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TNA POINT #75 - Il triangolo no!

Come avevo annunciato nell’ultimo numero del TNA Point, Genesis si è dimostrato essere un PPV divertente e importante, le cui conseguenze incideranno notevolmente su quanto accadrà nei prossimi mesi. In particolare vorrei lodare l’eccellente lavoro di booking elaborato per il finale dell’evento. In passato mi è capitato più volte di criticare, anche aspramente, le idee di Vince Russo e degli altri membri del creative team ma in quest’occasione non posso far altro che inchinarmi e dire”chapeau!!”. Infatti ritengo semplicemente perfetto il booking degli eventi che hanno portato la TNA ad avere un nuovo campione mondiale in Mr. Anderson.

Il lavoro per stupire lo spettatore era già iniziato durante il PPV. Le vittorie annunciate di Kaz e Beer Money, divenuti rispettivamente X-Division Champion e Tag Team Champions,e quella a sorpresa di Abyss per il titolo TV a causa di un infortunio(reale) di AJ sembravano andare nella direzione di un PPV stile Armageddon 2003, quando tutti i membri dell’Evolution conquistarono tutti i titoli di Raw. Il main event tra Anderson e Morgan per decretare il nuovo first contender sembrava un ornamento atto ad intrattenere il pubblico e a lanciare due giovani stelle nel firmamento del main event. La vittoria via roll up dell’ex Kennedy sembrava da copione e l’arrivo di Bishoff a compiere l’ennesimo trucco per salvare il suo campione anche. Da questo momento inizia un abilissimo gioco tra Russo, o chi per esso, e lo spettatore, fatto di rimandi e allusioni, anticipazioni smentite e intuizioni indirizzate appositamente per spiazzare il pubblico. Una sfida cerebrale tra booker e appassionato, in cui appena si pensa di aver compreso il finale dell’intreccio si viene subito prontamente smentiti per essere dirottati su un’altra conclusione che a sua volta sarà ancora negata. Entrare nello specifico potrebbe agevolare la comprensione di queste mie contorte elucubrazioni.

All’arrivo di Jeff Hardy tutti siamo stati portati a pensare al classico finale da Immortals, in cui Bishoff e soci danneggiano(rubando) il malcapitato di turno. L’ingresso di Hardy vestito in borghese e con tanto di sigaretta in bocca pareva confermare questa tesi. Ecco però la prima sorpresa: Anderson esce dalla Twist of hate. A questo punto si è portati a credere che la TNA voglia migliorare lo status di face di Anderson facendolo perdere non solo dopo un duro incontro con Morgan ma anche dopo una serie di finisher del campione. Gli arrivi in soccorso del campione(vedi Matt Hardy e Flair) sembrano invece portare a pensare che l’obiettivo finale sia creare ulteriore heat nei loro confronti. Ma gli interventi provvidenziali di Foley e Morgan instillano nel pubblico l’idea di una possibile vittoria e quando sembra che questa possa realizzarsi sul serio, ecco spuntare di nuovo Bishoff armato di sedia. Sembra l’ennesimo finale sporco firmato Easy E e invece Anderson riesce a liberarsi, ad eseguire un Mic-check prima su di lui e poi su Jeff Hardy. 1...2...3 e nuovo campione mondiale TNA. Da tempo immemore non venivo così scombussolato da uno show di wrestling e se dopo anni e anni di esperienza come fan sono rimasto sorpreso dalla vittoria di Anderson significa che i bookers hanno lavorato davvero bene.

A mente fredda, passata l’emozione ed esaurita la scarica adrenalinica del finale, resta da chiedersi: è giusta la scelta di affidare ad Anderson il titolo mondiale? Quesito interessante la cui risposta non può prescindere da variabili di natura diversa. Dal punto di vista del talento non credo si possa discutere l’ex Mr.Kennedy. Il ragazzo di Green Bay è dal suo esordio a Smackdown! nel 2005 che promette di essere un campione. Il suo carisma trascinante, le sue doti al microfono innegabili e la sue abilità da puro entertainer lo avevano distinto fin da subito dalla massa di rookies che ogni anno invadono gli schermi WWE in cerca di fortuna. La benedizione di Austin, suo grande estimatore, e di Paul Heyman, inventore dell’ormai noto gesto dell’auto presentazione in OVW, confermavano l’idea di trovarsi di fronte a qualcosa di speciale, ad una possibile nuova grandissima superstar. Tali doti non sono scomparse nel tempo e anzi sono accresciute e migliorate perché se una volta Anderson era semplicemente un simpatico intrattenitore oggi è diventato un wrestler a tutto tondo come character, in grado di essere face o heel senza problemi. Il suo unico tallone d’Achille rimane l’aspetto in-ring, che purtroppo rimane quello di quattro anni fa. Se nei primi tempi comunque l’allora Kennedy era stato in grado di offrire buone prove contro gente del calibro di Benoit e Booker T, e persino Batista, bisogna ammettere dal suo arrivo in TNA non sono fioccati gli incontri degni di nota che lo hanno visto protagonista. E’ vero, insieme ad Angle ha dato vita al Moty 2010 a Lockdown e nessuna mette in discussione un grandissimo incontro come quello ma per il resto si fatica a ricordare match oltre la sufficienza.
Indubbiamente Anderson è bravo a lavorare di ring psycology ma non bisogna dimenticare l’aspetto spettacolare del pro-wrestling. E’ giusto e sacrosanto raccontare una storia, trasmettere emozioni e seguire la logica del match ma è altrettanto doveroso regalare qualche brivido al pubblico con qualche manovra fuori dall’ordinario o con un ritmo sostenuto. Anderson al momento pecca in questa capacità di divertire anche sul ring e spero possa migliorare questo aspetto per divenire un grande wrestler a 360 e di conseguenza un ottimo campione.

