shoot, non poteva che fornirci un'interessante chiave di lettura nel tentativo di meglio decifrare le parole del samoano. Ecco dunque cosa ha scritto in merito alla mia domanda: “Quello di Turning Point, è stato work o shoot?”. La sua risposta:
”Come alcuni di voi avranno già letto su forum, per me si è trattato di un work. Con questo non dico che sia stato un work anche l’assenza di Hall, ma dico che secondo me, e ne sono abbastanza certo, il promo di Joe è stato un work. Ho letto che Joe si sarebbe fatto prendere la mano, che sarebbe uscito dalla keyfabe urlando alla Carter di licenziarlo se non era d’accordo con quanto diceva, e che stava semplicemente parlando shoot a nome del backstage. Non sono d’accordo. Intanto a causa delle parole, che sono state praticamente identiche a quelle usate da Russo a Bash of the Beach 2000 contro Hogan. E il booker che pronunciò quelle parole, uscendo sì lui dalla keyfabe, è lo stesso booker che scrive i promo in TNA. Coincidenza? Io non…vabbè. Ed è anche lo stesso booker che il mese dopo quel celebre episodio partorì un’altra idea simile, con il “Goldberg Incident”, in cui Goldberg se ne andò bellamente a match iniziato uscendo dalla keyfabe e fregandosene di Russo che ne minacciava il licenziamento. Al tempo credemmo tutti fosse stato shoot e invece scoprimmo dopo che era stato studiato tutto a tavolino per lanciareuna storyline tra Goldberg e Russo. Memore di questi episodi penso di aver capito dove vogliono andare a parare, diciamo che “conosco i miei polli”. Soprattutto la parte in cui Joe si rivolge al pubblico e dice di fregarsene di un eventuale licenziamento, è apparsa davvero un work bello e buono. Altre cose: il match in realtà non è finito frettolosamente, e anche l’entrata di Young è avvenuta coi tempi giusti. Infine, credo che gli altri partecipanti al match sarebbero rimasti tutti più basiti se fosse stato davvero shoot, invece Nash scuoteva il capo ma non ha dato l’idea di essere così sorpreso (e il giorno dopo ai tapings ha anche fatto team con Joe) e i tre heel addirittura sono restati in keyfabe durante il promo, cosa che sarebbe stata oggettivamente molto dura fare se fosse stato shoot”. Innanzitutto ringrazio Rob per aver gentilmente collaborato e averci fornito questo importante spunto di riflessione. Rob, come avete potuto notare, sostiene la tesi del work. Le prove che porta a favore della sua teoria sono forti e inconfutabili: se avete tempo e voglia, andate su youtube e cercate il promo di Russo contro Hogan di cui parla Rob. Potrete constatare voi stessi come in alcuni passaggi i due promo siano identici (“Hogan kiss my ass = Hall kiss my ass, In WCW there a lot of young wrestlers that bust their asses every night for you = In TNA there are Die Hard TNA wrestlers that bust their asses every day of the week, gli annunci di Booker T ed Eric Young). Per il resto preferisco non aggiungere altro a quanto già scritto da Rob. Invece vorrei riportare il pensiero della controparte, di chi invece è convinto che si tratti di uno shoot, o comunque di un worked shoot. Queste persone dicono che il promo non può essere un work per via delle reazioni sorprese e scocciate di Nash in primis ed Angle (ma essendo heel e nemico di Joe, non poteva essere in
character?) e Carter (ma quando mai l’avrebbero inquadrata?) in secundis, e soprattutto per via delle news e dei rumours usciti dopo il PPV, che parlavano di una rissa sfiorata nel backstage tra Nash e Joe, per via del fatto che il samoano sia andato ben oltre ciò che avrebbe dovuto dire e che Nash non abbia apprezzato, cosa dimostrata dal fatto che a fine match si sia allontanato senza festeggiare la vittoria. Il tutto avrebbe portato ad un meeting il giorno seguente, in cui Joe avrebbe chiesto scusa a tutti per essersi lasciato andare (per molti infatti la frase “puoi anche licenziarmi,non m’interessa” è chiaro segno di shoot perché per il pubblico a casa la Carter non esiste neanche) e in cui la Carter avrebbe offerto a chiunque si fosse considerato insoddisfatto la possibilità di andarsene (e Senshi avrebbe accettato). Queste persone inoltre sostengono che durante l’incontro si respirasse un aria e un atmosfera strana e che il finale sia stato raffazzonato, perché il promo più lungo del previsto aveva fatto accorciare la durata del main event.
