Ognuno di noi nella vita ha avuto la sensazione di non sentirsi all'altezza, di non essere pronto, di non ritenersi in grado di fare un determinato e grande passo. Ma accade anche che l'opportunità che ci viene proposta è ghiotta, vale il rischio di tentarci, di potersi avvicinare al sogno desiderato.
Ci tuffiamo.
Il dubbio di poter fallire rappresenta un errore. Un grande, un fatale errore che dalla superficie potrà solo ritrascinare a fondo la speranza e la volontà, la determinazione di rappresentare il migliore.
Solo pian piano, poi, potremo tornare a respirare con frequenza eupnea.
Ma non tutto dipende da noi. Le chance che possono esserci proposte possono rivelarsi dei tentativi di metterci alla prova, di darci la responsabilità di affrontare il momento ma non di sceglierlo. Non ci è dunque consentito scegliere il quando, né tantomeno il dove, il come. Ora o mai più.
Era il 2004 quando Eddie Guerrero prima e Chris Benoit poi diventarono campioni mondiali. La loro consacrazione fu entusiasmante, una meta raggiunta al termine in una lunga carriera. I due atleti crearono un momento che ancora oggi tutti ricordiamo come uno dei più toccanti. Un momento creato da due lottatori che hanno interamente dedicato la loro vita alla disciplina più amata. Guerrero e Benoit rappresentano alla perfezione ciò che la vittoria in un primo titolo mondiale dovrebbe significare.
In quell'anno la situazione era ben diversa da quella attuale: per il maggiore star power nel roster, per la maggiore tranquillità nel gestire i promettenti debuttanti. Nel wrestling, ma non solo, si è diventati più esigenti.
Caso di Randy Orton a parte, errore piuttosto isolato, è più riconoscente premiare il lavoro fatto nei mesi successivi con John Cena e Batista, piuttosto che Edge.
Il primo ha avuto un regno controverso che ha contribuito alla nascita del Cena che tutt'oggi apprezziamo o fischiamo. Il secondo, seppur spesso criticato per le modesta abilità sul ring, è stato oggetto di una gestione impeccabile: la tortuosa strada verso 'Mania 21 e le vittorie di HHH lo hanno in pochi mesi lanciato in uno stabile posto nel Main Event. Lo stesso accadde con Edge, autore di un primo regno breve che rappresenta però una delle maggiori svolte della scorsa decade. Da lì nacque l'azzeccato personaggio che Edge ha interpretato per tutti questi anni con un successo imbarazzante.
I fallimenti, parziali o meno, sono però sinonimo degli ultimi anni. Nel 2008 CM Punk vince il Money In The Bank, viene gestito da underdog, passa a Raw e subito conquista il World Title. Il suo regno non riscosse successo, per mancanza di una storyline convincente e per il fatto che lo show non ruotava affatto attorno al suo campione. Punk non era in grado di gestire la situazione in quel periodo? La riposta sembrerebbe essere negativa se consideriamo che l'atleta di Chicago è poi riemerso con maggiore successo nel feud contro Jeff Hardy e con i recenti fatti di questa estate. Il problema fu dunque una gestione incompleta del suo personaggio, ancora troppo acerbo agli occhi del grande pubblico. Ancora troppa poca convinzione in lui c'era nella dirigenza e venne fatta una scelta apparentemente frettolosa ed inspiegabile. Lui ritornò a galla; ora nuota insieme agli squali.
Dagli errori si dovrebbe imparare ma il condizionale è più che mai d'obbligo. La valigetta del MITB ha infatti fatto la sfortuna di altri lottatori nel corso degli ultimi anni. L'esempio più lampante è quello di Jack Swagger nel 2010: l'atleta giunse ad un inaspettato successo che lasciava presagire ad una ricostruzione generale del lottatore, il cui bel periodo dell'ECW made in WWE era oramai stato perlopiù dimenticato da chiunque, o semplicemente non considerato valido. Invece la memoria ci permette di ricordare che l'All American American il titolo l'ha conquistato subito ed una volta perso ha navigato, e sta navigando, in una situazione tutt altro che privilegiata.
Il MITB è preso di mira, è oggetto di discussione più volte nel corso dell'anno. La domanda da porsi è se realmente questa opportunità sia fin troppo rischiosa per coloro che la vincono. I casi negativi ci sono, e troppi, e fanno rimanere il solo The Miz nella casella dei "successi".
Ma non è la fisicità della valigetta che va intaccata: un tizio che per camminare utilizza il bastone, o una stampella, deve farne uso per darci un colpetto sul ginocchio e scavalcarci? Il MITB rappresenta il bastone, ci permette di rimanere in piedi, di essere costantemente presenti. Col bastone dobbiamo abituarci a camminare, così deve accadere anche con la valigetta: il pubblico deve imparare a conoscere al meglio il nostro modo di camminare, il nostro stile.
Se si è riconosciuti, se ci si è fatti un nome, se le nostre abilità vengono rispettate, si è un Main Eventer che può ambire al massimo alloro.
Una volta che l'opportunità si è allontanata dall'orizzonte si va a tentoni, le ginocchia si sbucciano. Ed in WWE, di ginocchia sbucciate, ce ne sono più di una.
Se Swagger nel 2010 raccoglie un negativo primato, Dolph Ziggler, uno che il MITB mai l'ha conquistato, è l'esempio più eclatante di quest'annata: il suo "regno" durò solo qualche giro d'orologio. Il biondochiomato si è più volte detto contrariato per l'avvenimento: perché da fan della disciplina, da wrestler che cerca di raggiungere il suo massimo obiettivo, questo non è certo il modo migliore per imporsi, il modo in cui ci si immaginava la "prima volta". Come altri colleghi, anche lui ora forse si sente incompleto, o troppo giovane.
Alberto Del Rio però ha trent'anni, è dotato di una buonissima abilità al centro del ring e di una personalità che lo ha presto proiettato ai vertici attuali della compagnia. Non rappresenta una poca completezza, non è anagraficametne troppo giovane, eppure il suo primo regno lo ha recentemente steccato, "e alla grande". E' "troppo giovane" per il grande pubblico dopo solo un anno nella federazione? O si tratta, come parlavamo nei primi paragrafi, di una chance fallita per cause indipendenti dalle proprie possibilità? CM Punk ci ha smentiti, così potranno fare anche le abilità del messicano. Lo stesso, chissà, potranno dire i Ziggler, i Swagger. Potrà dirlo la Storia.
La volontà è la forza principale dei sognatori. Ma non tutto dipende da loro, non nel wrestling. Non in un mondo in cui anche il prescelto può non venire mai scelto.
O forse si è...
Soltanto giovani per sostenere il peso di un obiettivo raggiunto prematuramente.
Incompleti per poter ricoprire, in un determinato momento, il ruolo più rappresentativo della compagnia.