IN BLACKEST NIGHT
La settimana scorsa ci sono andato giù pesante sul prodotto WWE attuale. Ho affermato che tante cose non stavano andando per il verso giusto, e in una settimana non può essere cambiato tutto di punto in bianco. Questo il perché del titolo di oggi, estrapolato dal giuramento dell’ordine delle Lanterne Verdi, “nella notte più profonda” traducendo e adattando. A Stamford si trovano proprio immersi in un’allegorica oscurità in questi giorni, sembra addirittura che stiano improvvisando stravolgendo completamente i piani. In tempi di Road to Survivor Series –mica Over The Limit– ciò è inaccettabile.
Prendiamo in esame quello che era fino ad una settimana fa il Main Event annunciato del prossimo PPV: Team Foley vs Team Punk. Ho già detto la settimana scorsa che il match non è stato messo su egregiamente, anzi abbiamo avuto il formarsi di team poco fantasiosi e l’annuncio dei componenti di ogni squadra è stato penoso; questo senza considerare l’assenza sul ring di Mick Foley, che mi lascia semplicemente basito. Questo breve recap, come praticamente tutto ciò che ho scritto settimana scorsa, non vale più. Puff! Il match si è completamente trasformato da un giorno all’altro. Raw è difatti iniziato questo lunedì nel peggiore dei modi, con un segmento preregistrato in cui The Miz, in maniera totalmente random, lascia il Team di Punk –che alla fine sembra(va) più di Heyman che suo–. Avete capito bene: lo stesso lottatore che alla fine di Raw della settimana scorsa era alleato di CM Punk, ora non vuole più averci nulla a che fare. A questo punto non comprendo il senso di farlo entrare nel team, se lo hanno fatto quittare subito dopo. Ma passiamo oltre, ossia alla cosa che più mi ha fatto imbestialire questa settimana. Il Team Punk, dopo essersi alla fin fine rinforzato con l’innesto di Wade Barrett –del quale parlerò in seguito–, viene smantellato. Tecnicamente è stato cambiato un solo componente di cinque, ma era l’unico componente che aveva senso di esistere in questo match, colui di chi si parla è CM Punk. Senza di lui, non abbiamo più Team Punk vs Team Foley, bensì un patetico Team Ziggler vs Team Foley. A questo punto anche l’utilità dell’Hardcore Legend viene meno: lui aveva una disputa con Punk, mica con Ziggler. Se proprio si vuole scavare un minimo di rivalità tra lo ShowOff e l’uomo dai tre volti, bisogna scavare fino a Gennaio di quest’anno, ma anche lì ci sono stati solo piccoli screzi verbali risoltisi in una bolla di sapone. Il tradizionale match 5vs5 è dunque, come lo è stato l’anno scorso, una zavorra per Survivor Series, anziché essere il fiore all’occhiello dell’evento stesso.
Proprio di questo vorrei parlare ora. Alla luce di quanto si vede in questo periodo, mi domando se hanno ancora senso delle “istituzioni” come le Survivor Series o la Royal Rumble. Sui PPV della WWE ci sarebbe tanto da criticare, poiché la maggior parte degli eventi sono PPV “a tema” che rendono le stipulazioni speciali un dovere e soprattutto le relegano ad una sola serata all’anno. Pay Per View come Hell In A Cell obbligano a mettere nella gabbia almeno un match, anche se la rivalità tra campione e contendente è alle basi e non è pronta per un HiaC (vedasi Punk vs Ryback, o l’anno scorso Henry vs Orton). Un Hell In A Cell bisogna “sentirlo”, deve essere riservato a rivalità che vanno avanti da tempo, mi viene in mente adesso quella tra CM Punk e John Cena; lì un match del genere avrebbe senso e sarebbe ben gradito dal sottoscritto. In questa categoria dei malvisti PPV a tema ci aggiungerei ora, tristemente, anche la Rumble, Money In The Bank e Survivor Series. Non sono certo io, un novellino, il più adatto a dirlo, ma da quel poco che ho avuto modo di vedere, una volta questi match erano diversi. La Rissa Reale dava davvero il Main Event di Wrestlemania; le Survivor Series erano combattute da team decisamente più suggestivi di quelli di Foley e Punk –che a dirla tutta se costruiti bene potevano essere dei grandi team– o quelli del 2011 di Barrett e Orton; la valigetta del Money In The Bank dava il via alle fantasie più strane degli spettatori per sapere su chi sarebbe stata incassata la shot e faceva parte di piani ben delineati. Quest’anno invece il vincitore di una fiacca Rumble, Sheamus, ha combattuto nell’opener del Grandaddy Of ‘Em All; non si sa ancora cosa combinare con Dolph Ziggler, detentore del MITB valido per il World Heavyweight Championship; le Survivor Series contrappongono squadre indecenti. Dal mio punto di vista la WWE deve operare una scelta: da una parte continuare con le Series, la Rumble e il MITB, ma riportandoli ai fasti di un tempo; oppure abbandonarle per passare a qualcosa di nuovo.
