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Parte 1 intervista Daniel Bryan: il calvario dell'infortunio e il ritorno sul ring

Di seguito vi riportiamo la prima parte di una lunga intervista effettuata da Bleacher Report a Daniel Bryan. In questa prima parte si parlerà soprattutto del calvario dell'infortunio: come ha recuperato, cosa pensava in quel momento, quando ha avuto i primi problemi e come si è preparato per tornare sul ring.

I fans di wrestling difficilmente concordato in qualcosa. Ma penso, da fa, che tutti credo che sia bello riaverti in azione. Sei eccitato quanto noi?

Daniel Bryan: Sono così eccitato (risate)! Sai, non mi ricordo di esserlo stato così da tanto, tanto tempo. Non c’è niente che ami più che salire sul ring e lottare. Sono stati otto mesi lunghissimi, ma non vedo l’ora di tornare in azione.

Mi ricordo di aver sentito che saresti stato fuori per un paio di mesi. Poi all’improvviso sono diventati otto e poi sembrava che tu non saresti più tornato. Sembra proprio un duro viaggio. Mi puoi spiegare quindi i passaggi che hanno portato dai rumor del ritorno al tuo ritorno sul ring a SmackDown questo giovedì?

Bryan: E’ tutto iniziato nell’estate del 2013. Ero in un match contro Randy Orton, dopo un Suicide Dive fallito ho sbattuto contro le barriere di protezione del pubblico e ho sentito un forte dolore scendere per tutto il braccio. Ma ho pensato “Ah, niente di così preoccupante”. In quello stesso match ho fatto un Missile Dropkick dalla terza corda e quando sono atterrato non sentivo letteralmente più le braccia e non riuscito ad alzarmi. Dopo il match mi hanno subito sottoposto a delle lastre e avevo una curvatura al disco cervicale. Non è inusuale per un wrestler, ma questa curvatura ha ristretto lo spazio dei nervi tra un disco e l’altro e questo spiegava i miei dolori acuti e improvvisi al braccio. 

Non è stato però abbastanza per fermarti. Penso che tutti noi ricordiamo il tuo cammino verso la gloria a WrestleMania 30. Era questo quel qualcosa che ti ha portato a continuare?

Bryan: Attorno a maggio 2014, dopo WrestleMania, sono passato da avere forti dolori al braccio ad avere debolezza all’arto. Quando accade questo è giunto il momento si sistemare il problema, altrimenti c’è il rischio che rimanga permanente.

Tu sei un atleta professionista. Cosa comportava questa debolezza?

Bryan: Per esempio, ero così debole che non riuscivo ad aprire la portiere della macchina con la chiave. Io e Brie abbiamo ancora le macchine senza apertura elettrica. E poi mi hanno detto “No, devi operarti adesso per non peggiorare le cose”. Così sono andato dal chirurgo e loro si aspettava un tempo di recupero compreso tra le sei e le otto settimane. Ma la forza nel braccio non tornava. In teoria c’era la possibilità che il nervo sia rimasto compresso per così tanto tempo che avrebbe potuto non recuperare mai. Così abbiamo provato tante soluzioni. C’è un nervo che cammina per tutto il collo e arriva fino alla fine della mano, così abbiamo parlato di questa seconda operazione, di un’operazione al braccio, al gomito. C’era tutta questa debolezza e ogni tanto dei dolori lancinanti. Ma i dottori non riuscivano a mettersi d’accordo su cosa fare. Ero pronto per essere operato al gomito perché non sapevano più cosa fare.

Questo poi non è accaduto. Cosa hai fatto?

Bryan:Ho visto un medico che ha lavorato con Carson Palmer, un quarterback degli Arizona Cardinals che ha avuto un problema terribile alla spalla. Non riusciva praticamente neanche più a sollevare la palla da football. Poi d’un tratto è tornato a giocare. Questo perché ha incontrato questo medico che fa qualcosa chiamato “Tecnica dell’attivazione muscolare”. Così sono andato e ho incontrato questo medico di Denver e, per la prima volta in mesi, dopo la prima visita avevo già forza nel mio braccio.

E’ bastato solo questo?

Bryan: Tutto questo è durato solo cinque giorni. Sono andato una seconda volta e sta durando fino ad ora. E’ stato interessante, ti confonde, ti fa sentire frustrato. Ma nell’ultimo mese è stato pieno di speranza. Sono stato in un punto in cui mi chiedevo “andrà mai meglio?” e ho cominciato a pensare veramente che non sarei mai tornato a fare wrestling. E poi la quasi miracolosa guarigione. E questo è ovviamente abbastanza entusiasmante per me.

Cosa ne pensi del wrestling che rende i lottatori che hanno raggiunto il top così inclini agli infortuni? Penso a Paul Orndorff subito dopo aver avuto la sua grande occasione contro Hulk Hogan nel 1986. Penso a Stone Cold Steve Austin mentre si preparava alla sua corsa verso il top nel 1997. Per te è stato il 2013, proprio al centro della tua più grande corsa. Perché arrivare al top è così carico di pericoli?

Bryan: Sai cosa? Non ci ho davvero mai pensato. Ma è un’osservazione interessante. Penso che dipenda tutto dal fatto che devi lavorare così duramente per arrivare lì, al top. Sono stato allenato da Shawn Michaels e tutto è partito quando avevo 18 anni a San Antonio, Texas. E una delle cose che mi disse Shawn è che al top è molto più facile lavorare piuttosto che quando devi raggiungerlo. E’ dura farsi tifare o fischiare dai fans e per ottenere ciò devi lavorare sodo. Lavorando così tanto arrivano tanti infortuni, quando arrivi al top devi lavorare sempre duramente, ma non devi più dimostrare ai fans che sei una top star.

Sei andato a Denver e ha avuto una seconda vita nella tua carriera da wrestler. Ma penso che non puoi solo tornare sul ring e essere Daniel Bryan. Cosa hai dovuto fare per preparare il tuo corpo per tornare ad essere un vero wrestler professionista?

Bryan: Ho fatto tanto jiu-jitsu e tanta kickboxing. Penso che sia l’allenamento migliore per prepararci a tutti i colpi che riceviamo e per tutti i “cadi e torna in piedi”, per le tante cadute, i tanti salti. Ma c’è anche un detto che dice “Niente ti prepara al wrestling come il wrestling”. Puoi anche dire “Oh, posso correre per 20 minuti a 15 chilometri orari”, ma non sarà mai lo stesso che fare 8-10 minuti di match. Mi sono allenato in questo MMA Lab a Phoenix, Arizona e l’ho iniziato a fare ancor prima che iniziassi a guarire. Ho pensato “forse se la forza nel braccio non torna posso fare comunque qualcosa che non richieda l’utilizzo del braccio destro”. Così ho iniziato a fare una lista delle cose che avrei potuto fare sul ring senza utilizzare il braccio. Sai, normalmente non mi metto a tirar su persone nel mio stile di wrestling. Per me, il wrestling è l’arte marziale definitiva. Se ti concentri nella parte che include l’arte marziale è veramente un espressione splendida di combattimento. Come potevo quindi esprimermi in modo creativo e ancora credibile, che i fans avrebbero apprezzato, senza utilizzare il mio braccio destro? Era un problema “divertente” da esplorare e provare a risolvere.

Un problema divertente di cui però non devi più trovare la soluzione, sarai sollevato!

Bryan: Ovviamente! Sono entusiasta di poter usare di nuovo il braccio destro (ride) 



Fonte: bleacherreport.com & WrestlingRevolution.it


 

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