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WWE INSIDER #94

HOW DID WE GET HERE?



Ci siamo. È la fine del 2012, tempo di tirare le somme. Certamente è impossibile racchiudere un intero anno di WWE in un solo editoriale; quello che mi propongo di fare infatti è ripercorrere gli eventi chiave procedendo per “capitoli”. Citando il titolo, vorrei proprio ricordare come siamo arrivati a questo punto, indicando quanto c’è stato di buono e quanto di… discutibile, per utilizzare un eufemismo. E, essendo il sottoscritto un grandissimo sostenitore delle nuove generazioni (e, lo ammetto, un hater di quelle vecchie), non potranno mancare dei nomi su cui puntare per l’anno incombente.

Partiamo subito con il capitolo del massimo alloro presente nella federazione di Stamford: il titolo WWE. Niente cambi di titolo per quanto riguarda la cintura detenuta, ormai da oltre 400 giorni, da CM Punk… Per fortuna aggiungerei! Un regno così lungo e mai noioso è stato un qualcosa di fuori dal comune, una grandissima sorpresa in positivo. Vinto a Novembre 2011 contro un Alberto Del Rio al suo secondo, improponibile regno da WWE Champion, Punk non ha più mollato quella cintura respingendo gli assalti di gente come Chris Jericho, Daniel Bryan, John Cena… E Ryback. Eh già, perché dopo aver battuto, in maniera più o meno pulita, atleti come quelli appena citati, gli tocca fare il fifone contro un tizio che ha l’abilità in-ring di un qualsiasi big man e la mic skill del peggior Randy Orton. Ma i fan americani lo hanno amato sin dal primo momento in cui l’hanno visto, John Cena si era infortunato, non c’era nessuno pronto per andare verso il titolo di Punk e allora ci mandano un tizio che fino ad allora aveva combattuto solo ridicoli squash match e che l’unico abbozzo di feud avuto, lo ha avuto contro Jinder Mahal. La situazione, a dire il vero, è calata dopo il turn heel del campione. Questi è diventato, da lì in poi, il classico fifone made in WWE che non vince pulito neanche contro Mr. McMahon. Con l’introduzione nel quadro titolato del Big Hungry, le cose sono ulteriormente peggiorate perché, se prima aveva paura di John Cena, ora ha paura di uno che non ha ancora fatto nulla in federazione. A questo punto, il regno di Punk sembra quasi giunto al capolino, lo attende infatti un match contro The Rock alla Royal Rumble e le sue quotazioni non sono mai state così basse, anche considerando che ci arriverà appunto “da fifone”. Qualora ve lo steste chiedendo, non ho dimenticato il match contro Ryback in programma per Raw, semplicemente sono sicuro della vittoria del Chicago Kid. Ad ogni buon conto, visto nel complesso il regno di CM Punk è sicuramente una gran cosa, sicuramente il migliore da quando seguo il Wrestling, tuttavia resta l’amaro in bocca per una seconda parte non all’altezza della prima. Per la chiusura, staremo a vedere.

Spostiamoci ora all’altro titolo massimo della federazione, che a dirla tutta ormai ha un valore decisamente inferiore rispetto al WWE Championship, ossia il titolo del mondo dei pesi massimi. Qui il discorso è diametralmente opposto a quello esposto per la cintura di Punk: noia mortale. L’anno era partito bene con il regno di Daniel Bryan, ma da Aprile in poi la situazione è stata davvero vergognosa. Il regno di Sheamus, partito malissimo per via dello pseudo-match di Wrestlemania con D-Bry, non ha offerto altro che un personaggio poco entusiasmante, quello di Sheamus da face, per l’appunto. Dopo una lentissima agonia costellata di match con Alberto Del Rio, ancora match con Del Rio, e infine match con Del Rio, il Great White ha perso il titolo. “Finalmente!”, direte voi, non si potrà far peggio di così… Vi sbagliate, è arrivato Big Show al suo posto. Il suo banalissimo PG è quello di un gigante cattivo che distrugge chiunque si pari sulla sua via, una cosa mai vista proprio… In più, il fatto che lui e Sheamus stiano continuando il loro orripilante feud (che conta già tre match) è straziate. A chiudere in bellezza l’annata ci pensa la sedia gigante, orpello inutile costruito per rendere il chairs match di TLC ancora più brutto e far capire anche a quei pochi che ancora non lo pensavano che tutto questo è una pagliacciata. Deprimente, davvero deprimente, considerando anche che Dolph Ziggler ha tremendamente bisogno di consacrarsi con un regno ma che, vista la pochezza del Creative Team di recente, gettarlo in questa lotta tra Sheamus e Show potrebbe rivelarsi controproducente.