Riguardo la tempestica, nulla da eccepire. Jeff Hardy in questo suo nuovo ruolo di “Antichrist of Professional Wrestling” e di campione dark degli Immortals era nettamente migliorato dal periodo di scialbo face catchphraseico e trademarkizzato che ci aveva ammorbato per oltre 6 mesi ma non abbastanza da potersi definire un campione interessante. La sua figura poco incideva sullo show e riguardo ai match offerti è meglio stendere un velo pietoso. Inoltre al fine di appassionare il pubblico ad una storia è fondamentale equilibrare le forze in campo. E’ l’errore che mandò alla deriva la storyline dei Main Event Mafia, partita benissimo. All’epoca i MEM vinsero per 6 mesi ogni tipo di incontro a cui presero parte, senza mai sbagliare un colpo e perdendo solo a causa di dissidi interni. In questo modo dopo poco tempo la ripetitività degli show dovuta ai continui successi dei MEM e l’umiliazione degli oppositori avevano fatto perdere interesse alla gente. La vittoria di Anderson nella serata che avrebbe dovuto rappresentare il massimo trionfo degli Immortals dimostra al pubblico l’equilibrio della storia e l’imprevedibilità degli show targati TNA.

Chiusa la lunga parentesi riguardante il nuovo campione mondiale TNA, vorrei ora concentrarmi sul vero argomento del TNA Point di oggi: la storyline tra Angle, Jeff Jarrett e Karen Angle/Jarrett. Renato Zero cantava: “ Il triangolo no!!” ma così non devono pensarla addetti ai lavori e appassionati di wrestling. Infatti il triangolo sentimentale ha sempre funzionato nel nostro amato sport-spettacolo. I fortunati casi delle storyline di Triple H/Angle/Stephanie McMahon e Matt Hardy/Edge/Lita dimostrano che il pubblico apprezza ed è coinvolto da questo genere di storie. Anche la lunghissima e complessa storyline tra Tommy Dreamer e Raven in ECW aveva fondato parte del suo successo su un triangolo amoroso. Raven infatti odiava così tanto l’innovatore della violenza perché gli aveva sottratto il suo grande amore ai tempi del liceo, ovvero Beulah. Non credo si tratti di morbosa curiosità stile telenovelas quanto piuttosto di vicende così vicine agli spettatori da far scattare un coinvolgimento emotivo non sempre facile da attivare con altri generi di narrazione. L’amore, il tradimento, la gelosia e l’abbandono sono situazioni comuni in cui il fan si può identificare a seconda delle proprie esperienze. Non richiedono una partecipazione cerebrale bensì una partecipazione viscerale, di pancia, che obnubili i sensi e lasci spazio alla passione. Inoltre bisogna distinguere perché non tutti i triangoli sono uguali. Non sto parlando della differenza tra isoscele, scaleno ed equilatero ma di triangolo sentimentale work e triangolo sentimentale shoot.
Woody Allen sostiene che “il cinema si ispira alla vita mentre la vita si ispira alla televisione” e questa citazione descrive perfettamente la situazione in bilico tra realtà e finzione, tra work e shoot di molte vicende amorose legate al pro-wrestling. La differenza tra una storia ispirata a fatti reali accaduti fuori dal ring e una storia completamente inventata potrebbe apparire inutile in uno sport-spettacolo basato sulla rappresentazione scenica di vicende scritte a tavolino. Ma viviamo nell’era Internet, quella in cui gli utenti del web riescono a sapere con un anticipo di 3 mesi cosa accadrà in un determinato PPV e tutto ciò che riguarda la vita privata dei wrestlers. Arresti, divorzi, fidanzamenti, risse in locali pubblici, malattie e ingressi e uscite da cliniche di vario genere sono dati in pasto al famelico pubblico cybernauta in cerca di news interessanti riguardo le proprie stars preferite. Nulla è tenuto all’oscuro del pubblico di Internet che è composto dai fans che seguono gli show in Tv, che si dirigono nelle arene per assistere agli eventi live e che comprano(forse) i PPV.