In questo caso, a differenza della tesi di Rob, più che di prove, chi porta avanti questa supposizione fa affidamento a rumours non confermati e a voci di corridoio, che generalmente poco sono affidabili, come la storia ci dimostra. Certo va detto che c’è un fatto che effettivamente è di grande rilevanza e ha fatto vacillare anche me, che ero sicurissimo si trattasse di un work. Ad Impact del promo di Joe non si è minimamente accennato, è sembrato quasi lo avessero voluto cancellare e visto che le sue parole non porteranno a nessuna storyline o conseguenza diretta, l’ipotesi dello shoot può tornare alla ribalta. Tuttavia a ben vedere una conseguenza c’è stata: l’inserimento di Eric Young nei piani alti della federazione. Infatti nessuno ha trovato strano vedere Young di fianco a nomi del calibro di Joe, Nash e Booker T e nel main event di Impact, e questo sarebbe stato impensabile solo sette giorni prima. Young dopo tutte le vicende legate a Turning Point, dopo questo promo è cambiato agli occhi dei fans, che si sono resi conto che talento sottovalutato è stato per anni e che in effetti non gli manca nulla per sfondare definitivamente. E se gli stessi rumours a cui molti danno peso, valgono qualcosa, nei giorni precedenti all’evento era uscita una news che parlava di un Young che sarebbe stato sempre più
pushato. E guarda caso, pochi giorni dopo arriva Turning Point e tutto ciò che ne consegue. Eric sarebbe andato così
over dopo un promo piatto e banale? Assolutamente no. Ecco allora come si può benissimo spiegare la teoria del work.
D’altronde sarebbe stato impensabile assistere ad una storyline del tipo
old school vs. new generation. A parte il fatto che attualmente la maggior parte dei cosìdetti vecchi è
face e molto amata dal pubblico (Booker T ,Nash stesso, Jeff Jarrett, Scott Steiner) e l’unico heel sarebbe quell’Angle che old school certamente non è, ma poi in questo periodo, in cui c’è fin troppa carne al fuoco, non avrebbe avuto alcun senso. Molto meglio la faida tra Angle e Cage, la lotta tra l’Angle Alliance e la Christian Coalition, rispetto ad una faida già vista parecchie volte in passato e che avrebbe rischiato di risultare ripetitiva e non innovativa. E per il resto, giudicare le conseguenze di un promo del genere da una sola puntata è ridicolo. Bisognerà aspettare mesi prima di poter dire se qualcosa è realmente cambiato oppure no. Detto questo, per quanto i concetti dei sostenitori dello shoot non siano del tutto campati per aria, mi pare evidente si tratti di work, per i motivi esposti da Rob e anche per motivi più meramente pratici. Pur trattandosi di live, la TNA ci avrebbe messo un nanosecondo a tagliare il promo o a far partire un filmato simulando un errore di caricamento. E di certo Joe non sarebbe stato premiato con un main event vittorioso nell’Impact successivo. Ricordiamoci che parliamo della stessa dirigenza che pochi mesi fa fece perdere Joe da Tomko solo per aver espresso dubbi sulla questione di esclusiva della TNA riguardo alla ROH. Sì probabilmente qualche battutina shoot c’è stata e Joe avrà un po’ rielaborato il promo, ma il succo, il concetto credo ci siano pochi dubbi sul fatto che fosse un work.
