Non fatevi fuorviare dal titolo. Non è l’ennesimo editoriale che millanta per la millesima volta una nuova “
monday night war”, non è un articolo di denuncia di una o dell’altra federazione.
Se ho scelto questo titolo forte è perché ritengo che ci troviamo in un periodo davvero particolare e per certi versi unico.
In WWE stanno avvenendo eventi di grande importanza. A No Way Ouyt il World Heavyweight
Champion Edge è stato eliminato dopo pochi minuti per primo nella prima elimination chamber dell’evento. Salvo poi attaccare di sorpresa il sesto partecipante dell’elimination chamber di Raw,prenderne il posto e vincere così il WWE title aprendo mille possibili scenari. Orton da parte sua continua la sua guerra contro i McMahon, mettendo fuori causa a Raw sia Shane che Stephanie e causando così un inaspettata intrusione di Triple H, nelle vesti di marito di Steph, nella
storyline. Shawn Micheal, dopo una bella faida con JBL, lo ha sconfitto nuovamente e si accinge a sfidare a Wrestlemania Undertaker. Chris Jericho è in una faida contro le leggende e Mickey Rourke che settimana scorsa ci ha regalato uno dei
promo più sentiti ed emozionanti degli ultimi tempi da parte di Rowdy Piper. A Smackdown! prosegue il
feud tra fratelli tra Matt e Jeff Hardy, con tutta una serie di attentati e colpi bassi alle spalle. Una nuova
stable, la Legacy, capitanata da Orton, puntata dopo puntata si sta confermando come una grande realtà della federazione.
Per farla breve, la WWE è in un momento magico, come da tempo immemore non le accadeva. E visto l’avvicinarsi di Wrestlemania la situazione pare destinata anche a migliorare. Colpi di scena, grandi storie, personaggi ben delineati e finalmente anche una grande stable, la WWE sembra essere tornata quella federazione che regalava spettacolo, nel vero senso della parola, fino a pochi anni fa e che riusciva ad emozionarti sempre e comunque.
La TNA dal canto suo non sta certo a guardare. Non solo è in corso ormai da mesi un importantissimo feud tra i Main Event Mafia e i Front Line ma nelle ultime due puntate di Impact la storia sta prendendo nuovi interessanti sviluppi. Angle e Sting si sono affrontati in uno storico “Empty arena” match ed è probabile che si ripetano a Destination X, ma in un incontro “normale”.
La Main Event Mafia si sta spaccando, anche Booker T sembra essere ai ferri corti con l’eroe olimpico,e ogni nuovo Impact sembra essere l’occasione buona per assistere a qualcosa di importante. Non a caso, l’ultima puntata ha fatto registrare il record storico per la compagnia: 1.3, mai ottenuto in precedenza. Senza considerare i ritorni di AJ Styles e Samoa Joe e la nuova storyline di Abyss con l’analista Stevie Richards.
Siamo di fronte dunque ad un ottimo periodo di wrestling. E allora davanti a tanta bellezza ho notato un differente approccio all’impostazione degli show delle due federazioni.
La WWE, mi sembra evidente, sta puntando dal 2008 sulla modalità “effetto sorpresa”. E’ una tecnica che porta lo spettatore a pensare di avere capito tutto, di conoscere già la fine della storia per poi ritrovarsi spiazzato davanti al colpo di scena finale che sconvolge completamente il filo conduttore della vicenda. Al cinema l’hanno usata in tanti e prestigiosi. In passato Alfred Hitchcock ci ha costruito una carriera su film basati su questo modello e recentemente il regista di origine indiana Night Shyamalan lo ha riproposto in molte delle sue opere. In USA questa tecnica è stata ripresa ed esaltata nelle serie televisive di maggior successo, primo tra tutte “Lost”, che puntando sui continui colpi di scena ha costruito la maggior parte del suo successo.
