Un giorno di 4 anni fa mi stavo dedicando ad uno dei mie hobbies preferiti: parlare e discutere di wrestling sul web. Capitò così d’imbattermi in un topic riguardante una federazione emergente e di cui si diceva un gran bene: la Ring Of Honor. All’epoca ero un neofita del wrestling web, a cui partecipavo da circa un anno soltanto, e il mondo indipendente mi era per lo più sconosciuto, in particolare quella federazione. Leggevo commenti entusiasti, paragoni che all’epoca mi parevano assurdi e peana e lodi a non finire. In particolare si esaltava un certo wrestler, simbolo della compagnia, chiamato Samoa Joe. A sentirlo descrivere pensavo dovesse trattarsi di un vero fenomeno. “Questo è il nuovo Chris Benoit” pensavo tra me e me sorridendo ironicamente.Chi mi conosce nella vita di tutti i giorni, sa bene quanto sia diffidente riguardo alle novità. All’inizio le guardo con sospetto ma se mi prendono mi lascio andare totalmente. Così allo stesso modo facevo con il wrestling (per fortuna ora ho cambiato mentalità) e per questo ironizzavo e velatamente “sfottevo”, prendendo per pazzi o faziosi, quegli utenti che si lasciavano andare a commenti che ritenevo esagerati. Mi arrivò allora una ffz, un e-mail, speditami da un utente con cui parlavo piacevolmente sul forum e con cui saltuariamente scambiavo quattro chiacchere via MSN. C’era scritto” Leo mi fai un favore? Guarda questo incontro e poi dimmi se esageravo…”. Seguiva un link per scaricare un match della ROH che vedeva affrontarsi Samoa Joe ed AJ Styles.
Scettico, lo ammetto, aprii quel file e incomincii a guardare… Non ci volle molto. Al secondo minuto la mia mascella era già caduta ed ero, come un ebete, con la bocca aperta davanti allo schermo del mio pc. Quel samoano dal fisico non certamente irresistibile stava portando colpi con una violenza incredibile, con una rabbia e una ferocia che mai avevo visto su un ring di wrestling. Non faccio neanche in tempo a riprendermi, che lo vedo volare fuori dal ring con uno splendido e perfetto suicide dive. Cosa? Come? Un wrestler così pesante e grosso che fa una manovra da high-flyer e la fa così bene? Sogno o son desto? I due ritornano sul quadrato e Joe parte con una delle sue inconfondibili serie di prese al tappeto, mostrando una tecnica sopraffina. Finisce l’incontro(davvero straordinario)e io mi rimangio mentalmente tutto quanto avevo detto e pensato. Avevano ragione loro. Aveva ragione lui. Questo è un fenomeno eccome e fu amore a prima vista. Come quando vedi quel calciatore che adori per la prima volta e rimani subito impressionato, allo stesso modo rimasi colpito da Joe, che divenne fin da subito il mio lottatore preferito.
Un wrestler incredibile, di una completezza spaventosa. Sa fare tutto e lo sa fare in maniera eccellente. Apparentemente potrebbe sembrare un wrestler mediocre ma appena lo si vede in azione si capisce che si ha di fronte un lottatore di altissima caratura. La sua violenza, la sua intensità, la sua forza nel portare i colpi la possiedono in pochi, pochissimi, che unita alla sua tecnica e alla peculiarità di un grande repertorio da high-flyer nonostante il fisico lo rendono unico e inimitabile. Non ci sono altri Samoa Joe in circolazione. Non ce ne sono stati prima. Difficilmente ce ne saranno. Ed è questa la sua grande forza: Joe è unico, è qualcosa realmente di nuovo, ha costruito ed ha esaltato uno stile che d’ora in poi sarà inevitabilmente il metro di paragone con cui giudicare gli altri. E francamente, non riesco a trovare altri wrestlers con un numero così elevato di
moty, candidati moty o incontri a 5 stelle in così tante federazioni, nazioni e contesti diversi. Un vero e proprio mostro di bravura “globalizzato”, cosa che in questi tempi è quanto mai dote fondamentale.