Terminata dunque la discussione inerente alla sua veridicità o meno, mi sembra giusto spostare l’attenzione su un aspetto di cui purtroppo nessuno si è occupato: il contenuto del promo. Già, perché tutti si sono domandati se fosse shoot o work, hanno litigato e discusso per ore su Russo, sulla dirigenza, sulle scelte di
booking e analizzato nel dettaglio, manco fossero degli esperti psicologi, le reazioni dei wrestlers alle parole di Joe, ma nessuno si è davvero soffermato e ha riflettuto su ciò che Joe ha detto e ciò è davvero un peccato. Poco importa se fosse vero o “falso”, quel discorso era dannatamente importante, ha espresso concetti che potrebbero essere fondamentali per il futuro della federazione e portato a galla cose davvero interessanti. Questo avrebbe dovuto suscitare scalpore, questo avrebbe dovuto infiammare i dibattiti e far riflettere, non la questione se fosse shoot o meno, e questo, ahimè, è forse l’unico difetto di questo promo, che ha pagato l’era internettiana in cui viviamo e la sempre più ricercata voglia di shoot da parte dei wrestling fans. Io però non voglio commettere gli stessi errori e dunque voglio partire subito analizzando, nei suoi punti salienti, il monologo del samoano.
“In TNA we have two types of wrestlers: We have TNA die hard wrestlers, who bust their asses every night of the week and we got superstars that come and think they can do whatever they want however they feel like. We have superstars that not only screw us, the hard working wrestlers of TNA, but screw each and everyone of the fans that pay to see them no matter how old they are. TNA is the Motor City Machine Guns, that come out here and bust their asses try to make a break in this business, TNA is Black Machismo, doing his dance and entertain every fan in this building and showing what’s up, TNA is Samoa Joe, coming here to do what he does best, wrestler and be the best damn professional wrestler in the world. TNA is a bunch of hard working young athletes that are looking to change the wrestling world, guys who held down this business where others profiteer from it. TNA is men who coming out here and risking life on scaffold, on wires where others show up and pad their pensions.” Queste in sostanze sono state le parole di Joe di cui mi interessa occuparmi (lasciando stare dunque i riferimenti a Scott Hall e le motivazioni addotte per la scelta del nuovo
tag team partner). Fondamentalmente Joe esprime pensieri e idee comuni a molti fans TNA sparsi in giro per il globo e che io stesso a volte ho riportato in questa rubrica. Concetti che molto spesso leggiamo nei vari forum in giro per il web da parte di critici e aficionados. In particolare quelli relativi all’annosa questione dei giovani talenti del
roster. Badate bene che ho scritto “giovani talenti del roster” e non TNA originals, non tanto per trovare un nuovo sinonimo ma perché c’è una fondamentale differenza. Molti puristi (e io aggiungerei anche sciovinisti) appassionati TNA guardano con sospetto e diffidenza ogni lottatore, non importa né lo status né le sue qualità né la sua fama, che venga da Stamford o dalla vecchia WCW. Poco importa se dalla WWE è arrivato il wrestler dell’anno, nonché top heel della federazione(Christian Cage), se sempre da Stamford è arrivato Kurt Angle, uno dei migliori tecnici di sempre, Tomko e Matt Morgan, due delle rivelazioni del 2007, e Sting, dalla vecchia federazione di Atlanta, che ha contribuito esponenzialmente ad alzare
ratings e creare stelle come Abyss, Alex Shelley ed Eric Young. Questi fans non vogliono gente che arrivi da altre
major (come se la TNA non lo fosse) perché altrimenti il prodotto, che nella distorta visione della realtà di queste persone è un prodotto da
indy, verrebbe snaturato e dunque mortificato. In realtà chi conosce la storia di questa federazione sa bene che Jarrett la creò fin da subito per competere un giorno con Vince McMahon e che si è sempre considerata, anche quando era ad un passo dal fallimento, una piccola major (d’altronde il primo campione fu l’ex WWF, Ken Shamrock, mica un nome nuovo). E chi è stato nel main event tra il 2002 e il 2005 è lì a testimoniarlo. Dunque il problema non è la provenienza. Un lottatore può venire dalla WWE, dalla WCW, dall’ECW, dalla NJPW, dall’AAA, dalla ROH e chi più ne ha più ne metta, ciò che conta è quello che sa fare nel ring, quanto sa intrattenere il pubblico, quanto è personaggio e quanto carisma possiede. Questo è quello per cui giudico positivo o negativo un acquisto, non se è un ex WWE o un prodotto di casa (anche perché la TNA non mi risulta che abbia un powerplant e se la vogliamo dire tutta, anche Daniels e Joe tecnicamente non possono essere considerati TNA originals). Se guardo uno show di wrestling, voglio divertirmi e se a farlo è uno che un giorno lavorava dai McMahon non vedo perché dovrei rinunciare a questo piacere, se chi dovrebbe sostituirlo non è all’altezza. A volte credo si faccia troppo ideologia (premiamo i giovani, difendiamo i nostri talenti: manco fosse una campagna sociale e politica) per un intrattenimento come il wrestling.
