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WWE INSIDER #89

THE THREE MEN BAND, BABY!!!

 

 

Questo è l’anno di Heath Slater, signore e signori. Lo avevo detto nei pressi di Gennaio quando tutto andava male, ma il mio augurio… Ha reso la situazione della Rock Band sudista da un uomo solo ancora peggiore. Le sconfitte spuntavano sul suo ruolino come funghi: Brodus Clay, Santino Marella, Ryback, Sin Cara, i vari vecchiacci nel periodo di Raw1000 e persino Hornswoggle nel suo primo “match” del 2012. Insomma, sfido chiunque a trovare qualcuno che stava messo peggio di lui. Adesso, però, si vede la luce, tutto grazie alla sua nuova stable: The Band. Non è certo un Main Eventer, però intanto e uscito dalla spirale negativa tirandosi addietro due persone messe male quanto lui (meno sconfitte ridicole, ma spesso una sconfitta ridicola è molto meglio di una mancata apparizione); e poi non si sa minimamente quali potrebbero essere gli obiettivi di Heath Slater, Jinder Mahal e Drew McIntyre. Ciò che vorrei proporvi oggi è una panoramica sulla nuova fazione che potrebbe ritagliarsi un discreto spazio in federazione. Non rivoluzioneranno certo l’ambiente, non sono una stable potente come poteva esserlo, facendo un esempio recente, il Nexus –L’unico e solo, quello di Wade Barrett, chiunque parli di un Nexus di CM Punk per il sottoscritto è più o meno ciò che un eretico era per i cristiani medievali–; ma credo che potranno dire la loro e ambire a titoli secondari e di coppia.

 

Cominciamo partendo dal personaggio che mi attira di meno dei tre: l’indo-canadese Jinder Mahal. Innanzitutto, c’è da dire che né sul ring né al microfono è un character entusiasmante. All’interno dello squared circle non emoziona, complice il suo repertorio parecchio limitato ed una finisher, la Camel Clutch, che ha davvero stancato quando si parla di lottatori indiani. Quanto al PG fuori dal quadrato, il suo parlare metà inglese metà indiano mi disturba ed il personaggio in generale appare noioso e piatto. L’alleanza con Slater e McIntyre ha rappresentato una svolta sotto questo aspetto, perché il solitario “principe di Persia” ha smesso le vesti regali per mettersi allo stesso livello (anzi, forse pure un po’ al di sotto) di altri due atleti ed assumendo un comportamento più movimentato e dunque meno autoritario. Mi rendo conto di essere abbastanza duro nei suoi confronti, tuttavia spero che egli mi smentisca alla grande. Il tempo per migliorare lo ha tutto: è un lottatore del 1986 e sono doverosi dei complimenti perché si trova già in una posizione che altri wrestler della sua età (e più vecchi) sognano.  Cosa può portare a lui The Band? Sicuramente questa nuova e ancora misteriosa stable può farlo uscire dall’anonimato e reinventare il suo personaggio: ho già detto che ha subito un’evoluzione ma non è ancora definitiva, un character più “giocoso” (ma non troppo) secondo chi vi parla è esattamente quello che ci vuole per far emergere Mahal e proporlo magari per un titolo secondario.

 

Passiamo oltre, e con oltre intendo quello che si è configurato un po’ come il leader della fazione: Heath Slater. A livello mark, forse questo ragazzo è quello che più di tutti ha bisogno di riscatto. Come Mahal, anche lui non è un fenomeno sul quadrato, anche se secondo la mia modesta opinione se la cava meglio del Punjabi Nightmare. La situazione tra l’indiano e il rocker è totalmente differente invece quando si parla di personaggio. Per nulla “aulico”, Heath Slater porta su schermo un personaggio che diverse volte sfora nel comedy. Parliamo di un heel atipico, il quale gioca sporco e non disdegna scorciatoie, ma che non si presenta con i toni seriosi tipici del cattivone WWE. A me, personalmente, la ormai ex One Man Band è sempre stata simpatica. Passando alla sua connessione con The Band, c’è da dire che malgrado la giovane carriera in WWE, Slater ha avuto altre esperienze con delle stables. Dopo il debutto ad NXT, si è subito unito al Nexus di Wade Barrett, dopodiché ha seguito il britannico a Smackdown divenendo membro del Corre e affermandosi sullo stesso livello di Barrett… Sì, come no… Comunque, Slater ha già avuto ben due esperienze di stables e devo dire che se l’è cavata discretamente in entrambi i casi. Ritornando al presente, il Rocker è sicuramente quello che a breve termine più può ottenere dal sodalizio con gli altri due membri della stable, se non altro perché ne sembra essere il capo. Qualora uno dei tre dovesse avere una shot per un titolo, questi sarebbe senza ombra di dubbio Slater secondo il sottoscritto; se ci sarà da “negoziare” con la stable, allo stesso modo sarà Slater che se occuperà. Penso che l’ex componente di Nexus e Corre possa puntare senza esagerare troppo ad un titolo secondario.