Dunque se gli appassionati hanno ormai da tempo accettato la natura finzionale del business, se sono i primi interessati a rumours e vicende personali dei wrestlers, perché negare tutto e continuare a proporre al pubblico un mondo immaginifico che non tiene conto di quella realtà così tanto attesa e invocata dagli spettatori? Così devono aver ragionato a loro tempo Paul Heyman e Vince Russo, i due pionieri del worked shoot americano. Così non deve averla pensata Vince McMahon, ultimo baluardo a difesa della keyfabe. La WWE nel 2005 tentò di portare in scena la reale vicenda riguardante Edge-Matt Hardy e Lita sostituendo al reale Hardy il finto marito Kane per evitare disordini di backstage e contaminazioni pericolose con le questioni reali. La storyline fu un fiasco colossale perché il pubblico incitava continuamente “Matt Hardy” e si sentiva preso in giro da una simile riproposizione in chiave mark di una questione che sul web da mesi infuriava in ogni forum e chat. Fu una svolta storica per la WWE che per la prima volta dovette scendere dalla torre d’avorio da cui pensava di poter controllare tutto il pubblico dei fans di pro-wrestling(anzi sport-entertainment) per scendere a patti con gli utenti della rete che avevano così tanto osteggiato.

La WWE richiamò indietro Matt Hardy, il quale aveva condotto parallelamente un feud via web con blog denigratori nei confronti di Lita e promo shoot anti-WWE nella federazioni indipendenti. Matt tornò a Raw e diede vita insieme ad Edge e a Lita ad una riproposizione “workata” di fatti reali che li avevano coinvolti. Ora lasciando perdere l’implicazione storica della WWE che aprì alla rete dando vita ad un periodo in cui la federazione di Stamford avrebbe dato sempre più retta ad Internet resuscitando l’ECW, creando la figura del John Cena “controversial champ” e recentemente mettendo in scena la diatriba tra Micheal Cole e Bryan Danielson riguardo i fenonemi del web, si può affermare che nel caso del triangolo in questione l’interesse del pubblico risiedesse nel veder affrontarsi sul ring Edge e Matt Hardy nel tentativo di portare in scena l’odio reale esistente tra i due. Non a caso il loro primo scontro di Summerslam fu bookato come un incontro shoot e si cercò, tramite appositi finti rumours lanciati in rete, di farlo sembrare reale perché era questo che il pubblico chiedeva. A partire da Unforgiven i due iniziarono a regalare grandi incontri sul ring ma paradossalmente il pubblico iniziò a perdere d’interesse. Nel momento in cui la storyline rientrò sui classici binari del feud di wrestling la gente iniziò a guardarlo con distacco pur trovandosi di fronte a match di qualità decisamente superiore al modesto match di Summerslam, che dalla sua aveva però il fascino del “worked shoot”.

Invece nel caso di Triple H/Angle/Stephanie l’interesse principale della gente era attorno alla storia stessa. Infatti si trattava di una storyline di fantasia al 100%, eccezion fatta per la vera liasion tra Triple H e la figlia del boss. La storia fu costruita davvero bene con vari colpi di scena e ribaltamenti di fronte e la WWE fu abile a trasformarla in una sorta di telenovela pensata ed ideata per un pubblico maschile. Così giungiamo ai giorni nostri e alla storia che vede protagonisti Kurt Angle, Jeff Jarrett e Karen. Questo triangolo non è paragonabile a nessuno dei precedenti perché ha caratteristiche del tutto diverse dagli altri. Infatti se è vero che si basa su un fatto reale(Karen era davvero la moglie di Kurt e davvero ora è sposata con Double J), come il caso Hardy/Lita/Edge, non vi è un evento disdicevole che lo ha scatenato(il tradimento(reale) di Lita con Edge mentre Hardy era infortunato). Inoltre alcuni litigi(veri) tra i coniugi Angle erano già stati rappresentati in scena ad Impact quasi tre anni fa e quindi s’innesca un circolo vizioso in cui realtà e finzione si confondono a tal punto da non riuscire più a comprenderne la differenza e quale delle due parti condizioni l’altra.

Per queste ragioni la storyline tra Angle e Jarrett, che è fondata anche su altri problemi personali a livello di scelte professionali, potrebbe essere la più intrigante e complessa delle storyline fin ora presentate. Non avrà la passione amorosa di Hardy/Edge/Lita o gli intrighi di Triple H/Stephanie/Angle ma è sicuramente la più difficile da analizzare e potenzialmente la più importante storyline sentimentale degli ultimi anni. Per questo nel prossimo numero del TNA Point mi occuperò solo ed esclusivamente di questo feud cercando di mettere ordine tra realtà e fantasia, tra ciò che è realmente è successo e ciò che potrebbe accadere.

A tra due settimane.

Ciao a tutti!!
 
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