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Set06

THE WORMHOLE #4 - Cult of Personality

When a mirror speaks, the reflection lies



Quando uno specchio parla, il riflesso mente. E’ un estratto della theme song di CM Punk “Cult Of Personality”, che secondo me rispecchia a pieno la sfida nata tra CM Punk e John Cena. Una sfida nata senza attriti personali, ma per una semplice questione di ruolo, di rappresentazione di due movimenti contrapposti. “Like Mussolini and Kennedy. Like Joseph Stalin and Ghandi”.

Da una parte John Cena, colui moralmente integro, che ha preferito essere licenziato piuttosto che consegnare il titolo a chi lo aveva reso prigioniero, schiavo. Colui che ha sempre combattuto i sopprusi, i giochi di potere contro di lui, gli attacchi meschini; sempre a viso aperto, sempre a testa alta, senza mai cedere di fronte a nessuna avversità.

Dall’altra parte CM Punk, una nuova faccia nel main stream della WWE che si ritiene superiore per la sua vita “Straight Edge”, per il suo stile di vita superiore, per il suo essere “Best In The World”. Comincia una scalata ostica per l’ex “King Of Indies”, pubblico che lo ama da una parte, politica del backstage che sembra voler tarpargli le ali in qualsiasi modo. Vince, perde, finisce nel dimenticatoio, torna alla ribalta; sfrutta il Money In The Bank, vince il titolo, lo perde senza poterlo difendere, torna a vincerlo nuovamente sfruttando di nuovo la valigetta, sfida e distrugge, sia sul ring che nell’extra ring, l’idolo della folla Jeff Hardy. Comincia ad avere spazio al microfono. Ad avere un personaggio ben delineato, senza scrupoli pur di raggiungere i suoi obiettivi. Disposto a tutto per raggiungere il suo destino, proprio come citava la sua vecchia theme song, This Fire Burns.

Sì, la passione arde, brucia, dentro di lui.

I promo andati in onda a Raw prima della sfida con John Cena a Money In The Bank sono la sua consacrazione come personaggio e come movimento di massa. Un movimento di massa che va in piena contrapposizione con quel movimento che esiste da anni contro John Cena, quel movimento nato per distruggere il “baby face” John Cena, dando vita però all’ancor più odiato e importante John Cena controverso che tutt’ora funziona, checche se ne dica.

 

I tell you one and one makes three



Sì, CM Punk ad oggi potrebbe far questo. Potrebbe farci credere che 1 + 1 fa 3 per la grande presa che ha sul pubblico. E il grande merito di tutto questo sta negli interpreti della storia che il booking team della federazione ha messo in onda, una storia in realtà scritta in anni da noi internauti, stanchi delle solite facce, dei soliti canovacci negli scontri e nei segmenti; stufi di veder bruciati talenti veri per delle politiche di backstage ormai vecchie, stantie. Qualcosa nel backstage è cambiato e sta ancora cambiando. Qualcosa, grazie a CM Punk, è cambiato anche on-screen.

Le grandi storie rendono grandi i loro interpreti. Li consegnano alla storia del business main stream americano, li rendono movimenti di culto, personalità di culto, persone al quale ispirarsi o nel quale i fans possono trovare “conforto e protezione” (Hulk Hogan) oppure trovare sfogo verso i poteri forti (Stone Cold Steve Austin), nel quale, in qualche modo, possono immedesimarsi, calarsi nello show, nella parte e, una volta fatto ciò, da lì non si torna più dietro. Si diventa un idolo della folla.

La storia del pro wrestling americano ne è pieno di questi esempi. Hulk Hogan divenne Hulk Hogan nel momento stesso in cui sollevò da terra André The Giant, sconfiggendo il male impersonificato. Sting divenne Sting nel momento in cui osservò silenziosamente le malefatte di Hollywood Hogan per un anno intero, piangeva lacrime nere ogni settimana. Poi il giustiziere della notte scese e liberò la federazione dal male. Stone Cold Steve Austin divenne un’Icona dell’Era Attitude per aver sfidato in modo diretto il “dittatore” Mr.McMahon, stanco dei suoi abusi, dei suoi giochi di potere.

In modo minore abbiamo anche esempi del genere negli ultimi anni. La nascita di Edge Rated R Superstar, la superstar vietata ai minori di 18 anni che ha portato elementi sessuali on-screen, un linguaggio forte, un modo di comportarsi da opportunista come poche volte si era visto prima. Era odiato, ma il pubblico grazie a quella storia imparò a conoscere il grande Wrestler Adam Copeland, fu per lui il personaggio della consacrazione, il personaggio che valeva 20 anni di sacrifici, di infortuni terribili, di tour pazzeschi in giro per il mondo e quella storia, quell’idea, ci regalò un’altra Icona della nostra epoca. E ci ha dato la possibilità di rispettare Adam Copeland per quello che faceva sul quel ring, tutte le settimane.

