Al termine del PPV “Against All Odds” venne mostrato un video promozionale in cui i wrestlers più importanti del
roster parlavano di un imminente rivoluzione, di un cambiamento radicale che avrebbe coinvolto a breve tutta la TNA, che si concludeva con la scritta “Cross the line”.
Un messaggio che ha dato inizio ad una rivoluzione: l’abbattimento definitivo dei ruoli
face ed
heel. Fin da quando ci siamo appassionati al wrestling, non importa in che periodo o a che età, siamo stati da subito abituati a vedere scontri tra lottatori fondamentalmente buoni contro lottatori fondamentalmente malvagi, in un riproposizione dell’antico tema dell’eterna lotta del bene contro il male. E’ visto tutt’ora da molti come un must imprescindibile e un suo stravolgimento è chiaro che toccherebbe anche il fan più anticonformista e innovatore. D’altronde si tratta di ribaltare l’intera struttura dello show e di modificare qualcosa che abbiamo sempre pensato fosse insita nel concetto di Wrestling. In realtà però è sbagliato parlare di rivoluzione perché è dalla sua nascita, che la TNA cerca di abbattere la differenza tra face e heel proponendo sfide tra lottatori dal medesimo status e pushando come face wrestlers che non rappresentano certamente il bene incarnato. Si può dire che si tratti di una lunga e lenta gestazione che trova solo ora la sua definitiva consacrazione.
Scelta giusta?scelta sbagliata? Cerchiamo di capirlo.
Personalmente mi trovo particolarmente concorde con la decisione presa dalla federazione di Nashville. E’ da anni che sostengo che la divisione face/heel sia ormai anacronistica e irrealistica.
Non prendiamoci in giro. Siamo nel 2008 e ormai tutti, sia gli appassionati che i detrattori che gli indifferenti, grazie ad Internet e i mass media in generale, sanno che il wrestling è predeterminato,che si tratta di un vero e proprio spettacolo. Quanti mark esistono oggi? Io penso che non ce ne siano o che comunque siano davvero pochi, se escludiamo, per ovvie ragioni, i bambini,a cui comunque il wrestling non si rivolge direttamente.
Cosa c’entra la natura predeterminata del wrestling con la differenziazione tra face ed heel? E’ semplice: L’approccio con cui si guarda uno spettacolo è fondamentale e può cambiare la percezione del prodotto a seconda dei punti di vista da cui lo si osserva. Facciamo un esempio e prendiamo come spunto di riflessione il più grande spettacolo del mondo, il cinema.
Ebbene se ci fate caso nelle varie classifiche cinematografiche relative al miglior personaggio di tutti i tempi i ruoli negativi e controversi sono quelli più presenti. Si pensi a figure immortali e memorabili come il Don Vito Corleone interpretato dallo straordinario Marlon Brando, al Tony Montana di Al Pacino, al Travis Bickle di Robert De Niro in Taxi Driver, ai personaggi di Clint Eastwood o all’Hannibal Lecter di Anthony Kopkis. Non propriamente degli angioletti o delle persone che potremmo definire come modelli di ideali e valori da seguire. Eppure queste figure mitiche sono entrare nel cuore di milioni di spettatori, che sono rimasti colpiti, shockati, commossi o esaltati dalle loro gesta, dai loro comportamenti, dai loro discorsi.
Questo è potuto avvenire perché la gente sapeva di trovarsi di fronte ad una grande finzione, ad uno spettacolo, ma pensate per un momento se la gente fosse andata al cinema pensando di assistere a documentari di storie e personaggi realmente esistiti, se il film fosse presentato come reale come si cerca di fare nel wrestling con la keyfabe. Dubito che a quel punto spacciatori,mafiosi e serial killer sarebbero risultati così apprezzati e così esaltati, dubito avrebbero colpito l’immaginario di così tante persone che invece avrebbero provato, giustamente, solo disgusto e disprezzo davanti a certe scene. Se l’horror ha così tanti fans è perché chi lo guarda sa bene di assistere nel momento dello squartamento o della decapitazione di turno alla fuori uscita di liquido rosso simil sangue e alla distruzione di plastica simil carne. Ecco perché si può anche essere cinici durante la proiezione di un film e ridere dell’uccisione stramba di un certo personaggio. Ecco perché si può citare una battuta di Don Vito per prendere in giro un amico. Ecco perché si può far finta di essere Tony Montana e urlare” You wanna play rough? So say hello to my little firend”. Ecco perché si può ridere alle battute macabre del dottor Lecter. Lo si fa perché tanto nulla è reale, è solo show, è solo intrattenimento.
Così non fosse gli amanti del genere horror sarebbero dei sadici che andrebbero messi in case di cura per problemi mentali o meglio ancora arrestati.
