Ero sveglio, la notte a cavallo tra il 27 e il 28 giugno.
L’insonnia cronica è forse l’ultimo dei miei problemi in questo squallido periodo, di certo quello meno rilevante. Perché che ci pensiate o no, mentre dormite nei vostri comodi letti metà del mondo è sveglia ed attiva, lavora, mangia, ama. E quella notte, mentre io cercavo il sonno in mezzo ai pixel illuminati di uno schermo, dall’altra parte del mondo c’era una persona che si preparava a fare il discorso più importante della sua già lunga carriera. Stavo per spegnere il televisore con il solito sorriso sarcastico da Post Raw-Post-Trionfo di Cena, quando quella persona arriva sullo stage e si siede, a gambe incrociate, come tante volte le ho visto fare.
Oh, CM Punk! Che ci faceva lì il ragazzo? Un promo in questo momento?
“Io sono il miglior wrestler al mondo. Lo sono stato dal primo giorno in cui ho messo piede in questa compagnia. Sono stato svilito ed odiato sin da quel giorno, perchè Paul Heyman aveva visto in me un qualcosa che nessun altro voleva ammettere ci fosse. Esatto, sono un pupillo di Paul Heyman. Sai chi altro lo era? Brock Lesnar. Lui ha mollato esattamente come sto facendo io. Ma la differenza tra me e Brock, è che il sottoscritto se ne andrà col titolo.
Ho provato così tante volte ad ottenere delle chance alla corte di McMahon, da convincermi alla fine che in realtà esse sono solo un sogno. L'unica cosa vera sono io, e il fatto che giorno dopo giorno, per quasi sei anni, ho dimostrato a tutti di essere il migliore al microfono, sul ring, persino come commentatore. Nessuno può negarlo!
Ma non importa quante volte lo abbia dimostrato, non sono sulle tazze da collezione. Non compaio neppure sulle copertine dei giornali. Sono a malapena nominato negli spot. Non faccio film. Non ho uno stupido show su USA network.
Non c'ero neppure sul poster di Wrestlemania. Non sono nella sigla iniziale. Non presenzio da Conan O'Bryan. E neppure da Jimmy Fallon. Ma ciò che importa, è che dovrei esserci.”
Incredibile. Era proprio quello che pensavo della gestione di CM Punk! Allora qualcuno nei quartieri alti sapeva di stare facendo una gran stronzata, con il ragazzo?
“La ragione per cui me ne vado siete voi, gente. Perchè dopo che me ne sarò andato, voi continuerete a dare i vostri soldi a questa compagnia. Sono solo una rotella dell'ingranaggio e l'ingranaggio deve girare, lo so. Vince McMahon ci fa dei soldi, nonostante tutto. E' milionario, e potrebbe essere miliardario. Sapete perchè non lo è? Perchè si circonda di stupidi uomini-sì come John Laurinaitis, che gli dice esattamente quello che vuole sentire. A volte penso che la compagnia sarebbe migliore se Vince schiattasse. Ma la verità è che verrebbe rilevata dalla sua deficente figliola, da quel ruffiano del genero e dal resto della sua stupida famiglia.”
No, ho pensato. Non lo stava dicendo veramente. Non poteva dirlo, non a RAW. Il microfono si spegneva, cut-out della puntata.
Silenzio.
Che ci crediate o meno, mi sono armato di carta e penna e ho incominciato a scrivere questo Insider. Ma le idee erano tante, troppe, si accavallavano cercando di uscire dalle dita, di trasformarsi in maldestri costrutti di inchiostro. Niente da fare. Mi sono ripromesso di scriverlo la mattina dopo, cosa che puntualmente non ho fatto.
I giorni a seguire sono stati un periodo pessimo per chi vi scrive. Ma questa è una rubrica di wrestling, non un diario personale, per quanto a volte sembri proprio l’opposto. Fatto sta che non ho mai completato l’Insider, ma ho continuato a tenere d’occhio la situazione, attendendo una svolta, una evoluzione a cui appigliarmi per iniziare a scrivere. La possibilità l’ho avuta due settimane dopo, con il mancato rinnovo on screen del contratto di CM Punk. Ma ancora una volta non ce l’ho fatta, mi sono fatto sopraffare dai miei pensieri, dalla stanchezza da studio e dalla mia naturale indolenza. Ho rifatto un live per Punk la notte di Money in the Bank e, a match finito, ho nuovamente preso carta e penna. Ho coperto una facciata buona preso dalla foga e dall’adrenalina, poi mi sono arrestato di botto, rileggendo un po’ le parole che avevo gettato.
