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Mag11

WWE INSIDER #119 - What's next?

WHAT’S NEXT?


Un altro PPV, Extreme Rules, è ormai storia, ed è già tempo di domandarsi cosa ci aspetta nel prossimo futuro. Considerando che il prossimo evento in programma (per l’1 Giugno precisamente) è Payback, probabilmente nulla di nuovo. Da un Pay Per View il cui nome è traducibile con “vendetta” non credo ci si possa aspettare chissà quale nuova rivalità. Ciò può essere un bene così come un male, sarà interessante vedere l’effetto che avrà sulle prossime puntate di Raw e Smackdown.

Già da questo lunedì, anzi da domenica stessa, abbiamo potuto vedere che l’astio tra Daniel Bryan e Kane non è ancora stato sedato. E questo, francamente, è un male. È vero che con la storia dell’Evolution ci si è giocati in un sol colpo tre possibili contendenti al titolo del Dazzler, ma è anche vero che non ho tanta voglia di vedere di nuovo Kane tormentare per settimane l’avversario e sua moglie per poi finire sconfitto nel match per il titolo. Forse è un problema mio, che non sono esattamente un fan della Big Red Machine -e penso ve ne foste accorti da tempo-, ma credo che semplicemente non sia uno sfidante credibile. Se già ad Extreme Rules il risultato era scontato, in un eventuale rematch le cose non migliorerebbero. Inoltre, a meno che non si opti per un nuovo incontro a stipulazione speciale, sarà difficile ripetere la buona performance dell’ultimo evento. E il selling di Kane, vi prego, al solo pensiero di rivederlo rabbrividisco.

Che si arrivi o meno ad un Bryan vs Kane Capitolo II, non gradisco  il modo in cui il loro feud viene gestito. Ci può stare riproporre Kane in versione “mostruosa” e anche il suo rimascheramento -dubito sia una parola, però spero abbiate capito cosa intendo- perché francamente meglio vederlo lottare così che con indosso un improbabile paio di pantaloni e scarpe eleganti, almeno riesce a muoversi un po’ meno peggio; ma c’è davvero bisogno di farlo apparire da sotto al ring, di coinvolgere Brie Bella e di far sembrare Daniel Bryan Zack Ryder?

La scena di questo lunedì è emblematica. Daniel Bryan ha lottato meno di ventiquattro ore fa contro Kane in un match senza squalifiche, in cui il Big Red Monster avrebbe potuto fare qualsiasi cosa gli fosse passata per la testa, e ha vinto. Ha mantenuto i suoi titoli. Ora, per quale stranissimo motivo quest’uomo dovrebbe avere così tanta paura di Kane da scappare dall’arena al solo udire la sua theme song? A mio avviso, dipingere un wrestler che non ha alcuna possibilità di conquistare il titolo in maniera così “forte” è controproducente. È chiaro che nessuno avrebbe preso sul serio il Kane in versione Director of Operations che solo pochi giorni prima era uscito malissimo insieme ai New Age Outlaws dallo scontro con lo Shield; ma è anche vero che Daniel Bryan è il campione, ha battuto Batista, ha battuto Randy Orton, ha battuto Triple H. Insomma, penso fosse meglio proporre una rivalità con due atleti tutto sommato alla pari, se non da subito, quantomeno dopo il primo incontro in PPV. Si sarebbe potuto giocare magari sul passato in comune dei due, sul team Hell No, quantomeno avremmo avuto un feud meno superficiale.

Parlando completamente d’altro, l’ultima puntata di Raw ha visto anche il tanto anticipato debutto di Adam Rose. Dopo averlo visto per qualche mese ad NXT, l’ex Leo Kruger è approdato nel Main Roster. Premesso che odiavo il pazzoide Leo Kruger e non ero un fan della versione precedente vista a NXT, devo dire che sono tra i pochi detrattori della nuova gimmick del sudafricano. In tutta onestà, mi sarebbe piaciuto di più un personaggio alla Kraven the Hunter che un festaiolo accerchiato da amici sconosciuti che arrivano con lui sul ring.