Joe ovviamente lo sa bene e per questo non ha fatto riferimenti ad originals, a gente che era lì dal primo giorno e retoriche di questo genere. Joe ha parlato di “die hard wrestlers”, di giovani atleti vogliosi di fare bene e di duri lavoratori, di gente che ama la TNA e ha come unico scopo il divertimento della platea. Sono parole più pesanti di quello che possono sembrare perché sottintendono un concetto abbastanza inquietante: qualcuno in TNA, specificatamente tra le “superstars”, non lavora duramente e si limita ad apparire per “ingrossare la pensione”. Joe si è riferito a Nash in questo caso ma quel suo plurale non lascia spiragli incoraggianti. Ora non possiamo sapere la verità né forse la sapremo mai, ma se davvero c’è qualcuna delle vecchie glorie che non s’impegna al massimo e che fa i propri comodi, come sostiene il samoano, beh ritengo che la TNA farebbe bene ad intervenire al più presto onde evitare il ripetersi di spiacevoli situazioni che contribuirono al decadimento prima e il fallimento poi della WCW. Infatti dopo i due anni di successo ai danni della WWF si raggiunse nel backstage un livello tale di stelle e superstars che ben presto gli interessi egoistici e i capricci di ognuna delle prime donne cozzarono tra loro e crearono una spaccatura insanabile, tra wrestlers di prima fascia e lottatori di seconda. Inutile dire che negli spogliatoi ogni due per tre si sfiorasse la rissa e che l’atmosfera divenne invivibile, al punto che molti preferirono cambiare aria. La TNA purtroppo sta prendendo una piega che rischia di sfociare in simili situazioni estreme. Ad Angle sta concedendo troppo spazio: va bene consigliare su scelte di booking ma Kurt non aveva nessun diritto di dare dritte su come gestire i propri personaggi agli altri wrestlers, o di andare in giro a sparlare di Jarrett nel tentativo di toglierlo dal booking team. E vogliamo parlare dell’assunzione di sua moglie Karen? Per carità è stata una sorpresa in positivo e si è rivelata molto utile ma dubito che Angle pensasse alle sue qualità da
manager (per me ignote anche al marito) quando, di fatto, obbligò la Carter a metterla sotto contratto.