Dubito, conoscendo l’ignoranza e la chiusura mentale di Vince McMahon, lo stesso che bocciò Burchill non conoscendo Jack Sparrow, che la WWE si sia ispirata a questi successi cinematografici e televisivi per pianificare il suo cambio di rotta. Più semplicemente ritengo che a Stamford abbiano compreso finalmente che il punto debole più grande dei loro show era la prevedibilità. Un ossimoro troppo pesante da sopportare per una compagnia che di “anything can happen” ha fatto il suo motto principale. E allora dalla Royal rumble del 2008, dal ritorno a sorpresa, con conseguente vittoria, del amato/odiato John Cena, la WWE è tornata ai vecchi fasti, quando DAVVERO tutto poteva accadere in qualsiasi show. Non a caso, con questo nuovo modo di impostare la gestione degli show, si sono tornati a vedere numerosi cambi di cintura, conseguenza naturale dell’aumento del dosaggio di colpi di scena(anche se alcuni, come spiegato anche da Rob nel suo ultimo editoriale, non sempre coerenti con quanto raccontato fino a quel momento). La TNA invece è più metodista e punta sul sistema organizzato. La TNA evita di proporre costantemente scossoni imprevedibili e punta sulla costruzione, puntata dopo puntata, angle dopo angle(in tutti i sensi, permettetemi la battuta), della storyline, che più è importante e più tende a durare veramente tanto dalle parti di Orlando. E’ una caratteristica nel DNA della compagnia, che già tre anni fa, con Jarrett vs. Sting, aveva proposto una faida duratura e costruita molto lentamente. Certo in questo caso viene penalizzata dalla mancanza di sorprese e il rischio, come sta avvenendo in parte con MEM vs. Front Line,è che si arrivi ad un punto in cui i cambiamenti risultano minimi e tutto sembra uguale ma da un punto di vista razionale e di coerenza del racconto è un metodo che si fa sicuramente preferire.
E’ impossibile,e sarebbe errato farlo, stabilire quale dei due metodi sia quello migliore nella costruzione di uno show di wrestling. Sono entrambi validi e come appena visto presentano i loro vantaggi e svantaggi in egual misura. Quello che si può valutare è se questi modi di vedere lo spettacolo siano coerenti con le storyline in corso e soprattutto con le caratteristiche e i principi delle due federazioni. Per esempio, è chiaro che per una federazione che si autoincensa dicendo”In WWE anything can happen” l’effetto sorpresa sia più indicato. Quello che già sorprende maggiormente è che la TNA adotti una simile politica avendo come direttore del team
booking quel Vince Russo che nel corso della sua carriera ha costruito la sua controversa fama proprio sui colpi di scena, ritenuti da lui fondamentali come spiegato in svariate interviste.
Vince sarà cambiato di fronte all’età che avanza e agli errori che professionalmente lo hanno segnato oppure sarà costretto da altri(vedi Jarrett) a scrivere diversamente gli show? Un mistero che purtroppo non sarà mai svelato ma che m’incuriosisce non poco.
Ma il differente modo di intendere lo show non è l’unica che differenzia WWE e TNA in questo momento. Anche lo spazio dedicato(o non dedicato) ai giovani è una discriminante rilevante e ruoli tradizionali sembrano essersi ribaltati. La WWE che per anni era stata tacciata di distruggere giovani e speranzose carriere, di fare politica da
backstage e favorire solo i veterani, recentemente ha dato ampio spazio e successo a giovani talentuosi. Basti pensare alla fondazione della stable “Legacy” costituita da tre giovani o al lancio(con tanto di titolo mondiale nel caso dello straight edge)importante di stelle come Kofi Kingston,CM Punk,Swagger in ECW. La TNA, solitamente promotrice di giovani speranze, sembra ormai parteggiare per la parte senile del suo
roster, in cui però non mancano di certo interessanti nuove leve.
Il feud che avrebbe dovuto consolidare come stelle numero uno della TNA Samoa Joe e AJ Styles si è trasformato in una nuova possibilità di rilancio per vecchi campioni dati ormai per finiti come Nash o Scott Steiner. La Main Event Mafia nata per farsi odiare e far amare ancora di più la sua controparte giovanile è diventata un successo riconosciuto da tutti per la TNA, una fonte di guadagni(soprattutto tramite il merchandising) e consensi mai riscontrata in precedenza dalla federazione di Nashville. Non è difficile dunque capire come la TNA si sia innamorata a tal punto della sua creazione da favorirla in ogni modo e dimenticarsi dello scopo iniziale della storyline. I MEM regnano sovrani ad Impact e in PPV e la loro fine sembra molto lontana nonostante screzi e dissensi interni. E i giovani? In tutto questo rimangono un po’ in disparte e attendono pazientemente il loro turno.