Prima di tutto, se non sapete chi sia Kraven, si tratta di uno dei tanti villains dell’Uomo Ragno, uno tra i miei preferiti. Non ha molto in comune con il Kruger pre-esaurimento nervoso, eccetto il fatto che entrambi sono dei cacciatori, infatti ho scritto poche righe fa che neanche il suo personaggio precedente mi attirava. Certo è che con un po’ (un bel po’) di lavoro sopra si poteva costruire qualcosa di interessante. Adam Rose, invece, non riesco a vederlo calato in nessun contesto. Insomma, può divertire vederlo arrivare con tutto quel corteo al seguito oppure sentirgli dire la sua catchphrase, ma per quanto?

La mia personale sensazione è che si andrà a perdere nel low-carding insieme ad una moltitudine di personaggi, come dire, pittoreschi, particolari. È questo, al contrario di Kane che continua a dar noia a Bryan, non è un male. Insomma, le prospettive di Leo Kruger non erano delle più rosee -ah, rosee… ok corro a nascondermi- perché, diciamocelo, in WWE ci sono parecchi wrestler più in gamba e anche più giovani di lui (Pur essendo un debuttante il nostro caro Adam Rose è nato nel 1979). A questo punto, meglio affidare a lui un character che non può arrivare lontano piuttosto che affossare gente più meritevole. Insomma, se proprio devono esserci personaggi del genere (e devono, è bello avere momenti “spensierati” in uno show), che lo faccia qualcuno che non può ambire a ruoli più di primo piano. Un esempio in questo senso è Heath Slater, che io stimo moltissimo. Non è un wrestler sensazionale, sebbene se la cavi tra le corde, ma comunque ha trovato il suo ruolo all’interno della compagnia e svolge il suo lavoro come gli altri.

Dopo questa parentesi su Adam Rose, torniamo a parlare di uno dei feuds che con tutta probabilità culminerà in un rematch a Payback: quello tra lo Shield e l’Evolution. Dopo una cocente sconfitta ad Extreme Rules, che onestamente non mi aspettavo ma che ci può stare, la fazione di Triple H, Batista e Randy Orton ha continuato a mettere i bastoni fra le ruote a Seth Rollins, Roman Reigns e Dean Ambrose. Soprattutto a quest’ultimo, che è stato costretto a difendere il suo United States Championship in una Battle Royal a 20 uomini, perdendo in favore di Sheamus. Questa è stata una mossa che mi è piaciuta molto: prima di tutto si enfatizza il potere detenuto da Triple H, che di fatto ha privato Ambrose del suo titolo, inoltre si restituisce interesse ad un titolo che alla vita dell’ex Moxley non aveva più senso. Preso com’è dagli affari del suo gruppo, era difficilissimo inserirlo anche in una rivalità titolata. Dispiace sempre veder perdere uno dei propri atleti preferiti, ma è giusto così.

In più, la sconfitta di Ambrose ha permesso a Sheamus di, senza giri di parole, trovare qualcosa da fare. Dal suo rientro l’irlandese mi è sembrato in un certo senso spaesato, indeciso sul da farsi (ovviamente mi riferisco al suo personaggio, al modo in cui è stato gestito). Adesso, il titolo US gli dà un nuovo obiettivo. Obiettivo sì già raggiunto, ma comunque da dover mantenere. E poi, perché no, si può pensare anche ad un turn heel per il Great White. Prima del suo infortunio questi era uno dei favoriti del pubblico, rendendo un suo turn un’idea peregrina, ma ora la situazione è diversa. In termini di status, Sheamus è più o meno al pari di Big E Langston, giusto per confrontarlo con qualcun altro nel roster; rischia di inabissarsi nel mid-carding mantenendo il suo personaggio attuale. Un passaggio tra le fila dei cattivi, invece, ricoprirebbe il ragazzo di Dublino di una nuova aura, e la cosa non può che fargli bene in questo momento.

Dunque, tra situazioni estremamente dinamiche e altre invece un po’ più ferme, è difficile decifrare il momento attuale della WWE. C’è ancora tempo per costruire buoni match in vista di Payback, c’è anche tempo per nuovi debutti (sì, per qualche motivo ignoto anche al sottoscritto voglio vedere cosa farà Bo Dallas) e c’è tempo per dare a Wade Barrett tutti i titoli della federazione. In attesa di novità direttamente dagli show settimanali, mi congedo e vi do’ l’appuntamento alla prossima.

 
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