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Ott22

TNA Point #87: Total Nonsense Actions.

Il TNA Point di oggi è dedicato al recente PPV di Orlando: Bound For Glory. Facciamo il punto della situazione.

 

Mi ci è voluto più di una settimana, sono onesto, forse addirittura non mi sono ancora del tutto ripreso da quello che è stato Bound For Glory 2012: una delusione quasi totale. Già, avete letto bene, cari miei, anche se sono sicuro che pure per voi ciò che doveva essere l’evento più importante dell’anno della TNA si sia rivelata, giusto tranne qualche eccezione, una porcata immonda.  Perché? Facciamo il punto.

Delusione e sgomento sono i sentimenti che, presumo, molti di voi, come me, avranno provato. Ma era davvero Bound For Glory? Era davvero ciò che la TNA presentava come ‘evento dell’anno’, il ‘Wrestlemania’ di Orlando? Forse a parole, ma nei fatti, assolutamente no. Non perché i contenuti e gli incontri siano stati particolarmente scadenti, ma perché l’evento, tolto qualche raro picco, si è assestato sui livelli di un normale PPV, come potrebbe essere il prossimo Final Resolution.  Caratterizzato da finali da film horror, scelte di booking quantomeno discutibili, sono ahimè davvero molte le cose che mi hanno fatto gridare allo scandalo.

Andiamo con ordine.  Avevo detto che Zema Ion come campione X-Division mi stava facendo alquanto pietà, quindi onestamente approvavo  la decisione di fare vincere la cintura X (che ricordo, per chi se lo fosse dimenticato, potrebbe essere sinonimo di shot al titolo del mondo, arrivato Destination X). Mi ha fatto ricredere, però, la condizione fisica del buon Rob, che, visibilmente ‘allargatosi’, ha dimostrato una dinamicità piuttosto sconcertante. Forse è per questo motivo che l’incontro tra i due si è concluso in relativamente poco tempo, ed apparte qualche piccolo scambio, si è visto davvero poco o nulla. Brutta sconfitta, a livello di credibilità, per Ion, un atleta che, gusti personali a parte, vale probabilmente di più che l’attuale Van Dam; dopo aver sconfitto, in maniera spesso sporca ma comunque efficace, ed avendo sempre l’ultima parola sugli avversari, una sconfitta tutto sommato ad minchiam ed altrettanto netta, fa male.

Buono invece il match valido per il TV Title. Mi ha sorpreso Magnus, che comunque, secondo me, ha ancora molta strada da fare per arrivare ad alti livelli, Joe resta una certezza, oltre al fatto di essere l’unico campione che a BFG ha conservato la sua cintura. Chavito ed Hernandez hanno invece conquistato i titoli di coppia:  scelta che non condivido appieno, ma che ci può tutto sommato stare, considerando che probabilmente inizierà una rivalità contro gli ex campioni Daniels e Kazarian,  e che quindi, finalmente, non ci toccherà assistere all’ennesimo feud contro il povero AJ Styles. Due parole sul Phenomenal One lasciatemele fare: mi piange il cuore vedere un atleta della sua caratura in una condizione a dir poco scandalosa, coinvolto in rivalità senza senso, lasciato ai margini delle rivalità che contano. Simile il discorso per Kurt Angle: una parziale giustificazione potrebbe sorgere dal ‘Eh, ma c’ha una certa età…’, se non fosse  che il ‘vecchietto’ dà ancora le piste ad almeno tre quarti del roster. Cosa succederà? Assai probabile, a questo punto, una rivalità tra i due, che sicuramente, in barba a chi non li sfrutta a dovere, faranno il solito MOTY conclusivo. Da segnalare, cosa non da poco, anche perché si è ripetuta nel corso dell’evento, la sensibile presa di posizione del pubblico presente nei confronti del duo vincente proposto come top face, ma fischiatissimo nelle fasi finali del match. Molto grave, essendo, tra l’altro, all’interno del PPV più importante dell’anno.