Come tutti certamente saprete domenica scorsa a Lockdown Samoa Joe ha conquistato per la prima volta il titolo mondiale TNA sconfiggendo nella gabbia Kurt Angle. Non si è trattato di un expoit improvviso o fortunoso ma del punto più alto di una carriera che per quanto ancora giovane e relativamente breve(7 anni) è già ricca di importanti successi e soddisfazioni. La ciliegina su una torta già bella sostanziosa e gustosa. Per questo oggi vorrei celebrare con questo editoriale la carriera di Samoa Joe, il wrestler e le sue imprese, non solo in TNA, che sono note, ma anche e soprattutto in ROH, la federazione che lo ha lanciato e che lo ha reso ciò che è oggi.
Joe è un predestinato. Certi campioni fin da subito fanno intendere le loro immense qualità e che nel loro DNA è inscritto il codice genetico del successo. All’età di 5 anni, Samoa Joe partecipa come ballerino all’inaugurazione dei giochi olimpici di Los Angeles nel 1984. La sua famiglia infatti aveva fondato un gruppo di ballo polinesiano e Joe era stato selezionato come uno dei migliori interpreti, nonostante la giovanissima età, di questa particolare danza. Un gran bel modo di iniziare la sua carriera sportiva. Carriera che prosegue al college dove Joe ottiene importanti successi anche nel football ma soprattutto nel Judo, diventando campione Juniores dello stato della California. Ma la passione coltivata sin da piccolo per il wrestling lo spinge in questa direzione. Debutta così a fine 1999 ed entra presto a far parte della UPW, federazione di sviluppo della WWE di cui ai tempi facevano parte anche John Cena, Kazarian, Daniels e Tommy Dreamer, divenendo presto campione mondiale sconfiggendo Christopher Daniels e facendo un regno record(nessuno fu capace di tenere per così tanto tempo la cintura in quella federazione). Joe però non si cullò sugli allori e partì per il Giappone, terra nota per la sua tradizione di wrestling, per divenire un lottatore ancora migliore.
Qui lotta per la Zero-One,
promotion in via di sviluppo, e lotta contro i migliori lottatori giapponesi,tra cui la storica icona ECW Masato Tanaka, ottenendo discreti successi e allenandosi con i migliori e diventando di conseguenza wrestler più completo. Nel frattempo però non aveva abbandonato il panorama indipendente americano e continuava a lottare in varie federazione, tra cui la più importante era la Pro Wrestling Guerrilla. Joe decide che era arrivato il suo momento, che era giunta l’ora di affermarsi in suolo americano. Lascia così la terra del Sol levante e decide di entrare a far parte della federazione più in via di sviluppo e più promettente, quella con il
roster migliore, tra le
indies di allora: la Ring Of Honor.
Il suo esordio avviene il 5 Ottobre del 2002. Suo avversario niente meno che Low Ki. Quel lottatore samoano, grasso e con quelle improbabili meches bionde, che inizialmente lascia un po’ in dubbio la platea, la conquista poco dopo. I due danno vita ad un incontro che definire insano è dire poco: Calci e colpi stiffissimi, praticamente
shoot, submissions quasi da MMA, rendono la contesa straordinaria. Il pubblico va subito in visibilio per questi due autentici guerrieri che danno davvero tutto ciò che hanno in corpo e per questo terminano l’incontro a terra sfiniti, prossimi allo svenimento. E no, se lo stavate per domandare, non è un
work. Non a caso è considerato uno degli incontri più
stiff e shoot mai disputati sul suolo americano. Certo Joe perde ma è lui il vincitore morale dell’incontro. La folla infatti gli tributa un autentica ovazione. La scintilla era già scoccata e l’amore profondo tra ROH fans e la samoan
submission machine appena agli inizi.
Non passa molto e già è tempo per Joe di affrontare uno degli uomini più importanti e forti della federazione: “American Dragon” Bryan Danielson. Il drago americano era stato presente nel primo show della federazione d, dove aveva regalato uno degli incontri più belli della storia di questa disciplina affrontando Low Ki e Christopher Daniels. Nei mesi successivi era diventato sempre più un punto di riferimento per la ROH e uno dei suoi top players. Joe dal canto suo si era messo in luce per l’ecccellenza delle sue prestazioni che lo avevano fatto entrare immediatamente nel cuore di tutti i fans. Uno scontro importante dunque per decidere le posizioni di leaderhsip all’interno del roster. La sfida si rivela molto appassioantne e intensa e vede prevalere Samoa Joe, alla sua prima vera importante vittoria importante in ROH che lo lancia verso la conquista della cintura massima. E l’opportunità non tarda ad arrivare.
