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Apr12

THE WORMHOLE #7: The Living Legend

Un ragazzo quindicenne, nato a Pizzoferrato, in Abruzzo il 6 ottobre del 1935, sbarca negli Stati Uniti. È il minore di sette fratelli, quattro dei quali vedrà morire durante gli atti finali della Seconda Guerra Mondiale. Cresce nell’orrore di una delle pagine più nere della storia dell’umanità ed assieme alla madre ed ai fratelli scappa dai soldati tedeschi;  vive di stenti e nella paura condividendo il destino di milioni di persone. E’ costretto a prendersi cura della madre, ferita con un colpo di arma da fuoco, assieme ai suoi fratelli maggiori ed affronta una febbre reumatica utilizzando solo lenzuola calde per diminuire il dolore. Sopravvive assieme alla sua famiglia alle infamità del nazismo e finalmente, nel 1950, torna a congiungersi con suo padre che lo attendeva a Pittsburgh, Pennsylvania. Con un inglese stentato, un fisico minuto e con gli orrori della guerra ancora nei suoi occhi e nella sua mente affronta il bullismo durante i suoi anni scolastici. Per difendersi comincia ad allenarsi duramente dopo le sue ore di manovalanza per guadagnarsi da vivere. Comincia la sua avventura nel pro wrestling deciso a seguire le orme del suo idolo Batisti, uno degli atleti che rappresentò l’Italia nei Giochi Olimpici degli anni 30.

Comincia così la Leggenda di Bruno Sammartino.

Sono le 5 del mattino, uno strano orario per iniziare la stesura di un’editoriale, lo ammetto, ma dopo aver visto la cerimonia della Hall Of Fame 2013 andata in onda su USA Network non ho potuto farne a meno. Ho davvero realizzato quanto sia stato fondamentale Bruno per il movimento del pro wrestling negli Stati Uniti e per quello che ha rappresentato negli anni 60-70, in un mondo che rinasceva dopo esser stato martoriato da morte, odio e distruzione, nel suo piccolo riconsegnava speranza a chi riempiva il Madison Square Garden per tifare il buono, per tifare colui che rappresentava il Sogno Americano.

Il 17 maggio 1963 è una data storica per la disciplina: sconfigge Buddy Rogers e conquista il WWWF World Title. Inizia quindi il Leggendario regno di 8 anni costellato da vittorie schiaccianti, da innumerevoli sold-out in tutti gli Stati Uniti col pubblico che voleva vedere con i proprio occhi quel prodigio venuto dall’Italia di cui tutti parlavano. Lui è il vero motivo per cui la WWWF ai tempi aumentò in maniera esponenziale il suo territorio.

Nel 1971, in un Madison Square Garden gremito fino all’ultimo posto, il russo Ivan Koloff sconfigge Bruno Sammartino mettendo fine al suo regno di 8 anni. Il 10 dicembre del 1973 Shawn Stasiak viene sconfitto da Sammartino che torna nuovamente WWWF. Durante il suo secondo regno sconfigge tutti i migliori atleti di quel periodo da Ivan Koloff a Nicolai Volkoff, passando per Stan Hansen e Waldo Von Erich di fronte ad un pubblico sempre più grande, sempre più orgoglioso di poter tifare quel ragazzo minuto che arrivò 23 prima negli States. Nel 1977 perde il titolo per una scorrettezza per mano di Superstar Billy Graham. Durante questi 15 anni Bruno si trova ad affrontare diversi infortuni per gli innumerevoli match svolti per il Paese. Appare a WrestleMania I e II per poi finire la sua carriera cedendo ai dolori provocati da una schiena devastata dalla carriera ventennale.

Finalmente, grazie al lavoro magistrale di Paul Levesque, abbiamo avuto l’occasione di vedere ancora una volta Bruno Sammartino nel Madison Square Garden. Due “entità” destinate a star per sempre insieme scritte nella storia e l’introduzione alla Hall Of Fame della WWE proprio nel “suo regno” è il giusto epilogo.

Ho trovato fantastico il messaggio che ha lanciato a tutti i fan di questa disciplina durante la cerimonia con la sua presenza.  Lui ha reso grande questa disciplina mentre la generazione dei nostri genitori faceva di lui una Leggenda vivente, un esempio per i giovani dell’epoca: un semplice ragazzo che insegue un sogno dimenticando le atrocità che il Secondo Conflitto Mondiale gli ha fatto vivere. Un sogno che ha realizzato col duro lavoro rimanendo sempre lontano da droghe, antidolorifici, alcool e cattive abitudini che troppe volte ci hanno fatto piangere atleti prematuramente. Questo lui rappresenta. Un arzillo 77enne che ancora si allena sei volte alla settimana e che si gode a pieno la sua famiglia.

Bruno non sarà quindi ricordato solo per i 4040 giorni come campione WWWF o come l’atleta che ha ottenuto più sold out nella storia del Madison Squadre Garden. Sarà ricordato come un esempio da seguire. Un esempio che ci fa capire che nella vita con la determinazione e con un animo buono e gentile si può davvero ottenere quel che si vuole. Una fiaba col lieto fine.  

Grazie, Living Legend.

 
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