A questo punto si potrebbe domandarsi se sia giusto che anche di fronte ad uno spettacolo si provi gusto a vedere azioni di natura così violenta. E’ una storia vecchia che dura fin dai tempi degli antichi greci che con le tragedie, fatte di storie di sangue,tradimenti e complotti, facevano ciò che ora viene fatto nelle sale cinematografiche, nei teatri, in televisione. E’ nella natura dell’uomo la passione per ciò che ci spaventa, per ciò che c’inquieta. Più una cosa ci fa paura e più ne siamo fatalmente attratti. Così come siamo da sempre affascinati dal male. I personaggi buoni, integerrimi, santi e immacolati raramente riescono a rimanere impressi nella nostra memoria e l’esempio fatto sopra dei personaggi migliori della storia del cinema,al 90% negativi, ne è la prova lampante. Ma pensate anche al mondo dei fumetti: Non è forse vero che spesso e volentieri i cosìdetti “villains” risultino più apprezzati,graditi e siano più complessi del supereroe?
In fondo come dice Quentin Tarantino, “Violence is the most fun thing to watch” in uno spettacolo ovviamente e non c’è nulla di male nell’ammetterlo. Noi stessi che siamo fan di una disciplina non certamente priva di un fattore violenza rilevante lo sappiamo bene. D’altronde come dice Roland Barthes, proprio a proposito del wrestling, si gode dell’atto in quanto spettacolarizzato, non per l’atto in sé.
Il collegamento con il wrestling è presto fatto. Tutti sanno ormai che si tratta di uno spettacolo e come tale lo guardano. Trovo patetici i tentativi di presentarlo come assolutamente reale quando gli stessi protagonisti in interviste o direttamente attraverso i loro blog parlano di bookers,
push e
storyline. Pertanto partendo da questo concetto chiave, gli spettatori giudicano ciò che vedono durante uno show di wrestling per ciò che è, uno spettacolo,e non qualcosa di vero. Potrebbe sembrare un osservazione tautologica ma così non è vedendo come la WWE faccia di tutto e di più per presentare come assolutamente reale il suo prodotto. E di conseguenza lo spettatore WWE viene invitato a giudicare gli eventi come se assolutamente veri e così facendo è chiaro che la dicotomia tra buoni e cattivi sia essenziale. Nessuno nella vita di tutti i giorni tiferebbe per Edge o Triple H,gente pronta a fregare il prossimo in ogni momento o a massacrarti a suon di martellate,e sarebbe sacrosanto incitare allo sfinimento persino il Brian Kendrick della situazione vittima dei loro soprusi. Invece prendendo atto che il pubblico è totalmente
smart e conosce ormai tutti i segreti della disciplina si potrebbe incominciare ad adattarsi a ciò che la gente veramente vuole e non cercare di obbligare la gente ad apprezzare ciò che la federazione vuole.
Quindi abbattiamo l’inutile differenza tra face e heel, tra buoni e cattivi. Per carità è un contrasto su cui si sono basate storie bellissime in passato e sui cui ancora sono poste le basi di molte avvincenti storie di spettacoli diversi ma il wrestling si trova in un punto in cui per sopravvivere e non essere ritenuto preistoria ha bisogno di una svolta radicale, di maggior realismo nell’epoca dei reality shows e della tv che mostra ogni fase della nostra vita quotidiana in diretta. E non è certamente proponendo la falsa e irrealistica visione del mondo diviso in due tronconi, buoni da una parte e cattivi dall’altra, che si può perseguire questa strada. Basta leggere i giornali per capirlo: Ci sono padri di famiglia esemplari e inappuntabili che possono impazzire e sterminare la propria famiglia o ragazzi universitari educati e colti che possono uccidere per passione la fidanzata che li ha lasciati.
Al tempo stesso però puoi leggere di criminali rinati in case di recupero o protagonisti di azioni umanitarie. In una realtà così frammentata, così complessa e formata da mille sfaccettature e sfumature, come si può pensare di andare ancora avanti la vecchia storia dei buoni contro i cattivi?
E’ impossibile e infatti le serie tv americane di tanto successo oggi lo hanno capito da tempo adeguandosi di conseguenza. Prendiamo per esempio “Lost”: Qualcuno potrebbe indicarmi chi sia il “Buono” della situazione? O quello davvero cattivo in tutto e per tutto? Nessuno potrebbe rispondermi perché in realtà quei personaggi rappresentano persone diverse di questa società e lottano per se stessi. Hanno un nome e un cognome, non sono o buoni o cattivi.