Il 22 Marzo 2003 Joe sconfigge l’allora campione Xavier e conquista così il titolo ROH, che con lui sarebbe poi stato riconosciuto come mondiale. Una data storica e da ricordare perché ha segnato l’inizio di un era, di un regno lunghissimo e al tempo stesso di grandissimo valore che avrebbe cambiato per sempre la storia della federazione e dello stesso Samoa Joe. Un regno del terrore che inizia subito forte: Prima difende la cintura dagli assalti di Matt
Striker,Tom Carter e Colt Cabana, poi da quelli dell’ottimi
technician inglese, Doug Williams, e infine da quelli di Homicide. Con quest’ultimo da vita ad un incontro assolutamente straordinario, così bello e intenso da spingere il pubblico ad alzarsi in piedi per una standing ovation alla fine del match. Se qualcuno conservava ancora dei dubbi sul talento di Samoa Joe questa sfida li spazza via. Un incontro teso, duro, violento e maledettamente intenso che regala grandi emozioni oltre che grandi manovre e che finisce con una spettacolare muscle buster dalla seconda corda. Un impatto violentissimo a cui Homicide non può proprio rispondere. Ma la marcia di Joe non si ferma qui. Dopo il Notorious 187, è il turno di Dan Maff, che viene piegato senza particolari problemi. E poi si arriva a Paul London.
La sfida che contrappone i due a Death Before Dishonor non è importante solo perché in mette in palio la cintura mondiale ROH. Diventa un incontro decisivo perché è l’ultimo di Paul London, simbolo della federazione, prima del suo approdo in WWE. La sua ultima chance quindi di realizzare il suo sogno e diventare campione della compagnia che lo ha lanciato. L’incontro che ne viene fuori, tanto per cambiare,è fantastico, con continui cambiamenti di fronte e un azione frenetica ma non per questo illogica. Il pathos, l’emozioni e l’incertezza dominano l’intera contesa che coinvolge molto il pubblico presente e che termina, dopo una dura battaglia, con la vittoria di Samoa Joe via Kokina Clutch. Il post match è tutto dedicato all’addio di Paul London ma i fans ROH sanno bene che per un nome importante che se ne sta andando, una nuova e consolidata stella è ormai nata e brilla più lucente che mai nella costellazione ROH.
A seguire BJ Whitmer, CM Punk e Jay Briscoe, “asfaltati” uno dopo l’altro in grandi contese. Si arriva così il 20 Settembre 2003 a Glory By Honor II che prevede un grandissimo main event: Samoa Joe vs. Christopher Daniels, per la prima volta in questa federazione l’uno contro l’altro,con in palio il titolo mondiale ROH. Neanche a dirlo, il match non delude le aspettative e regala momenti di altissimo wrestling. Daniels si rivela un avversario ostico e temibile per Joe, va vicino alla vittoria in alcune occasioni ma il samoano è davvero inarrestabile e porta a casa pure questa vittoria. Dopo Daniels, Joe affronta, anche qui per la prima volta, AJ Styles, altro simbolo TNA, in un altro incontro valido per la sua cintura(lo stesso che mi ha fatto diventare un suo fan). Come detto sopra, il match è assolutamente fantastico, come del resto lo saranno tutti quelli della loro serie, e vede ancora una volta il trionfo di Samoa Joe, sempre più dominante. Nell’ultimo evento del 2003, a Final Battle, è il turno dell’altro fratello, Mark Briscoe, che vede così crollare le sue speranze di conquistare il titolo mondiale contro il temibile Joe.