Tuttavia è giusto anche spiegare perché questo avvenga altrimenti il rischio è di pensare che la TNA voglia escludere per puro piacere i suoi rampolli dalle storyline più importanti mentre la WWE sia la caritatevole onlus che aiuta i giovani ad imporsi nel mondo del wrestling. E così non è.
Se la federazione di Stamford, dopo comunque molti anni di assenteismo su questo fronte, ora favorisce i giovani è perché avendo a disposizione tre show settimanali e quasi il doppio dei PPV della concorrenza ha molto più spazio da occupare e offrire alla sue nuove prospettive. Inoltre trattandosi della federazione numero uno al mondo, qualche passo falso di un giovane è anche ammissibile, da altre parti(vedi TNA) no, essendo un inseguitrice.
La TNA dovendo puntare, per ragioni economiche e mediatiche, sul tutto e subito, sulla rendita immediata delle sue scelte preferisce puntare sui veterani, che a breve termine rappresentano la garanzia migliore di successo. Se la MEM rende così bene, allora puntiamoci sopra pesantemente e pazienza se a formarla sono lottatori che entro tre-quattro anni saranno probabilmente ritirati. Quanto meno il rinnovo a cifre molto importanti e per una lunga durata(ben cinque anni, record per la TNA) di Robert Roode, “giovane” ormai prossimo alla definitiva consacrazione, fa ben sperare per il futuro delle nuove leve e degli originals made in TNA.
In definitiva siamo nuovamente di fronte ad una rottura tra WWE e TNA, all’ennesimo contrasto ideologico in materia di wrestling. In passato la WWE aveva rappresentato il wrestling inteso come entertaiment, come generatrice di personaggi e storie indimenticabili, come protettrice della in ring psycology e della
old school, mentre la TNA l’amore per la in ring action, la visione di chi ritiene il wrestling prima uno sport e poi uno spettacolo, la faccia nuova del business. Adesso la TNA pare essersi convertita al credo della famiglia McMahon e proprio su questo campo, sul territorio nemico si sta giocando la nuova battaglia, ahinoi solo ideologica, tra le due compagnie. L’effetto sorpresa, la voglia di stravolgere tutto all’improvviso della WWE contro la storia duratura e programmata, sensata e studiata della TNA. L’importante però per la federazione di Dixie Carter sarà mantenere migliore il wrestling in ring offerto rispetto alla concorrenza oppure se la WWE li sorpasserà pure in questo potrebbe essere l’inizio della fine. Un conto è non essere competitivi con il leader del settore, un altro paio di maniche è invece finire fuori dal mercato o peggio ancora fallire.
Sarà poi interessante poi capire come in questo meccanismo artistico s’inserirà la trasmissione televisiva della ROH. Una federazione che offre probabilmente il miglior wrestling del pianeta e che può risvegliare l’attenzione e l’amore di quel target di pubblico che ha smesso di seguire la TNA nel momento in cui questa ha finito di puntare sulle azioni dell’esagono favorendo le storyline e i personaggi bizzarri. La ROH potrebbe essere la vera alternativa di prodotto al monopolio WWE, l’isola felice di chi vede il wrestling in maniera diametralmente opposta. Si va verso una riproposizione dello scenario degli anni novanta: la federazione numero uno(WWE/
WWF)),la sua concorrente principale che la “imita” e cerca di batterla con le sue stesse armi(TNA/
WCW)e la federazione minore che punta sull’alternativa di prodotto e sulla passione dei suoi aficionados(ROH/ECW).
E’ proprio vero, ha ragione Paul Morand. La storia, come un idiota, meccanicamente si ripete…
E con questo è tutto. Grazie per l’attenzione.A tra due settimane.
Ciao a tutti!!