Passiamo ad altro, che è meglio. Avendo parlato dei titoli major, mi pare giusto dire due parole anche su quelli minori: United States Championship e Intercontinental Championship.
Per quanto riguarda il primo, si era partiti davvero nel peggiore dei modi. Il regno di Zack Ryder, a posteriori, lo trovo ridicolo, quello di Jack Swagger idem e infine Santino Marella completa il tris. Per fortuna però è giunto Antonio Cesaro. Lo Swiss Superman si è rivelato un grandissimo performer e sta portando avanti un regno niente male. Si è avuta anche l’accortezza di “svezzarlo” subito levandogli di torno Aksana prima che diventasse una zavorra e di impegnarlo costantemente facendolo emergere come un lottatore di tutto rispetto anche in chiave mark, un heel ben riuscito insomma, stranamente.
Spostandoci verso il titolo intercontinentale la situazione è abbastanza diversa. Le cose sono state ottime fino a Wrestlemania, con un più che convincente regno di Cody Rhodes. Poi l’ha vinto Big Show, ed un suo regno ci poteva stare, ma si è preferito restituire il titolo al figlio dell’American Dream al PPV successivo, poi puff(!) altro cambio di titolo un mese dopo in favore di Christian. Ecco, la situazione in questo periodo era disastrosa, a mio parere, perché quando il titolo cambia ogni mese, non può che essere così. Ciò nonostante, il regno di Christian prometteva bene… Invece ha clamorosamente deluso concludendosi inaspettatamente a Raw1000 per opera di The Miz. Vi dirò, l’Awesome One non stava facendo neanche troppo male, con dei match carini a Summerslam e Night Of Champions, ma poi, in una anonima puntata di Main Event, perde il titolo in favore di… Kofi Kingston. Mr. Random Tag Team, l’uomo col carisma di una banana, proprio lui. Nulla da dire sull’abilità in ring del ghanese, ci mancherebbe, ma semplicemente non si può avere un campione così “piatto” dal punto di vista dei promo. A questo punto poi, non vedo perché Kofi sì e altri atleti anche più meritevoli come Tyson Kidd no. Ad ogni modo, penso abbiate capito che il regno di Kingston non mi ha preso per nulla. Ora è in feud con Wade Barrett. È triste vedere quest’ultimo impegnato per un titolo minore, ma ancor di più lo è vederlo perdere in PPV dopo aver preso sonore batoste anche nei TV Shows. La cosa positiva è che nel 2013 non si può fare di peggio (spero) per l’IC Title.