Scontato e parecchio bruttino il match tra Joey Ryan ed Al Snow, che nonostante tutto, non ha nemmeno fatto una pessima figura. Passo indietro considerevole, invece, per Ryan (è la giornata dei ripensamenti), che mi ha davvero deluso sotto l’aspetto lottato, sebbene ci dovranno ovviamente essere ben altri banchi di prova per giudicarlo. Molto convincente, però bisogna dirlo, nell’intervista pre-match: il ragazzo, al microfono, ci sa fare. Per la serie ‘a volte ritornano, ma non ne sentivamo la mancanza’, nelle fasi conclusive del match ti spunta un Matt Morgan che devasta Snow consentendo a Ryan di vincere la contesa e si scopre, inoltre, che i due hanno stretto una sorta di alleanza. Non si sapeva come farlo tornare on screen, insomma, e l’hanno buttato dal nulla in una rivalità in cui c’entra fino ad un certo punto: è vero infatti che era stato messo fuori dal management della federazione (in cui figura Snow), ma tra Joey ed il Blueprint vedo davvero pochissimo in comune. Spero di sbagliarmi, ancora una volta.

E finalmente, siamo giunti all’analisi dei tre main event della serat… cosa? Ho dimenticato il match per il titolo Knockouts? Magari avessi potuto farlo. Il finale dell’incontro (che per la verità, sì, non è stato nulla di ché, ma nemmeno terribile) è stata una vera e propria porcheria, una fucilata alle mie ginocchia, una trashata degna della peggior Barbara D’Urso. Premettendo che, va beh, del fidanzato famoso di Tara potevamo benissimo farne a meno, e  della sua identità i più se ne sbattevano, spendere due soldini in più (essendo a BFG), per una celebrità quantomeno più famosa di un tamarro ex concorrente del Grande Fratello americano non era una cosa così impensabile. Invece la scelta di Jessie (così il nome del ragazzo), e come si è sviluppato e concluso l’angle mi ha davvero gettato in uno stato di depressione. Sorvolerei sul bacio/in groppata fintissimo stile film anni ’50, ma la cosa ha sfiorato i livelli della tragedia. Tornando per un attimo seri, essendoci davvero poco da ridere, ci sta la vittoria di Tara, che sa, secondo me, un po’ di bocciatura per la Tessmacher, che evidenzia ancora dei limiti parecchio evidenti a livello lottato. Tara, invece, è un’atleta esperta, solida su molti fattori, ed abbastanza credibile (nonostante il Pasquale Laricchia come manager, ahimè semi-stabile anche per il futuro).

Ora sì, siamo giunti davvero ai tre matches più importanti dell’evento. Partiamo dalla bella notizia, uno dei due incontri (assieme al Main Event e forse, al match per i titoli di coppia) davvero da Bound For Glory, lo showstealer della serata: Bobby Roode vs. James Storm, che nonostante sia stato collocato relativamente presto nella card (nella prima ora, scelta non stupida, il pubblico, per la verità piuttosto sonnecchiante, si è davvero infiammato, ma forse non degna dei due atleti, che meritavano forse il Main Event), si è rivelato un vero gioiello, per tensione, intensità, tecnica, violenza. Un incontro davvero emozionante, che ha segnatop il punto più alto di un PPV non all’altezza. Storm esce vincitore in una battaglia epica, un plauso va fatto ad entrambi, per la passione, la dedizione, il sacrificio, la classe che mettono in ogni singolo incontro ed in ogni singolo angle. Sono probabilmente loro, Storm e Roode, le speranze dei fans di vecchia data di Orlando (ai quali onestamente mi sento vicino), gli unici motivi per continuare a seguire una federazione che suo malgrado, soprattutto dopo la vicenda Hardy, ha dimostrato di non essere un’alternativa alla WWE, ma di essere una compagnia che sta viaggiando in quella direzione, all’insegna cioè del ‘merchandising sovrano’ e del ‘potere ai piccoli’.

