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WWE INSIDER #56

Extreme Rules è oramai alle spalle e la WWE, forte di un nuovo equilibrio, comincia il lungo periodo di rodaggio per i nuovi roster. Il PPV ha provveduto a ridistribuire i titoli: Kofi Kingston ha strappato la U.S. belt dalle pallide mani di Sheamus, e Christian ha fatto suo per la prima volta il World Heavyweight title con buona pace di Alberto Del Rio.

La conquista del titolo da parte del canadese è stata, per certi versi, la migliore degli ultimi anni. Innumerevoli sono infatti gli appassionati, specialmente tra quelli di vecchia data, che lamentano una gestione decisamente lassista dei titoli assoluti. E’ innegabile che conquistare un titolo mondiale nel 2011 sia decisamente più semplice che in passato, complici un numero di shot assegnate semplicemente esorbitante (King of the ring, DUE Money in the Bank, tornei vari, ecc.) e un gran quantità di allori disponibili.
Ciò si traduce immancabilmente con una svalutazione dei titoli mondiali e con una drastica riduzione della durata dei regni. Se una volta iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro rappresentava il coronamento di una carriera, oggi è un punto di partenza per la medesima, ne è una tappa standard quasi trascurabile, un “passare dal via” per incassare venti euro, se mi si passa la metafora mutuata dal Monopoli.

Poiché il Fan di Wrestling è forse il più conservatore in assoluto, chiuso com’è ad ogni forma di grossa novità e in preda ad un continuo revisionismo storico, non è difficile leggere in giro per i forum –sia nostrani che oltre l’Atlantico- esaltate dichiarazioni d’amore a regni di lunghezza esagerata come l’unico di JBL e il primo di John Cena. Regni che al loro tempo furono aspramente criticati appunto di una esasperante e innaturale prolissità, di una durata "d'altri tempi"... per la serie "si stava meglio quando si stava peggio".

La mia opinione di semplice appassionato, sperando che sia ciò che vi interessa leggere, è invece completamente priva di nostalgia e revisionismo. E’ mia buona abitudine infatti giudicare ogni cosa indossando gli “occhiali dello Storicismo”, ovvero esaminando gli eventi rapportandoli esclusivamente al tempo in cui essi si verificarono. Se negli anni ’70- ’80 protrarre un regno per anni era una cosa all’ordine del giorno, ai nostri tempi –indubbiamente più frenetici e dinamici- appare semplicemente improponibile. Similmente sono scomparse quelle rincorse alla cintura che trasfiguravano intere carriere in saghe nordiche, di durata sconfinata e logorante ripetitività. Vuoi per la difficoltà di gestire simili situazioni, vuoi per lo scarso rientro economico (costruire -magari nell'arco di anni- un solo Main eventer che venda gadget rende ovviamente meno che averne una vasta schiera subito), dall’era Attitude in poi il carosello dei titoli ha iniziato a girare in modo estremamente frenetico.

Poche sono state, in seguito a quegli anni, le conquiste sudate di un alloro: Benoit, Guerrero, lo stesso John Cena, Edge … stelle che hanno inseguito il titolo per anni (moltissimi i primi, molti di meno i secondi). Ma per ogni Benoit, Guerrero e Edge ci sono stati dieci Khali, Ziggler, Punk, Sheamus, Swagger, approdati all’alloro troppo presto, senza un minimo di inseguimento, senza essere stati mai pienamente “coinvolti” nella lotta al titolo.

Per questo mi sento di dire che la conquista di Christian è forse la migliore degli ultimi anni. Captain Charisma è un wrestler di doti straordinarie, che purtroppo a Stamford sono stati poco capaci di valorizzare, almeno finora. C’è voluto uno stint in TNA -che ha fruttato a mr. Peeps la bellezza di due titoli mondiali- per comprendere quanto questi fosse realmente affidabile con una cintura di prestigio alla vita. Tutti gli appassionati -di vecchia scuola o novizi che siano- concordano sul fatto che la vittoria del World Heavyweight Championship da parte del canadese sia stata cosa buona e giusta, arrivata anzi con troppo ritardo. Solo qualche detrattore ignorante riconduce le condizioni di tale conquista a quelle che, temporibus illis, portarono alla vittoria del titolo massimo da parte di Rey Mysterio. Un paragone francamente indecente ed irrispettoso per Christian e per Edge, nonché per la buonanima Eddie.

La storia (deprecabile) di Rey era quella dell’uomo che, "motivato" soprannaturalmente dalla morte dell’amico, diviene da un giorno all'altro invincibile e conquista il titolo.
Quella di Christian invece è la storia di ognuno di noi. Tutti abbiamo avuto un amico, il nostro "Edge", forse un po’ più capace e sicuro di sé, che per queste ragioni o per una sana dose di Culo è riuscito meglio nella vita, ha superato facilmente gli ostacoli che per noi apparivano insormontabili, ha conseguito i successi a cui noi miravamo. Un amico a cui vuoi bene come l’anima ma per il quale non puoi non nutrire una sottile invidia, che ci vuoi fare, è la natura umana.
Poi arriva il momento che l’amico si fa da parte e tocca a te prendere il suo posto, e dimostri che non sai essere da meno, che non hai bisogno di vivere di gloria riflessa, che la ragazza che ti piace la puoi rimorchiare senza che lui ti faccia da spalla simpatica, che l’esame puoi superarlo senza che ti passi il provvidenziale fogliettino, che il lavoro puoi ottenerlo senza la sua raccomandazione… che il World title lo puoi conquistare per te, e non per tenerlo in caldo a lui.

La vittoria di Christian è nel suo piccolo epocale: è arrivata dopo una rincorsa lunga una vita, una rincorsa vera e non frutto di storyline, fatta di anni di dedizione al business mal ripagati, di DECENNI che hanno visto succedersi in vetta alla federazione i nomi più impensabili.
E' la vittoria della gente, di tutti quelli che hanno arrancato dove gli altri andavano spediti e alla fine ce l'hanno fatta.
Sulla scala, domenica notte, non c’era solo Captain Charisma.

C’eravamo tutti noi.
Assieme.
Campioni.

Alla prossima settimana.

P.S. Spoiler Smackdown!//Si consiglia di non proseguire la lettura.

Se avete buttuto un occhio ai Tapings di SD! avrete di certo accolto con sgomento la vittoria del titolo da parte di quella gran merda (alla faccia dell'oggettività dell'editoriale) di Randy Orton, che ha strappato l'alloro a Christian alla sua prima difesa titolata. E' una cosa francamente assurda, per la quale non ho ancora finito di farmi il sangue cattivo: i miei commenti sulla vicenda ve li farò pervenire con tutta probabilità -a freddo- nel prossimo numero dell'Insider.


 

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