Lo stesso Batista deve tutto il suo successo alla storyline con Triple H, una storyline per niente originale ma funzionale alla situazione che si era venuta a creare. Una storia che ha permesso al personaggio “Batista” di funzionare di riflesso per anni fino al turn heel per la sfida a John Cena per SummerSlam e WrestleMania, rendendolo il top face della federazione per anni malgrado le sue abilità sul ring fossero solamente discrete.

Chris Jericho sarà sempre ricordato come il primo Undisputed Champion. The Rock sarà sempre ricordato come il People’s Champion. Goldberg sarà sempre ricordato per la sua winning streak, così come The Undertaker sarà sempre ricordato per la faida con Kane, con Yokozuna, per la sua winning streak a WrestleMania.

Ma per far funzionare le grandi storie servono ottimi interpreti. La storyline tra John Cena e CM Punk non avrebbe funzionato in questo modo con interpreti diversi. John Cena e CM Punk rappresentano due movimenti di culto ben delineati che vanno in contrapposizione ogni settimana nelle arene, su internet, nei social network.

John Cena ha modo di esprimere il suo personaggio e il suo punto di vista sempre. Lui è al centro dell’attenzione sempre e comunque, Lui è il punto di riferimento della WWE, il volto che fa vendere, che fa avvicinare le famiglie, che fa riempire i palezzetti o che fa pubblicità alla WWE quando è ospite nei salotti televisivi della TV americana. Lui è la faccia della WWE.

Ma John Cena rappresenta tutto quello che CM Punk odia. Tutto quello che gran parte del pubblico smart ha imparato a mal sopportare nel corso degli anni. Dietro John Cena c’è una politica ben precisa della WWE, una politica che sta rendendo la federazione sempre più entertainment; una politica che favorisce personaggi con spiccate doti al microfono piuttosto che sul ring, tutto questo per ampliare il bacino d’utenza, per avere pubblicità e introiti maggiori. Ma CM Punk non è questo. Lui non voleva far questo e non vuole far parte di questa carovana.
Vince, si porta via il titolo WWE e si rende la “Voce dei senza voce”. Ma si rende anche conto che la sua rivoluzione non può avere luogo tramite twitter o tramite un’invasione al ComicCon col megafono in mano. No. Lui deve combattere il potere dall’interno. Fa cacciare Vince McMahon dalla sua posizione di potere. Affronta a viso aperto il nuovo potere, Triple H, perde il titolo per un gioco politico ed ora è più che mai intenzionato ad andare fino in fondo.

Senza accorgersi di nulla, siamo passati a qualcosa di superiore. Non è più una sfida ideologica o di rappresentanza. Ora è una sfida reale, una sfida verso i poteri forti, verso coloro che con una telefonata hanno il potere di farti perdere il posto di lavoro senza magari aver avuto la possibilità di aprir bocca, di dire la tua, di lanciare idee, senza aver avuto la possibilità di esprimere un bel niente di quello che sei.

Ora il titolo passa in secondo piano, quello non rappresenta più niente per Phil Brooks. Ora la sfida è contro Triple H. Ora l’intrigo è nel capire se Triple H abbia un ruolo per l’attacco di SummerSlam o se anche lui è stato raggirato. C’è da capire la posizione di Stephanie McMahon. C’è da capire chi ci sia dietro Kevin Nash. Chi rappresenta chi? E, soprattutto, chi rappresenta cosa? La WWE come ne uscirà da questa storia? Quali saranno i punti cardine, quali saranno le rivoluzioni che avverranno all’interno dell’asset manageriale? Sarà stata davvero un’idea di Kevin Nash o c’è un complotto in atto reale nei confronti di Triple H? Oppure ha ragione CM Punk nel dubitare del COO della federazione e del suo rapporto con Nash?

Non posso predire il futuro, ma posso decisamente affermare che questa storia è quella di gran lunga più interessante dai tempi dell’Invasion datata 2001. Dopo 10 anni, forse, qualcosa cambierà veramente. Nel frattempo è nata una stella destinata a brillare per gli anni a venire, una stella chiamata CM Punk, che è pronto per divenire il catalizzatore di un cambiamento concreto, ma con metodologie diverse rispetto a quelle che ha in mente in questo momento il suo nemico Triple H.  

 
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