Il 2004 si apre con una particolare difesa per il samoano: In un evento fatto in collaborazione con la federazione giapponese JAPW Samoa Joe sconfigge uno dei rappresentanti della compagnia avversaria, Balls Mahooney, ex ECW, per il suo titolo, ormai sempre più mondiale. Arriva l’evento anniversario per i due anni della federazione e Joe batte in un fatalfourway elimination match Low Ki, suo primo e storico avversario, BJ Whitmer e Dan Maff. Neanche un mese dopo, Joe batte ancora Jay Briscole in un brutale steel cage match considerato tra gli incontri più belli di quell’anno. Dopo di lui cadono anche Matt Stryker e Rick Reyes mentre prosegue la faida con Homicide, che arriva addirittura a sputargli in faccia una palla di fuoco ferendolo gravemente(non al punto di fermarsi però, tanto che difenderà con una benda sull’occhio la sua cintura contro Reyes).
Il 12 Giugno 2004 va in scena World Title Classic. Il main event è particolarmente succulento: Samoa Joe vs. CM Punk per il titolo. Che potesse uscirne un grande match era facile preventivarlo ma che ne venisse fuori un autentico capolavoro,beh penso che pochi avrebbero potuto prevederlo. I due giovani talenti danno vita ad una contesa fenomenale, ricca d’azione per ben 60 minuti. Mai un momento di stanca o di noia, mai un errore, mai niente fuori di posto. Grandissimo wrestling, di tutti i tipi, tecnico, high-flyer,
strong style e altri stili, condensato in una sfida di grandissima intensità e passione che finisce giustamente in parità. Il pubblico anche in questo caso va letteralmente in visibilio e la critica segue a ruota. Su Internet le lodi di esperti ed editorialisti si sprecano e Dave Meltzer, giornalista “innamoratosi” di Joe proprio in quell’occasione, decide di dare alla sfida 5 stelle, il voto più alto della scala di valutazione. Non succedeva ad un incontro americano da tempo immemore. Poco dopo, è tempo di risolvere definitivamente la questione con Homicide. I due si affrontano il 23 Luglio dello stesso anno e regalano un altro grandissimo incontro, l’ennesimo dello straordinario regno di Joe. Il Samoano trionfa in maniera netta e poi batte anche Colt Cabana, Trent Acid e ancora l’inglese Doug Williams in eventi successivi.
Il 2 Ottobre 2004 è tempo di un'altra grandissima sfida. Il
rematch a quasi due anni di distanza tra Joe e Bryan Danielson. Il drago americano è cresciuto molto dall’epoca, è diventato una vera e propria icona ROH dopo aver combattuto e battuto i migliori del roster. Non a caso, ancora oggi,l’unico che può mettere in discussione la leadership del samoano come leggenda ROH N°1 è proprio lui. Lo stesso Joe è maturato essendo diventato campione mondiale. La sfida così si presenta ancora più appetitosa di quella del 2003. L’incontro è assolutamente superbo, sicuramente migliore di quello della volta precedente,e anche in questo caso vede prevaler Joe con la Kokina Clutch. Al termine del match, interviene CM Punk che sfida nuovamente Joe per il titolo. La sfida viene accettata ovviamente dal campione e così dopo aver battuto Romero, si arriva al rematch tanto atteso tra Samoa Joe e CM Punk.
Altro capolavoro, altre cinque stelle in arrivo e altro pareggio dopo 60 minuti di lotta sopraffina. Potrebbe sembrare un fotocopia dell’altro incontro ma così non è. La sfida si rivela totalmente diversa eppure egualmente di livelli eccelsi. Steambot estasiato si lascia andare a commenti entusiastici e con lui tutti i fans ROH. Ora però dopo tanta goduria visiva, la gente vuole un vincitore. Prima però c’è tempo per Joe di realizzare un suo sogno. Il 6 Novembre 2004 infatti Samoa Joe fa coppia con il leggendario wrestler giapponese Jushin “Thunder” Liger e i due insieme affrontano e sconfiggono due rivali storici del samoano: “American Dragon” Bryan Danielson e Low Ki. Ma tutto dura lo spazio di una sera e Joe torna subito a pensare a CM Punk e al suo titolo da difendere.