Oppure pensate al noto dottor
House. E’ l’”anti-eroe” per eccellenza. E’ arrogante, cinico, maleducato, egoista e spesso sfotte allegramente pazienti sul punto di morte. Nonostante ciò, è il protagonista “positivo” di una delle serie televisive di maggior successo degli ultimi anni e ha tantissimi fans. Così come ha molti estimatori il suo collega di colore, che rappresenta invece la parte più sana e umana della medicina, per quanto anche lui non sia esente da peccati più o meno veniali. Ragioniamo per assurdo: Provate a pensarli come wrestlers e provate ad immaginarli l’uno contro l’altro. Chi sarebbe il face e chi l’heel? Difficile dirlo, si finirebbe a parlare di gusti personali ed è proprio questo il punto focale del discorso. Il gusto personale. In un match tra il dottor House e il suo assistente il pubblico si dividerebbe non in base a chi ha ragione e chi no o a chi si comporta rettamente o meno, ma in base alle preferenze personali. Ci saranno i fans del dottor House i fans del suo collega.
Chiusa questa folle parentesi, torniamo al nostro amato wrestling. La gente sa che tutto è predeterminato e pertanto lasciamola tifare per l’heel di turno che fa bastardate a sinistra e a destra, lasciamo tifare alle fans il Randy Orton della situazione per quanto malvagio che sia come le spettatrici di una volta impazzivano per i personaggi maledetti di James Dean, lasciamo tifare al latino che non vede di buon occhio la politica americana i LAX, anche se vanno in giro a picchiare chiunque non sia uguale a loro. Questo ovviamente vale anche per i face, il mio non vuole essere un invito a tifare, per moda o per atteggiamento, solo gli heels. Semplicemente i face si tiferebbero in ogni occasione proprio per la loro natura di “buoni”. Ciò che conta è che d’ora in poi si dovrebbe fare il tifo solo per il wrestler, se questo ci piace, ci “rappresenta” o ci fa divertire, sul ring e fuori, e non in base al suo status, cosa tra l’altro scelta dalla federazione e non da noi appassionati. Voglio tifare Tomko? E tifo Tomko, pazienza se in teoria è tra i “cattivi”. Certo, citando la moglie del reverendo Lovejoy; “Qualcuno pensi ai bambini!!”, perché uno show del genere, governato dal gradimento personale e dal senso dello spettacolo, più che dalla morale e dal senso etico, non sarebbe particolarmente educativo per un bambino e anzi potrebbe risultare persino shockante. Non che adesso il wrestling sia propriamente propedeutico comunque, ma in ogni caso credo che la TNA farebbe bene a fare scelte definitive. Per troppo tempo il wrestling ha cercato di mettere il piede in due scarpe con un risultato che ha scontentato tutti. Non è una demonizzazione per i bambini, ma o si fa un programma tutto per loro oppure si vira decisamente verso il mondo degli adulti, come fanno tutte le serie tv del resto, e allora si cambiano alcune cose del prodotto, come appunto l’addio a face e heel, per cercare di portare davanti al teleschermo sempre più persone del target scelto.
Capisco anche che i fans più legati al wrestling classico potrebbero storcere il naso davanti alle mie considerazioni ma se il wrestling da trent’anni ha grande successo è perché ha sempre saputo adattarsi perfettamente alla situazione sociale e storica del suo tempo.
Negli anni ottanta il mondo era bianco o nero. C’era la guerra fredda, gli USA(i buoni) contro l’URSS(i cattivi) nella visione americana, c’erano i democristiani contro i comunisti in Italia( Don camillo e Peppone) e così via…Pertanto un personaggio come Hulk Hogan era perfetto per l’epoca. Patriota, forte e indistruttibile, di sani principi e valori morali, educativo, fino al punto da consigliare ai bambini di prendere le vitamine che gli facevano bene. E il suo avversario non poteva che essere the iron shiek, l’invasore straniero contrario a tutto ciò che l’America rappresentava, o Nikolai Volkoff, il sovietico, il nemico per eccellenza.
Poi c’è stata la caduta del muro di Berlino e con esso il crollo dei grandi ideali politici, che insieme ad una situazione economica globale che si faceva generalmente più dura e difficile, ha portato negli anni novanta ad una situazione più complessa. Le scoperte scientifiche facevano passi da giganti mettendo in dubbio molte persone sul valore della religione, la globalizzazione avanzava mettendo in discussione le identità di ogni paese, il lavoro diventava sempre più precario a cause delle continue novità e le coppie che divorziavano aumentavano di numero. Non c’erano più certezze, non c’erano più i grandi valori ideali e morali di un Hulk Hogan a cui aggrapparsi e il concetto di patria si faceva meno presente, meno evidente. Ecco allora spuntare Stone Cold Steve Austin e l’era
attitude.
