Mi sono quindi ritrovato a seguire lo show con una attenzione per forza di cose maggiore, e devo dire che tutto sommato anche ad una analisi più accurata e severa esso è risultato gradevole. Escluso l’imbarazzante opener tra Punk e Mysterio, che sembrano essersi dimenticati la chimica nello spogliatoio, lo show ha proposto una buona card, con due piacevoli confronti: il Main event, che consolida maggiormente Christian come nome di punta del roster e Del Rio come avversario comunque temibile, e la sfida valida per il titolo intercontinentale tra Wade Barrett (ora nuovo campione) e Kofi Kingston.
La cosa che mi ha maggiormente colpito è stata la compattezza con la quale la WWE sta gestendo il Corre. Illo tempore non avrei puntato un quattrino sulla costola ribelle del Nexus. Tutto l’interesse della federazione sembrava infatti orientato a fornire supporto alla formazione capeggiata da CM Punk, che forte di un leader bravo e carismatico come il Chicago Kid sembrava proiettata a raccogliere un certo numero di successi e consenso. Quanto mi sbagliavo! Il Nuovo Nexus infatti non è valso nulla n+ ai suoi membri né al suo capo, anzi, è proprio lo Straght Edge quello che ci ha fatto la figura peggiore: incapace di gestire il proprio materiale umano, ha mandato i suoi sottoposti a schiantarsi senza ragione contro il muro rappresentato da Orton. L’intera stable è stata decimata al suono di RKO e di Punt Kick, e sebbene tutto ciò non danneggi troppo i rookies (che in quanto tali sono quasi giustificati nella loro umiliazione per mano di un veterano come the Viper) affossa invece Punk, che bissa l’insuccesso della Society e si prepara ad affrontare Orton con uno status sotto i tacchi: le possibilità di vittoria del Ragazzo di Chicago, che alcuni fan vogliono in rialzo proprio in virtù dell’andamento in suo sfavore del feud, a me sembrano invece più che mai ridotte al lumicino.
Diametralmente opposta la situazione del Corre che, seppure partito in sordina, sta ritagliandosi spazi sempre più importanti all’interno dello show azzurro e ha monopolizzato tutti i titoli secondari più importanti. Certo, accentrare tutti i titoli all’interno di una stable non è una cosa particolarmente originale e non significa molto di più che una semplice constatazione statistica, ma potrebbe ugualmente essere segno di interesse verso il quartetto capeggiato da Barrett, un gruppo di per sé non è eccezionale, con il solo Wade a brillare per personalità e quindi estremamente bisognoso di sostegno da parte del Booking team. WrestleMania vedrà quindi il Corre affrontare, con buone possibilità di successo, l’improbabile squadra formata da Kane, Big Show & Kofi Kingston, mentre del Nuovo Nexus il solo Punk (come ampiamente prevedibile) s’è ritagliato un ruolo di rilievo all’interno della card, seppur come sfavorito assoluto.
Il tema della dicotomia ritorna nella messa a paragone di due giovani che, per il loro background, sono stati spesso associati: Cody Rhodes e Ted DiBiase. Entrambi figli d'arte, entrambi nella Legacy, entrambi a sguazzare nel Midcarding per un sacco di tempo. Ora il primo domina un feud contro un veterano come Rey Mysterio, mentre il secondo ha come Highlight dei suoi ultimi mesi l'essere stato vittima di un Pedigree da parte di Triple H. La critica sembrava unanime nel bollare il figlio del Million Dollar Man come il più capace dei due, si sprecava nel figurarsi per lui traguardi sempre più rosei (addirittura la rottura della Streak di Undertaker!), e ad etichettare il Dashing One come CAW anonima, "che ha un fisico risibile, che non ha mimica facciale, che oversella".
I fatti hanno sconfessato queste ingiuste affermazioni: Cody infatti si sta facendo valere le ossa come heel in quel di Smackdown e combatterà in un importante sfida a 'Mania, mentre Ted non solo non ha un match per lo show più importante dell'anno, ma fatica anche solo a ritagliarsi uno spazio on screen a Raw.
