Come promesso nello scorso numero, l’edizione odierna dell’editoriale si concentrerà quasi esclusivamente sulle considerazioni circa la classe 2011 della Hall of Fame.
Facciamo un rapido salto indietro: come di certo saprete, la città designata ad ospitare quest’anno WrestleMania, e conseguentemente anche la cerimonia della HoF, è Atlanta in Georgia, nota agli appassionati di wrestling per essere stata la sede degli Headquarters della WCW. In molti avevano quindi fantasticato di una introduzione ”di gruppo” di atleti provenienti dalla storica federazione di Ted Turner. I primi nomi ad uscire fuori dal cilindro dei web-forum erano stati quelli di Goldberg, di Booker T (parzialmente avvalorato dal suo ritorno sui ring WWE) e, ovviamente dell’uomo-immagine della fed di Altanta, ovvero Sting.
Inutile dire che questi rumors, già inconsistenti di proprio, si sono prevedibilmente riveltati semplici castelli per aria. Infatti la Hall of Fame verrà allargata quest’anno con l’introduzione di nomi che ben poco hanno a che fare con la WCW, anzi che se possibile ne rappresentano l'antitesi. Infatti, l’introdotto più prestigioso di questa classe 2011 non è l’Icona della storica nemesi (Sting), bensì quella della WWE stessa, lo Showstopper, l’Headliner, the Heartbreak Kid, mr. WrestleMania Shawn Michaels.
Sui meriti di HBK non starò certo a discutere, perché essi sono sotto agli occhi di tutti: Grand Slam, ovvero 4 titoli mondiali e svariate cinture intercontinentali, europee e di coppia sono solo un parziale riconoscimento per quello che probabilmente è il worker migliore di sempre, e uno dei personaggi più carismatici e magnetici di questa disciplina.
L'introduzione di Shawn della HOF è di certo doverosa e meritatissima…
.. ma ammetto che essa mi ha dato non poco dispiacere.
Il concetto di “ritiro” nel mondo del wrestling è quanto di più labile ed inconsistente ci possa essere: chiedete a Terry Funk o a Mick Foley, a riguardo. Personalmente speravo in un ritorno di Micheals a Stamford, se non proprio in pianta stabile, quantomeno con una certa frequenza di apparizioni in veste di General Manager, o simili.
Di certo introduzione nell’Arca della Gloria non impedisce a Shawn di poterci deliziare con sue prestazioni future, ma rafforza in un certo senso l’idea di “ritiro” del Ragazzo che spezza i cuori. Guardando indietro nel passato, il primo pensionamento celebre che sovviene alla memoria è quello del Nature Boy Ric Flair. Noi tutti sappiamo che pensionamento non fu: appena due mesi dopo la storica notte di Wrestlemania 24 e dal suo match proprio contro Michaels, the Naitch apparve già in Ring of Honor, poi venne assunto dalla TNA e il resto è storia recente. Diversamente da quello di Flair però, il nome di HBK invece è legato a doppio nodo a quello della WWE e un ritiro sancito a Stamford significherebbe con tutta probabilità la fine della carriera del Nostro.
Non metto in dubbio le ragioni che Shawn ha avvallato per giustificare la sua assenza dal colorato carrozzone del wrestling (le solite, salute, famiglia, religione) ma è anche vero che un wrestler con le sue caratteristiche fisiche e il suo carisma potrebbe ancora dare moltissimo dentro e fuori dallo Squared circle. In questa ottica l'introduzione di HBK nella Sala della Gloria non può non sembrare prematura.
Prematura invece non è l'induzione del secondo nome, quello di Hacksaw Jim Duggan, un atleta che ha raccolto decisamente poco nella sua carriera ma che ha sempre ottenuto un ottimo riscontro tra i fan e che ha conseguito il grande onore di vincere la prima edizione della Royal Rumble, disputatasi nel lontano 1988 con soli venti partecipanti. Di certo un nome che, seppur di non primissimo piano, merita di comparire accanto a colleghi più blasonati.
Discorso simile per il terzo introdotto "Bullett" Bob Armstrong, nome di punta e pluricampione in singolo e di coppia di diverse federazioni all’epoca dei Territori (sembra di parlare di un racconti di Stephen King!), nonchè capostipite di una intera famiglia di atleti (tra i quali, il più celebre è con tutta probabilità è l’ex BG James, ex Roaddogg Brian Gerard).
Il tocco femminile alla cerimonia verrà dato da Sunny, al secolo Tammy Lynn Sytch, che la WWE è solita definire “la prima Diva”. In effetti prima della bella Sunny le donne del wrestling erano note maggiormente per le loro doti di menageresse o di atlete che non per la pura avvenenza. Se mi è concesso esprimere la mia opinione, sono del modesto avviso che Miss Elizabeth, compagna in scena e nella vita reale di Macho Man Randy Savage, avrebbe meritato maggiormente l’onore di potersi fregiare del titolo, per quanto di poco valore, di “prima Diva”. Purtroppo le tristi vicende legate alla sua morte sono un’ombra non da poco sulla vita di un personaggio che era stato precursore del moderno concetto di donna legato al wrestling. In quest’ottica ben venga l’introduzione di Sunny che, seppur con diversi anni di ritardo e ben coadiuvata da due bei canotti siliconati, aprì le porte della disciplina ed una generazione di ragazze bellissime ma purtroppo poco capaci nel quadrato.
L’ultimo nome fatto è quello di Drew Carey, attore e fotografo il cui solo contatto con la WWE fu quello di aver partecipato alla Royal Rumble 2001, durante la quale si autoeliminò per sfuggire alla furia cieca di Kane. Poco da dire, trattasi del consueto nome di richiamo senza alcun merito nel campo del wrestling, ed inserito giusto per attirare un minimo di interesse da parte dei media, come fu all’epoca con Pete Rose, William “Refrigeretor” Perry e Bob Uecker.
Con tutta probabilità saranno altri i nomi che verranno coinvolti nella celebrazione per la HoF, nomi che con tutta probabilità verranno snocciolati in queste ultime puntate di Raw che precedono il Grandaddy of them all.
Un ultimo appunto prima di congedarci: come già detto nel recente passato, la WWE sta facendo un buon lavoro di preparazione al suo evento principale, con una costruzione progressiva dei propri feud (sono piacevolmente sorpreso dall’andazzo preso da Lawler-Cole, che ha coinvolto entrambi gli show e ha visto i rientri celebri di JBL, Steve Austin e Jim Ross). Anche le perplessità circa l’uso dei midcarders, paventate nello scorso numero dell’Insider, sono state parzialmente mitigate con l’introduzione nella card di WM di un tag match che magari offrirà poco a livello di spettacolarità e di prestigio, ma non precluderà il palcoscenico più prestigioso ad alcune giovani stelle bisognose di un posto al sole.
A dire la verità mi sento di puntare l'indice contro la gestione a senso unico del feud Punk-Orton (purtroppo una costante delle rivalità dello Straight Edge) e per la brutta figura rimediata da John Bradshaw Layfield in favore del solito massive pop per Austin, ma si tratta di markismi (se mi si passa il neologismo) indegni di un editoriale che si pone l'obiettivo di informare e non di fare demagogia spicciola.
Alla prossima!