In una società sempre più individualista, alla ricerca del piacere personale e del successo, Austin rappresentava l’eroe per eccellenza. Ribelle, anarchico, anticonformista, Austin non aveva alleati e amici, non aveva un codice etico, agiva con il solo scopo di avvantaggiarsi e di ottenere il successo, magari abbattendo anche il sistema. Gli altri protagonisti dell’era attitude rispecchiavano quel periodo, più libertino e svincolato da stretti insegnamenti morali, proponendo uno show per adulti, per contenuti, gesti ed espressioni.
Oggi ci troviamo in una società ancora più complessa, più globalizzata, dove convivono diverse culture, sempre più frammentata, nei gusti e negli interessi personali, grazie allo sviluppo inaudito portato dalle tecnologie della comunicazione. Una società che ha visto il crollo delle grandi istituzioni e che vede valori morali e codici etici più come delle linee guida da seguire che come dogmi imprescindibili. Una società senza ideali politici o sociali, in cui anche la religione viene contestata o attaccata e la famiglia vissuta come un fastidio evitabile. D’altronde non è un caso che oggigiorno si uccida per nulla, lo si faccia se troviamo che il vicino ha fatto pisciare il cane sul nostro garage(storia vera) o se la famiglia sotto noi ha un bambino che piange troppo forte(storia vera). In una società senza valori di nessun tipo e in cerca di un identità precisa, in cui il sentimento di confusione e spaesamento è molto forte, questo è il minimo.
Ma lasciando stare considerazioni sociologiche inopportune in questa sede, è evidente che ci troviamo di fronte ad una società complessa e ricca di sfumature di grigi, in cui il “lupo cattivo” può essere il vicino di casa. Dunque bisogna puntare su personaggi più approfonditi psicologicamente(e non a caso molti film e serie si rifanno a concetti di Freud e colleghi), meno nettamente divisi, e cercare di far appassionare il pubblico proponendo wrestlers più vicini a loro o comunque attuali. Non voglio un altro Hulk Hogan sicuro di sé e portatore di ideali e patriottismo perché in quegli ideali non credo più e perché potrei interpretare quel patriottismo anche come fanatismo bellico in un epoca in cui si cerca di convivere con gli altri popoli. Voglio che tu. Personaggio, sia te stesso e voglio essere IO a giudicarti interessante o meno, a decidere se mi piaci oppure no.
In questo senso, la storyline tra Sting e Abyss fu davvero ben fatta e dovrebbe essere presa come pietra di paragone per le faide che verranno. E mi fa piacere che con BG James e Kip James si stia andando in quella direzione.
Infine ci sono anche due ragioni “pratiche” che consigliano l’abolizione di face e heel:
La prima è che abbattendo gli status, ogni incontro è possibile. Quante volte si è detto. “Peccato che tizio e caio siano entrambi heel altrimenti sai che match ne sarebbe uscito?”? Tantissime credo. Penso allo scorso anno, in cui molti fans, me compreso, auspicavano un possibile e abbastanza originale
feud tra Orton e Edge allo scioglimento dei Rated RKO. Feud che, nonostante la grande piattezza in quel di Raw all’epoca, non si realizzò. Motivo? Perché erano entrambi molto odiati e la gente non avrebbe tifato per nessuno secondo la WWE. Non credo proprio sarebbe andata così e sono certo che a
WM,dove i due si sarebbero dovuti affrontare,avrebbero regalato un grande incontro. Invece la TNA abbattendo questi ruoli scomodi, eviterebbe situazioni paradossali di questo tipo. Kurt Angle e Tomko sono entrambi heel in teoria? Pazienza, sono i personaggi del momento e potrebbero regalare un grande incontro, mettiamoli l’uno contro l’altro. E questo nell’ottica di offrire il miglior show possibile alla gente, altro che mantenere la keyfabe nel 2008…
L’altra ragione pratica è data dal particolare pubblico dell’Impact Zone, da sempre molto smart e legato ad Internet. Ricordo ancora bene quando Joe fu esaltato e applaudito mentre da
monster heel massacrava brutalmente Daniels. Addirittura si levarono i cori” One more time” quando con due musce buster infortunò gravemente alla testa il povero Daniels, in teoria face. E la cosa si è ripetuta più e più volte in un recente passato, non ultimo Tomko, ancora abbastanza
over nonostante il grave tradimento nei confronti di Christian Cage(altro amato e applaudito nonostante fino a poco tempo fosse uno dei bastardi,in ottica mark,del roster). E’ vero che la TNA si sta spostando in altre arene e sta cambiando pubblico ma molti fans TNA restano smart, restano frequentatori di Internet con un certa mentalità e abituati dalla stessa federazione a non dare troppa importanza alla questione di face e heel. Allora perché invece di forzarli a cambiare, semplicemente non adattarsi meglio ai loro gusti abbattendo i ruoli face e heel, a cui loro non davano ormai più nessuna importanza?
E con questo è davvero tutto, io vi do appuntamento a settimana prossima. Buon fine settimana. Ciao a tutti!!