 

Ma giungiamo insieme al momento topico –si fa per dire– dell’Editoriale. Vi chiederete forse perché ho deciso di non posizionare Slater, colui che sembra il leader, all’ultimo posto della mia analisi, una sorta di “Main Event Spot”. Ebbene, più della ex One Man Band una persona potrebbe sfruttare la fazione di cui fa parte per spingersi al top: Drew McIntyre. Il ragazzo è giovane (classe ’85) ma con una carriera alle spalle certamente degna di nota. Se prima ho detto che molti atleti sognano di trovarsi nella posizione di Jinder Mahal, sicuramente la situazione è amplificata per McIntyre. A soli 27 anni di età (che in alcuni sport iniziano ad esser tantini, ma nel Wrestling non lo sono di certo) è già stato campione di coppia con Cody Rhodes, lottatore della stessa annata destinato come ripeto spesso alla Hall Of Fame; ma anche campione intercontinentale. Essendo ancora un giovane, seppur con una discreta esperienza alle spalle, può migliorare molto e sembra avere quell’It Factor –No, Bobby Roode non centra nulla qui– che serve per sfondare in WWE, a cominciare dall’apparenza fisica. È innegabile, nel Wrestling e in particolar modo a Stamford la stazza aiuta. Se Ryback si trova ad apparire nei Main Events di Raw non è certo per la sua tecnica o la sua mic skill, bensì solo e soltanto per il suo essere un omone grande e grosso capace di fracassare qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Questo è solo un esempio, ma potrei elencarne a bizzeffe di casi in cui la stazza aiuta o distrugge la carriera di alcuni lottatori: Tyson Kidd sicuramente è un lottatore penalizzato non solo dal carisma, ma anche dal suo essere abbastanza leggero; ma l’esempio più calzante è forse Christian, un grandissimo che si è visto trattato molto peggio di come meritava dalla federazione. Nel senso opposto, basta elencare un, parole (su twitter) di Chris Jericho, typical big man, vale a dire Kevin Nash. Non voglio affatto paragonare McIntyre a Nash, dico solo che il suo essere alto più di un metro e novanta può facilitargli il cammino; non dovrà per forza essere un fenomeno come Daniel Bryan per emergere ed arrivare al top. Passando al suo coinvolgimento nei The Band penso che inizialmente le cose per lui non saranno tutte rose e fiori, ma che in futuro potranno evolversi per il meglio.

 

Cosa intendo dire? È presto detto: nessuna stable è eterna. Alle volte si ha un aborto totale del progetto e dunque lo scioglimento non porta a nulla, ma in altri casi –come dovrebbe tuttavia essere tutte le volte– viene studiata una storyline successiva allo split della coppia/trio/quartetto etc.  Nel caso dei rockettari, io una mezza idea su cosa fare ce l’avrei. Nella mia ipotesi, Mahal verrebbe un po’ sacrificato, anzi sparirebbe gradualmente dalle scene proiettandosi verso altri orizzonti, mentre Heath Slater e Drew McIntyre inizierebbero una rivalità. Trovare la causa scatenante mi pare facile: si potrebbe avere uno scenario in cui il Chosen One, stufo di futuri maltrattamenti di Slater, si ribella e affronta a viso aperto il suo capo; effettuando un turn face. Più  che il feud in sé, mi interesserebbe proprio vedere come se la caverebbe nella parte del buono il burbero scozzese. Sotto il punto di vista dell’allineamento, difatti, ritengo di avere ben pochi “paletti”; non mi dispiacerebbe dunque provare questa soluzione che in molti riterrebbero azzardata.
Bene, ora che ho espresso il mio concetto e che, vista la mia abilità con i pronostici, non avverrà mai, concludo dicendo che The Band, come molte storie della WWE, è potenzialmente un’ottima idea; tuttavia ci troviamo ancora al principio di essa e non si può esprimere di certo un giudizio, staremo a vedere. 


 

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