Fuffa, solo fuffa. Lo sproloquio di un insonne.
In un ulteriore gesto di autoindulgenza ho rimandato la mia consegna al post RAW. Consegna che ancora una volta non ho onorato.
Ma adesso sono qui, l’orologio segna le 4 meno un quarto del mattino. Non ho scuse, oramai. Tante le cose da dire, troppe. Da dove parto?
Potrei elogiare Punk, ma l’isteria di massa sta già fomentando troppo questo fuoco. Il ragazzo è bravissimo, ha il potenziale per essere il volto della WWE, l’ho sempre sostenuto. Viso pulito, di bell’aspetto, un fisico naturale e credibile, che allontana lo sguardo indagatore del Congresso. Carisma da vendere, capacità di improvvisare, personaggio reale, come ne troveresti in mezzo ad un vicolo di Washington o di Chicago. E abilità sul ring di tutto rispetto. Potrei anche ricordare come solo un paio d’anni fa, quando definì Punk il top player della sua generazione, fui letteralmente mangiato vivo! Come cambiano le cose…
Potrei parlare dall’incredibile match messo in piedi a Chicago, di come allo Straight Edge Savior serva solo avere un po’ (va bene, diciamo una vagonata) di tempo per imbastire un capolavoro, e di come John Cena sia eccezionale quando si tratta di far fare bella figura a qualsiasi avversario. Potrei dire che tutta questa esaltazione generale mi ha deluso, perché è segno di una scarsa considerazione delle qualità di Punk, se ci si meraviglia per una prestazione che, per quanto eccellente, e solo degna dello Straight Edge Savior. Potrei anche commentare il finale perfetto, con Punk che sconfigge ancora una volta il booking team che non crede in lui, evitando l'incasso del MITB e rifugiandosi in mezzo alla gente che non ha mai perso la fiducia nelle sue capacità (e una mia lettura, spero vi piacerà condividerla).
Potrei persino azzardare a definire epocale questa storyline, ma questo non possiamo saperlo. Il passaggio di consegne avvenuto a Raw tra Vince McMahon e Triple H non significa oggettivamente nulla. Abbiamo solo visto un anziano fuori moda, anche nell'abbigliamento, venire deposto da un uomo giovane, attraente, in perfetto abito gessato. Potrei dire che tutto Money In The Bank è stato un contentino verso i fan di Internet, come se la compagnia avesse voluto saggiare ancora una volta il terreno che lascia, prima di fare il definitivo passo verso un prodotto più infantile. O come se, al contrario, avesse avuto un ripensamento e cercasse di mettere una pezza allo scempio degli ultimi anni.
Potrei dire qualsiasi cosa su questa storia e sui fantastici personaggi che la interpretano.
Cena, Vince, HHH, The Rock, Colt Cabana, la ROH.
CM Punk.
Ma non mi va, perchè sono stanco, depresso, svogliato.
Ma soprattutto non mi va perchè non mi ritengo capace di farlo.
Forse non sono la persona più adatta a redarre un Insider, lo ammetto. Non ho le conoscenze adeguate, non sono puntuale e mi faccio prendere dai flussi di coscienza. E dire che questo sarà il ventesimo che scrivo. Ma la verità è che, per una volta, mi trovo davanti ad un argomento che non so come trattare. Mi sento come una scimmia con una torcia accesa. Intuisco l'immenso potenziale del tutto, ma non so come approcciarlo. Qualsiasi punto di osservazione mi sembra superficiale, o non idoneo, eccessivamente roseo oppure pessimista.
E’ ancora troppo presto per sapere a cosa porterà tutto questo, e troppo tardi per un commento appassionato.
Ma almeno scrivere l’editoriale che state leggendo mi ha aiutato a sconfiggere il sonno.
Sono le 4 e 07 e vado a dormire.
Buonanotte a tutti.
Buonanotte CM Punk, WWE champion.