Evitando di parlare dei titoli di coppia (dove, salvo il Team Hell No e ad esser buoni il Team Rhodes Scholars, c’è il nulla) e di quello Divas (uno scempio), abbiamo completato la carrellata sulle cinture. Per il resto nel 2012 abbiamo avuto rivalità, al di fuori dei titoli, di spessore tra cui svetta quella tra John Cena e The Rock o anche quella tra lo stesso Marine e Brock Lesnar. Si sono viste anche però delle boiate colossali, come lo “scandalo AJ” e ciò che ne consegue. Si sono visti infine dei debutti: il già citato Cesaro; Ryback (anche lui già citato); Damien Sandow, che sta facendo bene nel midcarding; Big E Langston, una roba obbrobriosa; lo Shield. Avevo detto che avrei fatto dei nomi su cui puntare per il prossimo anno, non si può non parlare quindi dello Shield. Sapete tutto di quello che han fatto finora, anche grazie al Parallel Lives che gli ha dedicato Antonio, ma ciò che faranno nel 2013 rimane un mistero. Personalmente, credo che relativamente presto si assisterà allo split dei tre, un avvenimento necessario per lanciarli in singolo. Lì è difficile prevedere ciò che succederà, anche perché non potranno tutti e tre puntare subito alla vetta. Spero non accada come con il Nexus, quello farlocco di Punk, risoltosi in una bolla di sapone, ma è inevitabile che qualcuno salga ai piani alti mentre qualcun altro rimane giù. Se devo sceglierne uno dei tre, mi pare sin troppo facile fare il nome di Dean Ambrose. Appena l’ho visto sul ring, e ancor di più quando gli ho sentito tagliare un promo (scusate la traduzione letterale), ho voluto cercare di più di lui. Addirittura, per documentarmi, ho visto match fatti in CZW… Io! Io che l’Hardcore lo odio, sono andato a cercare match della CZW. Ne è valsa la pena, perché in mezzo al wrestling-spazzatura che propongono lì, un qualcosa che a tratti non si può neanche classificare come Wrestling, c’erano belle manovre di questo ragazzo. E poi ci sono stati i suoi promo, almeno quelli privi di sangue (non sempre, a pensarci bene). Il punto è che lo considero un fenomeno: un ottimo performer, capace di spaziare dal brawling più cruento a scambi tecnici con William Regal, e ancor di più un grandissimo oratore, sempre in grado di interpretare il proprio personaggio più che egregiamente.

Ce ne sono altri però di nomi da fare, non posso fermarmi ad Ambrose, sebbene sia uno di quelli su cui punto di più, visto anche il già avvenuto debutto. Parlando di lottatori già nel Main Roster, credo che il 2013 vedrà il raggiungimento dell’apice per Cody Rhodes, che davvero lo merita più di tanti altri, e (si spera) Wade Barrett. Il primo, è vero, è ancora abbastanza giovane, ma è lì da tanto tanto tempo e ha bisogno di “sbocciare” definitivamente per ambire alla grande carriera che merita e che può avere. Il secondo, invece, non ha più molto tempo. Classe 1980, vuol dire 32 anni (e quattro mesi circa). Nel Wrestling si può lottare ad alti livelli anche a 44 anni, come Kurt Angle, ma è un caso raro. Al di là del discorso anagrafico, Barrett ha una storia alle spalle da quando è arrivato in WWE che gli permetterebbe, con un discreto push, di raggiungere la vetta in tempi brevi. La sensazione è che si siano perse molte occasioni con lui: prima il Nexus distrutto da Punk, poi l’infortunio che gli ha impedito di vincere la valigetta del MITB, infine un ritorno gestito malissimo da suddetto infortunio. Ora o mai più, per come la vedo io, non si possono più sprecare occasioni con Barrett, speriamo bene. 
In chiusura, vorrei proporre un ultimo nome, che tecnicamente ha già debuttato nel Main Roster, anche se ora è ad NXT: Bray Wyatt. Con questo personaggio il fratello maggiore di Bo Dallas ha fatto vedere di che pasta è fatto sbalordendo soprattutto al microfono. Sul ring lo conoscevamo, un omone da 300 libbre che sfoggia una grande agilità se rapportata al suo peso. Il punto dove peccava Husky Harris era la sua poca propensione a parlare. Con l’assegnamento a Windham Rotunda (suo vero nome, per chi non lo sapesse) del personaggio di Bray Wyatt non si può non riconoscere questi come uno dei migliori di NXT, se non il migliore… Anzi, il migliore dal mio punto di vista. È molto giovane, classe ’87, ha quindi tempo per continuare a migliorare, ma è già molto avanti rispetto alla concorrenza: il suo futuro è roseo.

Bene, siamo giunti alla fine. Sperando in un futuro roseo anche per tutti noi vi do l’appuntamento al 2013 con il WWE Insider. So che non è esattamente da me, ma colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che  mi hanno sostenuto in questo anno. Grazie di cuore, alla prossima! 


 

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