Ma non vorrei sempre parlare di Angle e far pensare che ce l’abbia con lui in particolare. Citiamo allora anche Kevin Nash, che ricordiamo nel 2006 s’inventò di sana pianta un infortunio al ginocchio poche ore prima di Hard Justice, PPV in cui avrebbe dovuto restituire il
job a Sabin, consacrandolo così definitivamente. Lo dico perché c’è chi persino ha cercato di far passare per vittima il povero Nash offeso dal lupo cattivo Joe…Big Sexy che da mesi spingeva per la riassunzione di Scott Hall, che ci ha messo la sua parola ben sapendo che probabilmente sarebbe finita così. Nash sapeva che Hall non avrebbe minimamente aiutato la compagnia, ma è suo amico e quindi, nonostante tutto, ha spinto per farlo richiamare. Nash stesso che da tempo chiedeva di poter tornare sul ring, pur essendo a conoscenza del fatto che fosse impresentabile ormai ed evidentemente fuori forma. Sapeva che avrebbe tolto spazio ad altri giovani più promettenti ma se n’è altamente fregato e ha fatto pressioni su Russo, sulla Carter e tutti gli altri per tornare a lottare. Il problema è che la TNA lo ha accontentato e questo, come spiegato prima, a lungo andare potrebbe essere una politica controproducente. E’ la federazione che deve imporsi e fare le regole, non viceversa, con le stelle più importanti a decidere chi assumere e chi
pushare. Il pubblico non ha fischiato Joe, non è rimasto indifferente. Ha applaudito con forza e convinzione, riservando un ovazione alle sue parole degne dell’ingresso dell’Hulk Hogan dei tempi d’oro. Questo significa che i fans condividono al 100% il pensiero espresso da Joe e che probabilmente era da tanto tempo che speravano che qualcuno del roster avesse le palle per dirlo chiaro e tondo. Una reazione del genere non dovrebbe essere sottovalutata dal
management. I fans non vogliono vecchie glorie fisse nel main event solo in onore dei tempi che furono. I fans, con tutto il rispetto, non si accontentano del nome, ma vogliono gente nuova, leve fresche e piene di voglia di fare e di rischiare, giovani in grado di far sognare e su cui costruire un futuro. Finchè si tratta di Angle, Sting e Cage sono tutti felici di vederli sempre nelle zone che contano ma quando si arriva al Nash attuale, a Scott Hall, anche a Booker T, che per quanto bravo, carismatico e amato non è abbastanza importante a parer mio da meritare un posto così altolocato, a Rikishi e a Test, a Bob Backlund, ecco che allora ci si deve fermare e riflettere se tutto questo sia davvero necessario e soprattutto se siano i personaggi che i fans vogliono vedere lì (perché se non avessero la ribalta principale, sarebbero più che ben accetti). Allora si rischi, si faccia come a TP, si lanci gente nuova nel main event, si facciano
feud tra superstars e giovani in cerca di gloria in cui abbiano la meglio i secondi, si abbiano i coglioni, e scusate il francesismo, di far battere pulito Angle da un Kaz o anche da un Chris Harris. In questo senso la strada intrapresa da Genesis è buona e la speranza è che il promo di Joe rappresenti la definitiva presa di coscienza che è ora di cambiare politica in merito a chi pushare e a chi mandare nel low/mid-
card.
Joe dunque ha pienamente ragione. La TNA deve essere quella federazione fatta di ragazzi sognatori, un po’ ingenui e un po’ illusi anche, che sperano di poter cambiare per sempre il mondo del wrestling, ragazzi che in onore dello spettacolo sono disposti a prendersi
bump pazzeschi e a volare su filo spinato, puntine e tavoli su tavoli (Abyss tu quoque?), ragazzi con un ideale, che credono nella TNA e lottano per difenderne la filosofia, il suo modo di concepire il business. E’ ciò che contribuì a rendere leggendaria l’ECW e deve essere ciò su cui costruire l’immagine della TNA, che non deve essere vista come l’altra WWE in cui le superstars fanno il bello e il cattivo tempo. Gli stessi che l’hanno portata in primetime in tv, con due ore a disposizione e con un 1.1 di media come ratings devono riprenderla in mano e ricondurla alle vette di qualità che gli competono. Ma per poterlo fare qualcuno gli deve dare una possibilità e la TNA farebbe bene a concedergliela, se non altro come forma di rispetto verso chi è rimasto sempre fedele alla compagnia. Per cui mi auguro di vedere d’ora in poi un po’ più di Daniels, lottatore tremendamente sottovaluto e sottostimato dalla dirigenza e che eppure ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della federazione e che ha contribuito a renderla celebre, e un po’ meno Nash and company. Se le parole di Joe avranno avuto un effetto lo capiremo nei prossimi mesi e da particolari come questi. Per il momento l’unica cosa che possiamo fare, è alzarci in piedi, applaudire e fare tanto di cappello ad un discorso, work o shoot fate vobis, espresso con una passione e una grinta commoventi e con un contenuto quantomai pertinente e azzeccato.
E con questo è veramente tutto. A settimana prossima….Buon week-end!! Ciao a tutti!!