Come promesso, è arrivato ora il momento di parlare del mio caro Wade Barrett. Questa settimana di tv shows a Birmingham è stata per lui dolce-amara. Ha ottenuto vittorie a Raw e Smackdown, ma nel match che più contava, a Main Event, è stato sconfitto (per la seconda volta dal suo ritorno) da Superm…Ehm, Sheamus. L’inglese è stato battuto anche nella sua terra natale, per quale motivo? Per dare al Great White l’ennesima vittoria inutile che serve solo a distruggere lo status altrui. Dolph Ziggler, Alberto Del Rio, Cody Rhodes, The Miz, Wade Barrett… Si potrebbe continuare praticamente all’infinito nell’elencare le vittime sacrificali offerte a Sheamus. Nonostante sia finito il suo regno la figura da semidio invincibile resiste e continua a tormentarci. In questo modo, non si costruiscono personaggi forti in grado di sopperire a eventuali infortuni o comunque da lanciare nel giro titolato per evitare di ributtare nel calderone sempre i soliti nomi. Per quanto riguarda Barrett, mi aspettavo molto di più dal suo ritorno e dal suo personaggio più aggressivo. Gli unici cambiamenti si sono rivelati tuttavia essere la barba, l’attire e la finisher; quest’ultima cambiata decisamente in peggio. Non c’è motivo per il quale la Wasteland è solo un lontano ricordo, visto che il buon Wade ha dimostrato di riuscire a sollevare anche Big Show. Per il resto tutto è lo stesso, è il classico heel che vince solo in maniera sporca o contro jobbers. È triste, ma questa è la situazione per come la vedo io.
Tutto sembra essere di scarso interesse, ma c’è una storyline potenzialmente interessante. Brad Maddox ha infatti rivelato di aver agito per avere un “impatto”, da solo, e ha chiesto un match contro Ryback. Che sia invischiato con Punk e Heyman o meno, dal suo incontro con il Big Hungry potrebbe scaturire qualcosa di buono. Le speranze sono però davvero poche, visto l’andazzo. Rimanendo in tema di Ryback, dobbiamo ancora trattare il nuovo Main Event di Survivor Series. Sancito dal nulla, era anche scontato ipotizzare uno scenario del genere. Inoltre, il titolo di Punk con tutta probabilità cambierà possessore. La carta del Triple Threat con vittoria non proprio pulitissima di Punk era stata giocata già a Summerslam, un pareggio si è visto pure, una squalifica non è praticabile in un match a tre. La speranza però è l’ultima a morire, e infatti il sottoscritto crede in una vittoria di CM Punk soprattutto per il fatto che a Gennaio –Lettore random: “Sì, sì, lo sappiamo, alla Rumble c’è The Rock, lo hai detto ventordicimila volte!” –… Esattamente. Non sto qui a tediarvi ancora con le motivazioni per le quali non voglio Rock vs Cena II o, decisamente peggio, Rock vs Ryback.
La speranza è dunque ciò che mi è rimasto in questo momento, quindi sperando che dopo questa “blackest night” arrivi presto il “brightest day” citato nel giuramento delle Lanterne Verdi vi do appuntamento a dopo Survivor Series, un evento che come avrete capito attendo con trepidazione; perché magari porrà fine a qualche orrida storyline di questi giorni, mica per altro.