Cosa si può dire invece della più grande delusione della serata? Una porcata davvero. Mi sto riferendo, ovviamente al tag team match tra gli A&8 e Sting-Bully Ray. Qua, più che l’editorialista lucido, scrive forse ancora il tifoso ‘ferito’, da una rivalità che lo aveva tutto sommato colpito parecchio (nonostante si fosse e si stia protraendo eccessivamente nel tempo, e l’hype sta svanendo in noia) e che invece nemmeno a Bound For Glory, che non è Impact Wrestling, è Bound For Glory, l’evento più importante dell’anno, si risolve in maniera definitiva. Sì, gli Assi hanno ora accesso alla Impact Zone, sì, sorpresina il ritorno di Devon, ma  la credibilità sanno cosa sia ad Orlando? Apparte la scandalosa solita scena di “Egomania” Hogan che con un pugno atterra uno per uno i membri della stable, per poi smascherare l’ex TV Champion (i supermen esistono anche in TNA a questo punto), è possibile che un atleta che prima del licenziamento era poco più che un midcarder, venga lanciato alla stessa stregua dell’ex amico Bully Ray(di un livello decisamente superiore, Bully è davvero una garanzia in questo periodo) e proposto come top heel Main Eventer? E soprattutto, quando hanno intenzione di dirci finalmente chi sono gli altri membri della stable? L’anno prossimo? Senza parole.

Main Event time, e qua, onestamente, ci sarebbe da scrivere un numero dedicato solo a questo. Jeff Hardy diventa campione del mondo TNA, un anno e qualcosa dopo essersi presentato in condizioni pietose ad un PPV TNA, Victory Road, ed aver rovinato un evento a pagamento importante. Jeff Hardy diventa campione del mondo e chiude così, in pochissimo tempo dal suo ritorno, il titolo più importante di quella federazione che aveva messo in ginocchio davanti a tutto il mondo. La meritocrazia, oggettivamente, in questo caso non esiste, e lo riconosco anche io, fan di vecchia data del Charismatic Enigma. E’ un’ingiustizia nei confronti di gente come James Storm, Bobby Roode, AJ Styles, Kurt Angle, Mr. Anderson (che non ha nemmeno trovato spazio in una card in cui un posticino gli era dovuto) , Samoa Joe, solo per citare nomi di atleti che probabilmente se lo meritvano più di lui. Ma Hardy vende, Hardy è over tra i più piccoli ed il wrestling di oggi, l’ho scritto nello scorso numero, privilegia chi porta guadagno, non chi se lo merita. E così Jeff è di nuovo sul tetto del mondo. Sarebbe perfido ed ingiusto nei confronti di Hardy uomo augurare alla federazione di Orlando un nuovo Victory Road 2011, ma se succedesse, sono certo che molti fans ne godrebbero. Al di là delle discussioni, l’incontro è stato di ottimo livello, perché Hardy ed Austin Aries ci sanno fare, danno spettacolo ed intrattengono. Tra i due la rivalità andrà avanti, si è visto già da questo giovedì, e Jeff sarà sicuramente super tifato da molti (io stesso continuo a sostenerlo, sono onesto).

Chissà, però, se accadrà ancora una volta ciò che è successo a Bound For Glory: quando la dirigenza si aspetta che il pubblico inciti il Charismatic Enigma, la folla di Phoenix risponde come nel caso del match per i titoli di coppia: fischia il ‘beniamino imposto’, tifa per quello che ritiene il più forte, inneggia ad Austin Aries. E’ un messaggio forte, che arriva da una buona parte del pubblico TNA, da tenere presente per il futuro: non ci sono solo bambini da soddisfare, ma anche tifosi sani, veri, a cui questa oggettiva ingiustizia proprio non è andata giù.

Alla prossima!

 
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