La data viene fissata: All- Star extravaganza II: 4 Dicembre 2004, la sfida decisiva, senza limiti di tempo, tra Samoa Joe e CM Punk. Ci dovrà essere un vincitore. Viene invitato anche Ricky “The dragon” Steambot, che non vuole mancare per nulla al mondo al grande evento. E l’arena fa registrare il tutto esaurito. Joe e CM Punk nel main event regalano il solito grandissimo spettacolo. Punk sanguina copiosamente ma va vicino alla vittoria, Joe domina e alla fine dopo un estenuante ma al tempo stesso bellissima battaglia riesce a sottomettere CM Punk e rimanere così, once again, campione mondiale ROH. La folla va in delirio e Steambot gli fa i complimenti. Probabilmente quel pubblico era conscio di aver assistito a qualcosa di storico che ricorderanno per sempre. La fine della miglior trilogia di wrestling della nostra epoca e forse, mi permetto di aggiungere, non solo. In nessun altra faida due incontri sono durati un ora e hanno preso entrambi 5 stelle. In nessun altra faida si sono visti tre match di questo livello altissimo pur rimanendo diversi l’uno dall’altro. Vengono in mente paragoni apparentemente scomodi, in realtà perfettamente calzanti. Samoa Joe vs. CM Punk come Ric Flair vs. Ricky Steambot, come Eddie Guerrero vs. Dean Malenko, come Chris Benoit vs. Kurt Angle, come Bret Hart vs. Shawn Micheals, come RVD vs. Jerry Lynn. E forse proprio l’ultimo è il più calzante, visto che quella serie di sfide incredibili(anche se mai ai livelli di quelle di Joe e Punk) riuscirono a contribuire al successo dell’ECW a fine anni novanta dimostrando che non era solo
hardcore. Di certo vedendo cosa poi i due hanno fatto in WWE, dove Punk è stato campione mondiale ECW ed è ora Mr.
MITB, e in TNA, triple crown winner,
winning streak di 18 mesi e soprattutto attuale campione mondiale TNA, non c’è da sorprendersi della qualità di quegli incontri, sempre più importanti con il passare del tempo e come il miglior vino sempre più belli man mano che invecchiano.
Arriva così l’ultimo show del 2004, Final Battle. E il titolo mondiale ROH non può che essere in palio. Samoa Joe affronta il giovane di ottime speranza Austin Aries, che così bene ha fatto per tutto l’anno solare. La sfida si rivela l’ennesima perla in un regno assolutamente fenomenale ma questa volta a cambiare è la fine….Joe infatti non può resistere alla letale combinazione brainbuster e 450° Splash di Aries. 1…..2……3, Aries sconfigge Samoa Joe e la ROH ha così un nuovo campione mondiale. Si tratta di un evento storico, la fine di un era. Un regno durato ben 22 mesi(praticamente due anni, record assoluto e ancora imbattuto degli ultimi anni per ciò che concerne il Pro-Wrestling americano, con difese in tutto il mondo(come in Giappone e UK, per fare degli esempi) o contro wrestlers provenienti da tutto il mondo, anche atleti non della ROH, che ha trasformato un titolo dal poco valore in un titolo mondiale(come riconosciuto da tutti i più importanti siti e riviste del settore) di grande prestigio. Un regno in cui Samoa Joe ha sconfitto gente del calibro di AJ Styles, Christopher Daniels, Bryan Danielson, CM Punk, Homicide, Paul London, Low Ki, Colt Cabana, Rocky Romero, i fratelli Briscoes e tanti altri ancora. Un regno con ben DUE match a cinque stelle e una serie infinita di moty, candidati moty e grandissimi incontri. Credo che difficilmente nella storia di questa disciplina ci sia mai stato un regno con così tanti incontri di qualità, anche contro avversari magari non di livello eccelso(vedi Balls Mahooney). Un regno che ha dato grande fama e notorietà alla ROH, che ha incominciato ad essere presa seriamente in considerazione a partire dallo splendido regno del suo campione, che non a caso proprio a fine 2004, su consiglio di un certo Mick Foley, ricevette la prima offerta di contratto dalla WWE, anche se la TNA già all’epoca si era mossa per lui. Insomma un regno davvero storico.
A settimana prossima per il proseguo della sua avventura in ROH, per lo sbarco in TNA e la vittoria del titolo mondiale a Lockdown. Buon fine settimana….ciao a tutti!