Ora tutti elogiano il figlio dell'American Dream e denigrano, ingiustamente, il povero Ted... un atteggiamento che fa capire quanto becera, volubile, instabile e ignorante sia la platea del Wrestling. La stessa platea che una ventina d'anni fa giudicava i wrestler in base al colore degli stivali e che, nonostante il progresso tecnologico dell'ultimo ventennio, non si è evoluta poi molto. Il sottoscritto è dell'idea che entrambi i giovani possiedano moltissimo potenziale e che richiedano solo l'occasione per mettersi in mostra, occasione che Cody ha avuto e che a Ted è mancata (a meno che non si possa considerare tale i ridicoli feud con R-truth e Goldust).
Smackdown conferma ancora una volta una capacità di costruire i propri talenti di gran lunga superiore a quella del più blasonato show rosso, che in questa annata 2010-2011 è riuscito ad imporre ai vertici il solo Miz, a discapito di atleti che già avevano assaporato il Maineventing come Sheamus e il succitato Punk.
Passiamo ora ad argomenti estremamente differenti, ovvero la gestione del feud Undertaker – HHH, sulla quale vorrei spendere almeno un paio di riflessioni. Una rivalità per leggende è per definizione estremamente vendibile e poco impegnativa da portare avanti, in quanto dovrebbe reggersi per presupposto sul solo carisma delle personalità coinvolte : il pathos, lo starpower e l'epicità della sfida dovrebbero fugare ogni incertezza circa la riuscita del confronto, al punto che la qualità del match in sè risulterebbe quasi un fattore di secondo piano.
Un esempio? Un Cena-The Rock fatto domani sarebbe di certo mediocre... eppure, quanti di noi vorrebbero vederlo?
Invece i due senatori, anzichè fare leva sulle loro personalità eccezionali, sono stati relegati a comparire negli show nel ruolo di comprimari con promo tutt’altro che convincenti ed originali. Eppure sembrava esserci un sacco di materia prima per il feud: i promo criptici, l’apparizione ambigua di Shawn Michaels, l’umanizzazione progressiva di Taker che rivelerebbe il suo lato più fragile… ed invece ci si è persi in un bicchiere d’acqua stagnante. Per la stima che nutro verso il Triplice e il Becchino, voglio credere che questo passo indietro sia dettato da una volontà di non rubare troppo spazio ai giovani in quella che si preannuncia la WrestleMania più “green” di sempre, e non da un loro pessimo stato di forma fisico e mentale.
Certo, conoscendo l’influenza dei due e il leggendario nonnismo che tinge le “cronache di backstage” che li riguardano, c’è ben poco da crederci. Tutte le speranze sono rivolte quindi - stranamente per un feud tra leggende - verso il lottato di quella fatidica notte. Non condivido il pessimismo che aleggia nei forum circa la riuscita di questo confronto: seppure rotti, azzoppati, infortunati, infiacchiti, imbolsiti i due vegliardi sono comunque tra i migliori performer di sempre e sono sicuro che la loro scarsa partecipazione alla Road to WrestleMania sia accompagnata da un lungo lavorio sui ring e in palestra in preparazione del match al Grandaddy of them all.
Non faccio fatica, con la mia sin troppo lisergica immaginazione, a figurarmi i due atleti provare ogni mossa, ogni bump, ogni catena di prese in modo da eseguirla alla perfezione a tempo debito. Inoltre arrivare all'incontro con il minimo delle aspettative potrebbe essere un espediente per rendere sorprendente la prestazione di quella notte... e si sa, quando un match che si preannuncia pessimo risulta perlomeno guardabile, si è portati a giudicarlo meglio di quanto oggettivamente non sia stato.
Con questa nota di speranza si conclude questa edizione dell’Insider.
Alla prossima Signori, sempre su WR!
p.s. Qualcuno dica a Justin Gabriel che sembra un Hoompa Loompa barbuto. Muoviti in modo più plastico, ragazzo, più plastico!